(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Credo di non essere il solo a considerare il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, un giornalista autorevole, oltreché una eccellente persona (un abbinamento non così frequente nel nostro mestiere). Ritengo perciò di avere condiviso con altri l’allarme suscitato dal suo editoriale domenicale sul presunto “network” che farebbe capo al premier Giuseppe Conte, messo in piedi al fine di reclutare nuovi senatori per supportare la fragile maggioranza di governo. Quando poi ho letto di un presunto coinvolgimento dei Servizi segreti, per non parlare della presenza di poteri cosiddetti opachi, se non addirittura occulti – il tutto, neanche a dirlo, organizzato “col favore delle tenebre” – ho avuto la conferma dei miei peggiori sospetti. Infatti, pur considerando pienamente legittimo l’arrivo in soccorso del governo di una truppa di Responsabili, o di Costruttori, o di Volenterosi che dir si voglia, non sono mai riuscito a evitare che nella mia testa su questa definizione si sovrapponessero alcune figure (o meglio, figurine). Quelle della premiata coppia Razzi&Scilipoti, per non parlare dell’ex senatore Sergio De Gregorio passato dalle cronache politiche a quelle giudiziarie per avere ceduto al “corteggiamento” di Silvio Berlusconi.

Un cupo stato d’animo, il mio, peggiorato alla lettura di titoli come quelli del Giornale (“Intrigo finale, 007 e generali a caccia di voti per Conte”), e de La Verità (“Le trame di Conte dietro le quinte”). Insomma, la merda nel ventilatore (e scusate il francesismo). Quando poi, trasmesso in edizione virale da esponenti renziani, è comparso sul mio cellulare lo strepitoso video di Corrado Guzzanti mentre, provvisto di cappuccio massonico d’ordinanza, mostra orgogliosamente un bomba stragista, mi sono chiesto come fosse possibile tollerare un minuto di più che un presidente del Consiglio di tal fatta continuasse a guidare il Paese.

È stato dunque con animo turbato da fosche sensazioni che ieri mattina nel leggere su La Stampa, in un box a piè di pagina, il comunicato di Palazzo Chigi che definisce “destituite di ogni fondamento le gravissime insinuazioni” di cui sopra, ho cercato nelle righe successive una controreplica con i fiocchi contenente le prove di quanto denunciato nell’editoriale, o qualcosa del genere. Ecco che, invece, il direttore dichiara di avere accolto “con sollievo la smentita” e che “le notizie sul network circolano da una settimana, non smentite su altri giornali”. E dunque Giannini dice di averne scritto “con una certa inquietudine, perché non potevo credere che dietro al premier vi fosse ‘una rete non ufficiale’ così attiva”. Conclusione: “Se questa rete non esiste è una buona notizia per la nostra democrazia”. Be’, caro Massimo, ammetto che ci sono rimasto di stucco. Col favore delle tenebre, s’intende.