(Bartolomeo Prinzivalli) – Sin da piccoli siamo stati indottrinati, prima dalle favole e poi dalla cinematografia made in USA, che il mondo si divida in due categorie: buoni e cattivi; la prima costituita da eroi senza macchia né difetti o da persone miti quindi incapaci di pensieri oscuri e peccaminosi, la seconda da emeriti stronzi assassini che hanno fatto del perseguimento del male in tutte le sue forme lo scopo dell’esistenza. Quindi chi si fregia del titolo di eroe non può incappare in alcun passo falso e quando succede bisogna trovare una giustificazione o un’attenuante, altrimenti potrebbe superare il confine e ritrovarsi dall’altra parte, stessa cosa al contrario dato che un delinquente non deve né può commettere azioni misericordiose senza che se ne sospetti un losco secondo fine.

Ciò trasforma il cittadino medio da essere senziente a tifoso, ossia incapace di accettare sfumature differenti dai due stereotipi sovraelencati finendo il più delle volte per fare la figura dell’immaturo o dell’imbecille.

I veri eroi sono tutti morti, perché solo la morte consente di smussarne gli errori e le asperità caratteriali enfatizzandone e romanzandone le gesta attraverso i racconti di scrittori e poeti.

Riguardo a quanto accaduto ieri sera su La7 ho aspettato di leggere l’intera trascrizione prima di farmi un’idea, adesso credo di avere elementi sufficienti per esprimere la mia opinione.

Non credo esista un’unità di misura in grado di rilevare la stima che io nutra nei confronti di Di Matteo per il lavoro ed il sacrificio a qui dimostrato, soprattutto perché da siciliano quello della mafia è un marchio indelebile che brucia sulla mia pelle sin dall’infanzia, negli occhi e negli atteggiamenti della gente che ho incontrato, nell’ignoranza di certe esclamazioni, nelle usanze e nei rituali che parevano localizzare il fenomeno nel nostro DNA, ma che a poco a poco stanno affievolendosi proprio grazie a persone come lui, alle loro battaglie, alle loro rinunce, alla loro missione. Ricordo che quando ci fecero votare anni fa fra i nomi dell’ideale presidente della repubblica scelsi lui, senza tentennamenti, perché era giusto così. Forse l’unica delusione l’ho riscontrata ieri sera, quando ho saputo del suo intervento telefonico alla trasmissione di Giletti, ma solo perché convinto che chi avesse a che fare con la merda tutto il giorno evitasse di seguire programmi spazzatura di tal risma, e tantomeno di sentire il bisogno di partecipare.

Su Bonafede non ho granché da aggiungere, è pacato, riflessivo, ha lavorato bene alla legge anticorruzione a cui potrei solo rimproverare la scelta infelice del nome, “spazzacorrotti”, veramente penosa, e magari anche quella lentezza e mancanza di incisività nelle trasmissioni televisive mista alla cantilena fastidiosa che solo noi del sud percepiamo, forse io in particolare per aver lavorato molto su me stesso in modo da cancellarne ogni traccia.

Ecco, essendomi liberato delle premesse di rito andiamo al nocciolo della questione. La telefonata di Di Matteo la capisco: tu neoministo mi chiami, mi informi che mi vuoi nella tua squadra e mi dai carta bianca, ossia la possibilità di scegliere fra due ruoli prestigiosi e di enorme responsabilità. Sai chi sono, sai dei rischi che ciò comporta, mi hai cercato proprio per questo, sai che mi sono tenuto sempre alla larga da ogni forza politica, sai anche che questa sia probabilmente l’unica possibilità che il mio nome venga accostato ad un partito, a torto o a ragione. Mi prendo 48 ore, ne parlo con i miei cari, anch’essi sottoposti a tutte le restrizioni ed i pericoli perché a me vicini, decidiamo di sì, te lo vengo a dire e tu mi dici che non è più possibile perché hai già scelto un altro e per me vedi meglio un ruolo differente. E allora sai che c’è? Tienitelo il ruolo differente. Io combatto la mafia da quando tu ancora ti cagavi addosso e ora mi dici che ci hai ripensato dopo avermi illuso? Ovvio che la cosa me la leghi al dito e che mi bruci anche dopo due anni, perché sono un cazzo di eroe permaloso e merito rispetto, quello che tu non mi hai dimostrato. Tutto qua.

Quand’ero piccolo mia madre prima di preparare il pranzo mi diceva: “Preferisci pasta e fagioli o pasta col salmone?” Io rispondevo la seconda, ma lei ribatteva che era meglio la pasta e fagioli e preparava quella. Ma allora che cazzo me lo chiedi a fare? Penso che quella cosa mi abbia traumatizzato, forse per questo oggi davanti ad una scelta secca preferisco ignorare o contemplare una terza opzione, perché tanto ognuno fa sempre un po’ come gli pare o rimane deluso se la risposta non coincide con le sue aspettative. Ma si trattava di un discorso madre figlio, non un colloquio col più importante simbolo dell’antimafia vivente.

Che poi ci siano state pressioni o meno in certi ambienti, sia politici che delinquenziali (anche se spesso i due insiemi si intersecano) è qualcosa su cui sarà giusto fare piena luce con i dovuti tempi, quindi non subito. Resta comunque la figura tutt’altro che dignitosa, che sia frutto di inesperienza o di contrattazioni e compromessi fra organi in conflitto poco conta al momento.

Non so se ciò valga le dimissioni, ma delle scuse sarebbero doverose…