(Roberta Labonia) – Quando ero bambina ero una sognatrice. Mia mamma mi chiamava “fantasionuvola”, perchè vivevo in un mio mondo parallelo, un mondo fatto di cose che mi piacevano e dove nessuno mi contraddiceva. Era io la regina incontrastata di quel mondo. Era il mio modo per tirarmi fuori da una realtà che, spesso, mi appariva noiosa, oppure troppo complicata e piena di doveri. Insomma mi ero ritagliata un isola felice dove tutto andava secondo i miei piani. Poi, però, sono cresciuta. E le mie fantasie le ho dovute accantonare, giusto il tempo di scontrarmi con la dura realtà. Se vuoi ottenere qualcosa, in questo mondo, mi ripeteva mia madre, devi stare con i piedi per terra, valutare la situazione e misurare fin dove puoi arrivare. E aveva ragione: i Don Chisciotte che lottano contro i mulini a vento piacciono quando escono dalle pagine di un De Cervantes, ma se calati nella vita reale fanno poca strada.

Lungo preambolo per dire che ieri, quando ho ascoltato l’intervento di Alessandro Di Battista alla plenaria degli Stati Generali del MoVimento 5 Stelle, ho capito che lui, nel suo mondo fantastico, ancora ci vive. E sono trasecolata. Nonostante la mattina un suo post, dai toni arroganti e perentori, mi avesse già messo sull’avviso. Alessandro Di Battista, ieri in diretta streaming, ha lanciato un vero e proprio ultimatum (o penultimatum?), ai “governativi” del MoVimento e allo stesso Giuseppe Conte. E si perchè lui ha posto delle condizioni, ma in cambio di cosa non l’ho capito bene. Ha detto di parlare a nome di migliaia di persone che “vorrebbero tornare in prima linea nel Movimento perché ne sono innamorate” ma “chiedono garanzie politiche”. Traducendo dal politichese sta roba suona come: o fate come dico io oppure mi porto via migliaia di iscritti e magari mi faccio un mio movimentino 2.0. Ma forse sto andando troppo oltre col pensiero…staremo a vedere. Fra le “garanzie politiche” che pretende il Dibba e la sua claque c’è la revoca delle concessioni autostradali ai Benetton. Punto. Come se non l’avessimo voluta tutti. In primis Conte, che l’aveva evocata e con lui Mattarella, già dal giorno dopo il crollo del Ponte di Genova. Tutto prima che ci si rendesse conto che lo Stato, oltre a rischiare inevitabili ricadute di sistema dal tracollo di Aspi, la gallina dalle uova d’oro della holding dei Benetton Atlantia, era sotto scacco di un contratto capestro, con penali miliardarie da pagare anche in caso di rescissione per colpe gravi del concessionario. Merito di “quelli bravi”, colpevoli il centro destra come il centro sinistra. E Conte ha dovuto cambiare strategia: in queste ore c’è una trattativa in corso, estenuante, con la holding dei Benetton, che sta volgendo al termine: in Aspi entra lo Stato ed escono i Benetton. Ma al Dibba tutti questi particolari non tangono. Lui impone al governo, e ai suoi “ex colleghi” (questi i termini usati in molti suoi post), che si revochino le concessioni ai Benetton. Scenario peraltro plausibile se entro 15 giorni la trattativa non andasse a buon fine. Ma lui, intanto, ha fatto la sua porca figura. Vuoi mettere il suo cipiglio imperativo a confronto con le parole pacate ma consapevoli della situazione di Luigi Di Maio? Intervenuto subito dopo di lui, riguardo alla concessione Aspi è stato per l’ennesima volta concreto e pragmatico: i Benetton, ha detto Luigi, vuoi con la revoca vuoi uscendo dal capitale di Aspi, vanno cacciati. Ecco, questo è un parlare chiaro. E poi Di Battista ha continuato la lettura della sua “lista della spesa: lui pretende dal Movimento una posizione netta sul conflitto di interessi, sia tra gruppi industriali, finanziari e media che tra banche e politica. Come se i 5 Stelle non ce lo avessero scritto fra i punti cardine del loro programma. Cavolo, ma sono 2 anni suonati che stanno al Governo e ancora non hanno partorito uno straccio di legge sul conflitto d’interessi? Neanche si è accorto il Dibba che, mentre lui vergava ultimatum, i 5 Stelle, il testo base di una norma sul conflitto d’interessi, se lo sono già fatto approvare ad ottobre scorso dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera. E a quest’ora starebbero un pezzo avanti nell’iter parlamentare se non fosse intervenuta ‘na cosuccia come una pandemia. E poi ancora: Dibba vuole messa per iscritto la regola dei 2 mandati. Peccato che nel documento di sintesi scaturito dai tavoli regionali la posizione maggioritaria è quella di mantenerla, la regola. E allora perché ancora insiste? E, nero su bianco, vuole anche che i 5 Stelle, a partire dalle prossime elezioni, si impegnino a presentarsi da soli. Noi siamo Movimento d’opinione, dice. Preludio il suo, per ritagliare di nuovo, addosso al Movimento, quel ruolo di forza d’opposizione che a lui tanto si addice. Vuoi mettere prendersi le rogne di governare in condominio? Non farebbe per lui. E poi e poi… che nessuno si azzardi ad appoggiare una legge elettorale senza preferenze (già fatto, gli avrei voluto rispondere, il nostro Giuseppe Brescia, già da settembre, la sua legge con tanto di preferenze, la sta discutendo in Commissione, (ma che distratto ‘sto Dibba). E, dulcis in fundo, che non ce lo metti un bel comitato di garanzia composto da eletti (ma non membri del governo) ed iscritti, al quale spetterà di marcare stretto e dettare le regole ai governativi? Tutte le nomine 5 Stelle, sia nei Ministeri che nelle Partecipate di Stato, per il più illustre degli attivisti, dovranno passare sotto la loro lente di ingrandimento. Inclusa una “mappa del potere” in cui si dovranno elencare tutte le nomine pubbliche a firma 5 Stelle ad uso dei cittadini.

Insomma se questo non è una sorta di commissariamento dei 5 Stelle al Governo poco ci manca. Manco li avesse beccati con le mani nella marmellata. È ma il Dibba la sa lunga: aver ceduto alla nomina di De Scalzi in Eni, a quella di Profumo, oggi condannato, in Leonardo e alla sliding door di Padoan dal Parlamento in Unicredit, son cose che alla lince Dibba non sono sfuggite. Che debolezza, avrà pensato, dov’è la vostra dignità donne e uomini pentastellati che occupate le poltrone di Governo? Si, avrete pure fatto tante altre cose, ma ‘sta roba qua non s’ha più a ripetere…

Mi tocca a dare ragione alla giovane deputata portavoce salentina Guia Termini che, appena lo ha sentito parlare, gli ha mandato a dire:”Egocentrico cronico, vai a fermare la Tap in 15 minuti con la sola imposizione delle mani, vai dai”.

E il Dibba infine, ha chiosato alla grande: se ciò verrà fatto, ha sentenziato, “si troverà il modo (e il ruolo) affinché IO possa dare un contributo al Movimento più efficace”.

Com’è buono lei.