(di Andrea Scanzi – Il Fatto Quotidiano) – Oggi analizzeremo una specie in estinzione: il renziano. Stabilitasi in una parte circoscritta dell’emisfero occidentale tra il 2013 e il 2016 dopo Cristo, tale specie non troppo pacifica si è anzitempo estinta. Le cause non sono ancora note: chi parla di meteorite, chi di propensione all’autodissoluzione, chi di un tweet di Luca Bizzarri. Anche una delle antropologhe che con più trasporto si è interessata alla specie, la dottoressa Gaia Tortora, non è a oggi in grado di fornire una spiegazione esaustiva. Sì, ma chi erano i renziani? Com’erano fatti? Cosa li caratterizzava?

1. Il renziano concepiva la politica come i paninari negli anni Ottanta concepivano l’estetica. Viveva di slogan, non sapeva nulla di nulla e privilegiava la forma al contenuto. Ben sapendo che non aveva né l’uno né l’altro.

2. Il renziano diceva di essere di centrosinistra ma era di centrodestra, e questa tutto sommato era l’unica cosa che lo rendeva di centrosinistra.

3. Il renziano si ispirava a Berlusconi ma ne ricalcava in tutto e per tutto gli stilemi, che è un po’ come voler combattere Pol Pot diventando più ditttaore di lui (È un’iperbole. Lo specifico per gli Anzaldi e le Bellanova).

4. Il renziano conquistò il potere forte della peggiore classe dirigente dai tempi dei visigoti di seconda fila. La loro incapacità totale in qualsiasi campo della retorica, e della politica, era così accecante da affascinare grandi e piccini. “Se ce l’hanno fatta loro tutto è possibile!”. Così pensavano le genti e per questo, un tempo lontano, li supportavano.

5. Il renziano aveva un’idea padronale di democrazia e informazione, ma parlava sempre di complotti e stampa avversa. E il bello è che larga parte dei media gli dava spago, decantandone le lodi in una tiratissima gara di depravazione intellettuale.

6. Il renziano odiava la Costituzione con ferocia cieca, e per questo tentò di distruggerla dalle fondamenta all’apice del successo. Era il 2016 e la vittoria sembrava sicura. Appunto: sembrava.

7. Il renziano adorava un personaggio davvero buffo e oltremodo caricaturale, a cui per motivi insondabili concedeva reverenza assoluta. Tal Condottiero pareva uscito da una satira minore di Aristofane, parlava male l’inglese e malissimo l’italiano, ma si prendeva tantissimo sul serio. Faceva morire dal ridere, ma era sempre l’ultimo ad accorgersene.

8. Il renziano si era creato una bolla comunicativa entro la quale loro erano Illuminati e gli altri reietti. Di questa bolla, durante gli anni d’oro, fecero parte quasi tutti. Era un po’ come il Minculpop dell’Unione Sovietica, però a colori. E con Nobili al posto di Breznev.

9. Il renziano scalò dall’interno il centrosinistra, lo portò al successo e il giorno dopo lo spolpò. Quindi promise di smettere, ma non smise. Continuò a perdere, sprofondando e alfine evaporando. Da tali ceneri non risorse alcuna fenice, ma giusto una Fusani. Fu molto triste. Ma anche molto liberatorio.

10. Dopo l’estinzione, come un pessimo spin off scritto da uno sceneggiatore assai sciatto, nacque (si fa per dire) una sorta di post-renzismo. Era un gruppetto infinitesimale che esisteva solo nel sottoscala sfitto di Twitter, ma i media davano a tale pulviscolo gran peso. Come ogni colpo di coda di regime, il post-renzismo si rivelò molto livido e belluino. Gli ultimi renziani abbaiarono alla Luna e distrussero tutto quel che trovarono, per poi ritirarsi per sempre nelle catacombe del loro ego vilipeso. Non prima di aver detto a se stessi, un’ultima volta, che nessuno era bello come loro.