(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Dopo la Strage degli Ugonotti e la Notte dei lunghi coltelli, Giuseppe Conte sta scrivendo una nuova, infame pagina del terrore: la dittatura sanitaria delle mascherine.

L’allarme viene lanciato dalle colonne della libera stampa, imperituro baluardo delle libertà democratiche, nonché sentinella indefessa dei diritti umani.

Titolone gramsciano de La Verità: “No alle mascherine all’aperto. Si prepara l’ennesimo decreto che limita le libertà a capocchia”.

Sul Giornale, un fiammeggiante sermone di Marco Gervasoni, il Martin Luther King del sovranismo: “Le minacce del premier. Dietro il regime “sanitocratico” le idee liberticide”. Pazzesco.

Mentre su Libero spicca il travolgente appello di Francesco Bellomo, omonimo del magistrato paladino dei diritti delle donne (soprattutto se sue assistenti), a misura di minigonne e tacco 12: “Oltre i divieti c’è il nulla. Lasciateci liberi”, singhiozza disperato il maestro di vita.

Ieri mattina, poi, allo sgomento per le inaudite imposizioni governative, ha dato voce commossa Massimo De Manzoni (vicedirettore de l’indomita Verità) affermando che per molto meno i nostri vecchi presero il fucile e salirono in montagna. Mentre uno sdegnato Benedetto Della Vedova (Più Europa) evocava la repressione castrista e l’oppressivo regime cinese.

A questo punto la ferma obiezione del sottoscritto – che gradirebbe non essere contagiato dal primo coglione che passa sprovvisto di mascherina – è purtroppo caduta nel vuoto.

È davvero sconcertante come in poco tempo un tranquillo avvocato si sia trasformato nel Ceausescu di Volturara Appula. Un tiranno che si mostra sordo e insensibile alla preveggente dottrina Trump (“il virus è poco più di un’influenza”) e che mostra di non tenere in alcun conto le straordinarie, febbrili esperienze di personaggi come Bolsonaro, Johnson, Briatore.

Ci conforta la nuova Resistenza che si va organizzando contro l’odiosa angheria. Già ci sembra di vederli i partigiani Belpietro, Sallusti e Senaldi mentre marciano verso la nuova Liberazione, con le mascherine a brandelli sulla punta delle baionette, intonando: “Una mattina mi son svegliato o virus ciao, ciao, ciao”.