(Stefano Rossi) – Dopo otto anni il Tribunale internazionale dell’Aja riconosce la competenza dell’arbitrato, come sempre sostenuto dal ministero degli Esteri italiano e l’incompetenza dei giudici indiani. Due cose meritano di essere ricordate. Una di colore, l’altra fondamentale.

  1. Poi dicono che è lenta la giustizia italiana. Quel tribunale doveva decidere non il merito della causa ma solo la giurisdizione. Ci sono voluti ben 8 anni.
  2. L’allora ministro degli Esteri presentò le dimissioni irrevocabili perché sosteneva che l’India non poteva processarli e che pertanto non  dovevano ritornare lì. Si tratta dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, un galantuomo che per onorare tutta la nostra Italia si dimise da quel prestigioso incarico in contrapposizione con Mario Monti, capo del Governo, Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, Gianpaolo Di Paola, ministro della Difesa. Questi tre convinti che dovevano rientrare in India in balìa degli eventi.
  3. Per non dimenticare chi sono i galantuomini e chi no!