
(di Tommaso Rodano – Il Fatto Quotidiano) – Scende nei sondaggi, cresce nelle indagini. Non è una bella estate per la Lega. E si comprende la preoccupazione di Matteo Salvini che la sua creatura possa sparire per via giudiziaria. Secondo lui è “giustizia a orologeria”. Il fatto è che l’orologio leghista ormai segna sempre la stessa ora: il caso Fontana svela solo l’ultima di una lunghissima serie di ipotesi inquietanti sul partito. Proviamo a riassumerle, con la consapevolezza che per un elenco esaudiente non basterebbe l’intero giornale.
Per cominciare c’è la madre di tutte le inchieste: quella di Genova sui famigerati 49 milioni. La vicenda affonda le radici negli anni di Bossi: la Lega Nord – come stabilisce una sentenza passata in giudicato – ha goduto di somme percepite grazie alla truffa sui rimborsi elettorali (il Senatur e l’ex tesoriere Belsito sono stati condannati in appello e prescritti in Cassazione). L’accordo con lo Stato prevede un pagamento dilazionato in 76 anni, con rate da 600 mila euro. Intanto prosegue la ricerca del “tesoro” padano: il secondo fascicolo è tuttora aperto con l’ipotesi di riciclaggio (il primo indagato è l’assessore lombardo Stefano Bruno Galli).
Le indagini si accumulano. Negli ultimi giorni ha preso corpo l’inchiesta sulla Lombardia Film Commission e sulla presunta compravendita gonfiata di un immobile a Cormano (Milano). Sono coinvolti Alberto Di Rubba (ex revisore dei conti leghista) e altri due commercialisti vicini al Carroccio, Michele Scillieri e Andrea Manzoni. Un quarto uomo legato a questa operazione, Luca Sostegni, è stato fermato dai finanzieri mentre preparava la fuga in Brasile.
Molto imbarazzante anche il caso Diasorin-San Matteo. La Procura di Pavia indaga sull’accordo tra i vertici dell’ospedale e la società farmaceutica per i test sierologici sul coronavirus. Nell’inchiesta è spuntato il nome di Salvini (non è indagato). In una chat, un esponente del Carroccio attacca il sindaco di Robbio (Pavia), Roberto Francese, che è favorevole a un test alternativo: “Ho sentito Matteo – scrive il leghista – chi sta con quel miserabile è fuori dal partito”.
Andando a ritroso, sono innumerevoli i leghisti coinvolti nei processi sulle “spese pazze” dei consigli regionali (due esempi: il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo condannato a un anno e 8 mesi, l’ex viceministro Edoardo Rixi a 3 anni e 5 mesi, entrambi per peculato). Numerose pure le indagini su Salvini per la gestione delle navi dei migranti da ministro dell’Interno (andrà a processo per il caso Gregoretti con l’accusa di sequestro di persona).
Molto pesante l’ipotesi per l’ex sottosegretario Armando Siri: è accusato di corruzione per una presunta mazzetta da 30 mila euro da Paolo Arata, imprenditore vicino al “re dell’eolico” Vito Nicastri, a sua volta legato al superboss mafioso Matteo Messina Denaro.
Concludiamo l’agile rassegna sui dirigenti leghisti con il tesoriere Giulio Centemero, indagato per finanziamento illecito a Roma e Milano. Pesano i 250 mila euro versati da Luca Parnasi all’associazione leghista “Più Voci”.
Banda di LADRONI ASSASSINI E CRIMINALI.
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Come cavolo fanno a votarli.Collusi????
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Questo elenco è solo un antipasto.
E i maneggi strani di Maroni?
E il Russiagate?
E questi continuano, con incredibile faccia di bronzo, a fare le pulci agli altri e presentarsi
nelle piazze come difensori del popolo oppresso.
Ma che cosa devono fare ancora costoro per farsi inseguire coi forconi dagli scappati di testa
che li hanno votati e che ancora si ostinano a farlo?
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Ma davvero, quegli idioti non cambian di idea neppure se il Cazzaro in persona gli sfilasse il portafoglio
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Bravo questa è l’amara verità
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……cosa ne dite di Padania Ladrona!
L’ampolla si è incrinata, non era vetro di Murano.
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Degni eredi dei protagonisti di tangentopoli, anzi più famelici e strafottenti
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