LA SVOLTA. DOPO IL SÌ ALL’EMENDAMENTO PRO-MEDIASET, I DEM AVVIANO IL DIALOGO CON FI: IN CAMPO IL SEGRETARIO E FRANCESCHINI

(di Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano) – Allargare il perimetro della maggioranza, spaccare il centrodestra, conquistare i voti di Forza Italia in Parlamento. E poi, porsi come forza trainante di questo governo e di quelli che verranno (in qualsiasi legislatura ciò accada). Non solo: essere l’interlocutore più affidabile di Sergio Mattarella, che dall’inizio dell’emergenza Covid invita alla concordia nazionale. Il Pd ha iniziato la sua offensiva. Con un gioco che viene portato avanti a tutti i livelli. E che, non a caso, ha due punti cardine: le televisioni e la legge elettorale. Il Pd ha presentato mercoledì in Senato un emendamento pro-Mediaset (più poteri all’Agcom, per fermare la scalata di Vivendi), prodotto direttamente dal governo. Mentre apriva una vera e propria battaglia contro le nomine Rai e per ribadire ancora una volta non solo che Fabrizio Salini, ad di viale Mazzini, deve andarsene ad aprile, a fine mandato, ma anche che serve un nuovo sistema della governance. E se Mediaset è tema vitale per Silvio Berlusconi, i media in generale sono centrali per ridisegnare gli assetti di potere.Accanto a questo, sono mesi che al Nazareno portano avanti il progetto di una riforma elettorale proporzionale: proprio quella che potrebbe essere utile agli azzurri per staccarsi da Salvini. Zingaretti stesso a giugno aveva iniziato per questo un dialogo con Berlusconi. L’ideologo resta Goffredo Bettini, che ieri ha inaugurato la sua area proprio dicendo: “Abbiamo chiesto alle opposizioni di collaborare in una fase nella quale è indispensabile dare il senso dell’unità e della responsabilità. Non sono venute in generale risposte positive. Solo Forza Italia è apparsa disponibile, fino a valutare un ruolo collaborativo sulla nuova legge di bilancio. È un segnale importantissimo”. Non è secondario il fatto che proprio il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, faccia parte di quest’area. È stato lui – insieme a Conte e a Stefano Patuanelli – a preparare l’emendamento pro-Mediaset. E il Mef non disdegna l’idea di trovare una soluzione tecnica per dare a Forza Italia un relatore sulla legge di bilancio, come ha chiesto ieri Antonio Tajani. La macchina è ufficialmente partita anche a livello parlamentare su mandato diretto del capo delegazione dem, Dario Franceschini.

In Senato, mercoledì sera c’è stata una riunione convocata dalla capogruppo Annamaria Bernini. Che avrebbe avallato la linea di Berlusconi con l’apertura e il dialogo. Il Pd per adesso aspetta i fatti: “La proposta di Tajani è una buona notizia, ora spero Forza Italia in Aula cambi anche i toni e si distingua da quelli della Lega”, dice Franco Mirabelli, vice capogruppo dem. In molti nel Pd temono che troppi dentro Fi preferiscano fare asse con Salvini.

Alla Camera, Graziano Delrio ha cominciato a lavorare. Prima parlando con Mariastella Gelmini (capogruppo di Fi), per essere sicuro che la linea fosse proprio quella di Tajani. Una volta appurato che era così, ha cercato la collaborazione dei suoi omologhi di maggioranza, Crippa (M5s) e Fornaro (Leu). S’è parlato anche con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà per trovare una soluzione tecnica che dia seguito alle intenzioni.

Al Nazareno ci tengono a chiarire che in origine l’apertura era a tutte le opposizioni, ma che a rispondere è stata solo Fi. E i Cinque Stelle? Al momento, sono collaborativi. Anche se sulla Rai hanno reagito: “Il Pd pensi alle emergenze del Paese e meno ai retroscena sulla Rai: l’epoca dei ‘partiti padroni’ di viale Mazzini è finita. Piena fiducia in Salini”.Ma al Tesoro sono convinti che la reazione sia dipesa più da quanto detto da Zingaretti a Repubblica, con l’attacco diretto a Salini e al presidente, Marcello Foa, che dalla sostanza dell’intervento di Gualtieri (sulla necessità del cambio della governance e di una svolta al vertice). E qui si torna all’offensiva concentrica dei dem: il ministro dell’Economia gioca il suo pezzo della partita collettiva, come ministro ponte rispetto a Conte e ai 5S. Sapendo peraltro che quando a Palazzo Madama, tra il 25 e il 27 novembre, si voterà sull’ennesimo scostamento di bilancio (per il quale è necessaria la maggioranza qualificata) serviranno i voti di tutti, oltre a quelli di Fi. Non è il caso di scontentare nessuno.E stamattina ci sarà il primo tavolo di maggioranza, con capigruppo e leader, dopo la riunione a Palazzo Chigi che ha avviato la verifica la settimana scorsa.