(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – L’altra sera a Otto e mezzo è successa una cosa strana.Si stava parlando dell’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte avvenuto a Colleferro, che Gruber ha introdotto così: “Anche il presidente Conte si è detto scioccato, ha anche chiamato i genitori del ragazzo”.

Beppe Severgnini è furente: “Il presidente del Consiglio non ha il diritto, arrivo a dire, di essere scioccato, perché fa il presidente del Consiglio. Ma non lo sa cosa succede nelle notti italiane?”.Così dalla cronaca nera, con naturalezza, si è passati a parlare dei difetti di Conte, che ignora che “abbiamo un codice penale arretrato” (non a caso detto codice Conte) che spetta al presidente del Consiglio modificare (e non al Parlamento, come invece è in questa realtà).

Gruber ha girato la questione a Diego Bianchi: “Conte dovrebbe cercare di garantire una giustizia rapida e un intervento delle forze dell’ordine e aprire gli occhi di fronte alle periferie degradate?”. Risposta: “In quanto presidente del Consiglio dovrebbe essere il primo a rispondere alla domanda ‘che messaggio stiamo dando ai nostri figli’”.

Ma che, davvero? Posto che la sicurezza spetta al ministro dell’Interno, forse con Monti, Letta o Renzi non c’erano omicidi? I componenti del governo devono mettersi a fare le ronde per strada (o a citofonare ai presunti delinquenti)? Forse il problema è che Conte abbia parlato? Ma se non avesse parlato, sicuri che non lo si sarebbe accusato di tacere troppo, di essere un burattino, di permettere che i giovani si ammazzino per strada, etc.? E se invece di “scioccato” si fosse detto “per niente stupito”, staremmo qui a parlare di quanto Conte sia tollerante con la violenza nelle periferie?Forse avrebbe dovuto usare un sinonimo, per non essere preso in mezzo in un dibattito surreale?

Non è un po’ ingiusto, un po’ unfair (questa è per Severgnini), questo tiro al bersaglio?