(di Luca De Carolis e Alessandro Mantovani – Il Fatto Quotidiano) – L’Italia può virare verso il giallo, il colore delle limitazioni più lievi. E in serata a scandirlo al Tg5 è Giuseppe Conte: “Domani (oggi, ndr) è una giornata importante: mi aspetto un Rt che è arrivato all’1, anche che molte Regioni che ora sono rosse diventino arancioni o gialle”. Anche se il governatore lombardo Attilio Fontana già protesta: “Vogliono lasciarci in zona rossa fino al 3 dicembre”. Il ministro della Salute Roberto Speranza cercherà un’intesa. Proprio Speranza ieri lo ha detto dritto ai governatori: “Nel corso di dicembre contiamo di avere un’Italia senza più zone rosse, tutta gialla”. Perché l’Rt, l’indice di trasmissibilità, è “ormai attorno all’1”.

Proprio come detto ieri in chiaro da Conte. Mentre la pressione sugli ospedali ha cominciato ad attenuarsi. Ma “non si può abbassare la guardia, o rischiamo una terza ondata con molti decessi” ricorda il premier.

Così al di là dei colori sarà un Natale segnato dai divieti. Ossia con le piste da sci chiuse, almeno fino a gennaio. Con il divieto di spostarsi tra Regioni, anche quelle gialle per le quali attualmente non c’è. Si studiano i possibili limiti per cenoni e riunioni conviviali, ancora da definire, con l’ipotesi di mantenere il cosiddetto coprifuoco alle 22 anche la notte di Natale. C’è poi un grande nodo, quello delle scuole. Perché i governatori ieri lo hanno detto a una sola voce: “Riapriamole il 7 gennaio, inutile fare un tentativo di pochi giorni prima di Natale”. Fanno eccezione due dem, l’emiliano Stefano Bonaccini e il toscano Eugenio Giani, quest’ultimo disponibile a far ripartire almeno le seconde e terze medie. Mentre l’Associazione nazionale Comuni (Anci), per bocca di Antonio Decaro, mercoledì aveva offerto “la massima collaborazione per riaprire le scuole”. Ma prima va trovato un punto di caduta nel governo, dove i 5Stelle provano ancora a sostenere la loro ministra all’Istruzione, Lucia Azzolina, ovviamente fautrice della riapertura. Nel primo pomeriggio, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa un punto con i capidelegazione di governo in vista del nuovo Dpcm che dovrà entrare in vigore dal 4 dicembre. E si parla soprattutto di spostamenti tra Regioni. Un lusso che gran parte del governo ritiene di non potersi permettere. Con il 5Stelle Alfonso Bonafede che ribadisce la sua netta contrarietà a qualsiasi deroga. Ma anche altri più aperturisti, come il ministro agli Affari regionali, il dem Francesco Boccia, sono ormai sulla linea dura. Oggi i rappresentanti dei partiti si rivedranno. Prima, ieri pomeriggio, Speranza e Boccia hanno tastato il polso ai governatori. Rassegnati al divieto di spostamenti tra Regioni, come alle limitazioni per le cene e al probabile coprifuoco natalizio per le 22 (“Gesù Bambino può nascere anche due ore prima” ha riassunto il ministro agli Affari regionali). Però chiedono soldi: ristori, “per quelle Regioni che hanno applicato misure più restrittive” come scandisce il governatore Luca Zaia. E Boccia assicura “un fondo da 250 milioni”. Poi c’è un’altra richiesta, sulle piste di sci. Perché la chiusura fino a gennaio inoltrato è inevitabile, e cominciano a deglutirlo anche i governatori. “Ma devono farlo anche gli altri Paesi. E se non succede dobbiamo chiudere le frontiere, altrimenti la gente andrà in Svizzera” dicono. O almeno “potremmo rendere obbligatoria la quarantena per chi va all’estero”. Boccia e Speranza non possono prendere impegni. Assicurano che Conte sta parlando con Francia e Germania, fanno capire che anche l’Austria dovrebbe allinearsi. Ma chissà. Di certo c’è che da Napoli arrivano immagini di assembramenti per la morte di Maradona. Comunque una nuvola per il governo, in tempi di pandemia. Mentre oggi sul tavolo di Speranza arriva il nuovo monitoraggio sulle Regioni.

Fonti di governo anticipano ottimismo: “Sono ottimi dati, alcune Regioni possono tornare già gialle”. Eppure in serata ecco la rabbia del lombardo Fontana: “Nonostante la mia opposizione, il governo intende mantenere in vigore fino al 3 dicembre le attuali misure restrittive e, quindi, lasciare la Lombardia in zona rossa”. Dal ministero della Salute assicurano che cercheranno un’intesa.