(Giuseppe Di Maio) – La società italiana è una delle più immobili d’Europa. Il suo indice Gini (forse non a caso introdotto da un italiano) è uno dei più alti, come lo sono anche i rapporti tra il decile più ricco, o il quintile, con quelli più poveri. Se la disuguaglianza non è una questione naturale, ma una conseguenza ideologica e politica, come dice nella sua opera Piketty, i governi e i partiti, che si sono avvicendati dalla creazione della Repubblica, hanno generato e mantenuto costante questo divario. Nei fatti, e perciò nei numeri, non c’è differenza tra destra e sinistra. E’ inutile che facciano finta di azzuffarsi tra di loro solo per generare il consenso delle corrispondenti tifoserie, perché sono stati scoperti.

Dacché la destra e la sinistra, invece di mostrare precisi programmi politici con la capacità di stravolgere i rapporti sociali, sono diventati luoghi con vaghe colorazioni buone per l’ottusità dei tifosi di curva, la loro contrapposizione serve per la riproduzione di bande autoreferenziali che si sono impossessate della democrazia. Che si chiamino Giorgetti o Bettini, Fini o Veltroni, essi non hanno intenzione di invertire il segno ai numeri dei profitti economici, né di cambiare una virgola degli attuali assetti sociali. Tutto il resto sono chiacchiere.

Sono chiacchiere quelle di sinistra che hanno affinato una serie di temi civili a scapito di quelli sociali; sono chiacchiere quelle di destra che agitano pericoli per spaventare la gente ignorante. Gli uni e gli altri forniscono garanzie alla proprietà privata, e le promettono vantaggi a danno dei suoi competitors sociali. La sinistra si distingue per un maggiore costrutto nella propaganda, mentre la destra ha scelto un elettorato più scadente e si limita a controllarne le emozioni. Berlusconi prima, Meloni e Salvini ora, hanno capito che al popolo bastano due sillogismi che “sembrano” buoni oggi, ma che tanto dimenticheranno domani, per assicurarsi il suo consenso. Le “Bestie”, e i giornali asserviti, sono le macchine con cui si sono impossessati della democrazia.

Questo giochetto poteva durare all’infinito se non fosse arrivato il Movimento e avesse tolto loro di mano la pupa di pezza. Essi, i 5 stelle, hanno fatto le cose che quegli altri avevano promesso da decenni, non chiacchiere. E anche a discapito dei loro voti hanno costretto gli alleati a firmare un sacco di provvedimenti che invertono il senso di marcia della disuguaglianza. Si è allora scatenata immediatamente la macchina del fango sulle loro leggi, sulla capacità administrandi dei loro autori, persino quando le due bande contrapposte presentavano all’elettorato veri e propri fenomeni da baraccone. Ma intanto qualcosa di nuovo è accaduto.

Giacché l’Europa s’è desta. E chissà: può esserci ormai qualcosa di vero in questa inversione di rotta. Poiché il covid ha mostrato ancora di più al governo europeo la debolezza del nostro continente di fronte alle forze economiche, politiche e militari con cui dobbiamo competere. E perciò, oltre al successo di Conte (fatto nuovo nella politica italiana) e all’aiuto ricevuto per risollevare l’economia dopo l’arresto forzato, Ursula nel discorso dell’Unione ha segnato una direzione inequivocabile verso cui procedere. La politica deve assicurare un salario minimo a tutti gli europei, deve salvaguardare la libertà della magistratura dalla politica, e la libertà di stampa dagli interessi privati.
Ecco: proprio il programma del M5S. Proprio quello che non vogliono la destra e la sinistra, persino quando si riempiono la bocca d’“Europa”. Ecco cosa Nicola Morra ha raccomandato a Di Battista: che è il tempo di una seria legge sul conflitto d’interessi, di riformare la Rai, e di stabilire un salario minimo per i lavoratori. E se il PD vuole che il M5S diventi una sua costola, come a parecchi guastatori oggi piace dire, noi proponiamo a tutto il PD di iscriversi al Movimento. Poiché qui da noi c’è posto per chiunque voglia combattere la disuguaglianza: c’è posto per i marxisti, siccome siamo naturalmente trotskisti, e crediamo nelle possibilità che offre la democrazia per migliorare il diritto di cittadinanza. Ma sia chiaro: c’è posto per tutti, salvo per quelli di destra, e di sinistra.