(di Daniele Luttazzi | Il Fatto Quotidiano) – Nel Movimento 5 Stelle si discute del limite dei due mandati, quello che impone a chi ha cariche elettive di non ricandidarsi al termine del secondo giro (L. Giarelli, FQ, 21 giu 2020).

Il limite dei due mandati è ridicolo, nella sua pochezza, perché l’esperienza di un parlamentare con più di due legislature può fare del bene al Paese. Certo, politici come De Gasperi, Berlinguer e Pertini non ci sono più, ma questo è un problema che non risolvi con una norma, ci vorrebbe il voodoo. Solo che il limite dei due mandati era fondativo, dimostrava l’idea di Grillo che “i politici sono nostri dipendenti”. Grillo fece proseliti promettendo pratiche libertarie (decisionalità orizzontale, revocabilità della delega, leadership diffusa e mobile, partecipazione collettiva e allargata), che poi tradì avocando ogni decisione ultima a sé e a Casaleggio (anche attraverso una piattaforma misteriosa, Rousseau, che è l’E-Meter di Grillology), istituendo una relazione di potere verticale, gerarchica e coercitiva (Grillo ama firmarsi “L’elevato”, ma per alcuni è “il simpaticissimo Franco”), nell’entusiasmo di seguaci con reazioni da taverna. Il risultato è un movimento poujadista, che non è così diverso dalla Lega (Bannon lo capì subito, e promosse l’accordo gialloverde).

L’altra cazzata demagogica era “non siamo né di destra né di sinistra”. Qui l’intreccio si infittisce. Ci sono infatti due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra. In più siamo nell’Italia di Machiavelli, per cui occorre una spiega. Riassumendo: chi è di sinistra è contro le discriminazioni e i privilegi. Chi è di destra, invece, difende i propri privilegi, a scapito delle fasce più deboli della società, su cui le politiche di destra infieriscono. (Cos’è il neo-liberismo? Punire i bambini che non hanno saputo trovarsi genitori ricchi). Poi ci sono i centristi, che sono di destra in tema di diritti civili e di sinistra in tema di diritti sociali: però tendono a usare i diritti sociali per conculcare i diritti civili, una moda recente che è di destra. È di destra anche deviare la rabbia popolare, causata dalle politiche neo-liberiste di destra, in direzione di temi-fantoccio (la Casta, il Signoraggio), e illudere la gente con baggianate sulle magnifiche sorti e progressive di Internet, che modernizzerà tutto e ci libererà pure dai partiti: un modernismo reazionario che non è diverso da quello fascista degli anni 30. È di destra, infine, difendere l’ordinamento sociale occidentale dalla “invasione” degli immigrati, dimenticando che essi immigrano per colpa delle politiche occidentali di sfruttamento, colonizzazione e conflitto. (La grossa bugia è che siano un “peso”: generano il 10 per cento del nostro Pil; tanto che è allarme nelle nostre campagne, a cui serve che quei lavoratori vengano tolti dallo schiavismo, e regolarizzati subito e per sempre).

Grillo acquistò consensi sparando a zero sul Pd. Per oltre dieci anni. Oggi è al governo col Pd. I grillini della prima ora si sentono presi per il culo, ma per placarne gli animi Grillo ha tentato una formula magica: “Non dovete pensare al Pd del passato”. Rimangiarsi il limite dei due mandati certificherebbe di essere diventati Casta, ovvero che la scatoletta di tonno ha vinto; ma se, dopo tredici anni, il grillino migliore è un non-grillino (Conte), qualcosa vorrà dire.