
(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Si attendeva con ansia un segnale di riscatto della magistratura, dopo gli ultimi scandali culminati nel più sfacciato, ma non certo più grave: il caso Palamara. E quel segnale è arrivato: Piercamillo Davigo cacciato dal Csm. Il simbolo vivente dei valori costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura, il pm di Mani Pulite e poi il giudice di appello e di Cassazione che da 40 anni non piega la schiena e non tira indietro la gamba dinanzi alle pressioni e alle minacce del Potere di ogni tipo e colore, è fuori dall’organo di autogoverno. E già era bizzarro che vi fosse entrato, due anni fa, col record di preferenze: ma era chiaro che quel corpo estraneo, al primo pretesto utile, sarebbe stato vomitato fuori dalla casta politico-togata che infesta il finto “autogoverno” sempre più eterodiretto. Ora il pretesto è arrivato: il compimento dei 70 anni, cioè il raggiungimento della pensione. Che però vale per la sua attività di magistrato, non certo per quella di consigliere del Csm.In passato diversi membri laici andarono in pensione (da avvocati o da docenti universitari) e nessuno si sognò di cacciarli dal Csm per raggiunti limiti di età. Se i Costituenti e i legislatori avessero voluto fare un’eccezione per i togati, l’avrebbero introdotta come causa di ineleggibilità e incandidabilità, come quella che esclude i magistrati over 66 dai concorsi per gli incarichi direttivi perché non garantiscono almeno 4 anni di funzioni. Invece i 2.552 colleghi (su 8.010) che nel 2018 elessero Davigo al Csm sapevano benissimo che, a metà mandato, sarebbe andato in pensione da giudice, ma lo votarono lo stesso perché era scontato che durasse in carica fino al termine della consiliatura.
Davigo però è un uomo controcorrente: il partito degli imputati, degli impuniti e dei garantisti pelosi lo considera “giustizialista”. Dunque è finito o rimasto nel mirino dei colleghi invidiosi della sua popolarità, della sua credibilità e del suo rigore morale. Tra quelli che ieri gli hanno votato contro, anche con voltafaccia imbarazzanti, oltre a un inspiegabile e sconcertante Nino Di Matteo, ci sono i correntocrati della destra e della sinistra giudiziaria che per anni hanno inciuciato e fatto carriera con i vari Palamara, collaborando a brutalizzare e/o punire altri cani sciolti (De Magistris, Forleo, Nuzzi, Apicella, Verasani, Robledo, Woodcock) e a coprire i porti delle nebbie e delle sabbie. Ed erano pronti a tutto, persino a calpestare l’articolo 104 della Costituzione (“I membri del Csm durano in carica 4 anni”), pur di liberarsi di lui. Un giorno si accorgeranno di non aver colpito Davigo, ma l’idea stessa di Magistratura, come non riuscirebbero a fare neppure mille Palamara. E forse, di nascosto, si vergogneranno.
Fa più scalpore il corpo estraneo Nino Di Matteo tra quelli che gli hanno votato contro e fa il paio con la palemica del tutto strumentale che innescò da Giletti contro il ministro Bonafede. C’è un proverbio che dice: due indizi fanno una prova. Nino Di Matteo sta sgomitando per entrare in politica. D’altronde lo aveva sempre detto, al contrario di Davigo, che i magistrati possono fare politica.
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Com’è possibile che persone di un livello superiore (culturalmente parlando), si abbassino a comportamenti cosi miserabili, sono coloro i quali dovrebbero dare l’esempio di essere super partes, sempre e comunque, scevri da accordi ed inciuci.. vabbè siamo in Italia, ma tutto il mondo è paese, il potere ed il prestigio offuscano anche le menti più limpide..
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Lo hanno eletto prima per potergli chiudere la bocca.Personalmente dono contento perché adesso potrà parlare senza essere vincolato da nulla
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Quindi, se adesso è senza incarichi, potrebbe iniziare a parlare liberamente di mille situazioni torbide della nostra repubblichetta delle banane, magari anche di corruttori, di corrotti, di mafia e soprattutto ndrangheta, di appalti, di Di Matteo e Ingroia, del Dap, di collusioni tra magistrati e politica, dei vari mille e più impicci e imbrogli che albergano nella Magistratura.
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Speriamo, lui adduce sempre il deferimento a commissioni disciplinari quando non entra nel merito. Quindi ora dovrebbe poter parlare.
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Lo spero… ma Davigo è così corretto ed integro che potrebbe decidere, anche in un momento di delusione come questo, di continuare a tacere.
Credo che lo farebbe per riservatezza, ma anche per non far apparire le sue eventuali rivelazioni e/o critiche come frutto di vendetta personale, diminuendone il valore.
Fra qualche tempo, chissà…
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Mi spiace ripetermi, ma il mio dignitometro personale mi aveva chiaramente mostrato i vili sentimenti che albergano nell’animo di Nino. La vanità mostrata a Maggio non poteva essere peregrina, anche perché l’ha fatta troppo grossa, non ti esponi così andando da un mitomane che si mette il giubbotto perché fa la lotta alla mafia e soprattutto si fa intervistare da Salvini se non sei mosso da questioni personali molto misere. Daje Piercamillo!
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Credo proprio che Di Matteo da un pò di tempo si stia “riposizionando”.
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Nulla di nuovo sotto il sole. I bravi e i capaci alla prima occasione li mettono in disparte o a pettinare le bambole. Poi quando proprio non ci riescono, li isolano e aspettano che qualcuno esca fuori da un muretto a secco o li faccia saltare in aria, per poi andare tutti insieme al suo funerale a piangerlo in nome dello Stato Italiano.
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Infatti, Davide,
e poi, magari, giusto per…..
gli dedicano una scuola o una strada o una giornata all’anno.
Che pena, che senso, che schifo!
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Avere il controllo dei vertici della Magistratura (ANM e CSM) è vitale perchè la macchina
di potere dell’oligarchia continui a funzionare senza intoppi.
Cambiano i tempi, cambiano i regimi, ma la vicinanza tra chi detiene il potere in quel particolare
momento storico e chi è incaricato di mitigarne gli eccessi non viene mai meno.
Controllori e controllati uniti in un fraterno abbraccio si scambiano favori e, spesso, anche le
poltrone.
Ogni tanto un granello di sabbia (Davigo) finisce nel ben oliato ingranaggio.
Niente paura!
Il sistema per liberarsene rapidamente si trova sempre.
Quando capita che una rotella dell’ingranaggio (Palamara) si mette a girare troppo veloce,
rischiando di grippare il motore e causando stridii talmente forti da non poter essere occultati,
allora si finge indignazione e stupore e, obtorto collo, si provvede a sostituirla con altra rotella
dello stesso calibro avente la medesima funzione.
La Magistratura non è marcia nel suo complesso, ma lo è sempre stata la sua testa.
E’ da lì che proviene l’insopportabile fetore che ammorba il Paese intero.
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Onore a Piercamillo Davigo,
essere cacciato da certi personaggi
aumenta la sua credibilità .
Grazie dott.Davigo,
per ciò che ha dato e per quello che (spero ) vorrà darci in seguito.
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la magistratura è marcia,speriamo travaglio l’abbia finalmente capito
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