(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “Renzi detesta Conte per il suo alto gradimento popolare. È frustrato ma non così stupido da far cadere il governo che prova a ricattare per ottenere nomine e prime pagine sui giornali”. Alessandro Di Battista
Immaginiamo il consenso elettorale come il capitale di una società che ha come azionisti i partiti presenti in Parlamento, ciascuno con la sua quota. Accade improvvisamente che per ragioni del tutto indipendenti dalla politica, e dagli assetti consolidati di potere – una devastante pandemia – gli equilibri precedenti siano minacciati dall’irrompere sulla scena di un presidente del Consiglio che nell’emergenza ottiene sondaggi sempre più favorevoli, con picchi di popolarità mai raggiunti dai suoi predecessori. Un fenomeno non previsto che allarma gli azionisti preoccupati dalla perdita di valore della loro frazione di capitale elettorale, nell’eventualità che l’intruso decida di convertire il largo consenso acquisito in voti sonanti. Come? Creando un partito. In questo caso, il partito di Giuseppe Conte. Come fecero i “tecnici” Lamberto Dini e Mario Monti, con esiti per la verità non memorabili. Non importa se si tratta di un’ipotesi irrealistica, infondata, alla quale il premier non ha mai pensato. Perché, come dice Di Battista, la popolarità di Conte crea “frustrazione” soprattutto negli azionisti di maggioranza più a rischio, come certi settori del Pd e, soprattutto il partitino virtuale di Italia Viva. Anche gli azionisti di opposizione, Lega e FdI, pur giocando una loro partita, tesa a contendersi le quote della destra, temono che pezzi della popolarità di Conte possano tracimare nel loro campo. Frustrati anch’essi, vedono allontanarsi la prospettiva di quel governo sovranista che sembrava a portata di mano. Sembrano discorsi lunari e nello stesso meschini dinanzi alla sventura che vive il Paese, e lo sono. Per questo, le critiche sulla comunicazione “troppo personalistica” del premier, accusato di “populismo” per il suo rivolgersi direttamente ai cittadini e rassicurarli davanti alla calamità, reo di “aver calpestato La Costituzione”, in una sindrome da “pieni poteri”, nascondono la paura di contare sempre di meno al tavolo delle decisioni future. Pure qui Di Battista ci sembra non lontano dalla verità quando parla dei governissimi invocati “per salvare l’Italia”: in realtà, “nei prossimi mesi ci saranno da spendere decine di miliardi di euro nella ricostruzione”. Si annunciano dunque nuovi Mose e Ponti sullo Stretto. E con tanti appetiti e tante ganasce pronte ad attivarsi molto meglio che tutto torni come prima. Che gli azionisti della politica restino al loro posto. Che si trovi un Re Travicello, docile e disponibile. Che Conte ritorni a fare l’avvocato.
Ipotesi possibile e non peregrina !!!
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In questo caso Padellaro ricopia quanto espresso da Di Battista, uno dei pochi che ha una chiara mente politica
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Mi consenta Padellaro di dissentire sull’individuazione degli “azionisti” come i partiti presenti in Parlamento.
Gli “azionisti” veri sono quelli che non siedono direttamente sugli scranni di Camera e Senato, ma manovrano le “truppe cammellate”, i loro prestanome, le donne e gli uomini di paglia che curano i loro
interessi ricavandone congrue cagnotte.
Obtorto collo (Padellaro non nutre soverchie simpatie per Di Battista) è costretto a dargli ragione quando scrive che lo scomposto agitarsi degli “azionisti” è dovuto soprattutto al timore di non poter aver libero accesso al “forziere del tesoro” che verrà aperto nei prossimi mesi.
Abituati come sono a fare e disfare a loro piacimento, protetti dal compiacente ombrello politico e da quello giudiziario, hanno il terrore che l’uno e l’altro ombrello rimangano almeno parzialmente chiusi.
Sarebbero costretti a lavorare onestamente e questa è cosa che gli “azionisti” non hanno mai imparato
a fare perché nessuno li ha mai costretti a farlo.
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Perché Piero, pensi che a rubare siano stati solo i governi di destra?
L’opacità delle attuali gare d’appalto (quando ci sono), una burocrazia farraginosa che – anziché favorire la regolarità e la legalità delle decisioni – è stata concepita come grimaldello per consentire a funzionari statali (e ai loro partiti di riferimento) di procacciarsi mazzette (funzionari statali che rimangono al loro posto anche dopo condanne per corruzione)…. e potrei continuare.
Tutti problemi ancora irrisolti.
Problemi che si risolvono cambiando le regole e le leggi più che le persone e con grandi iniezioni di trasparenza.
E l’unico cambiamento sostanziale al momento è stata solo la modifica della prescrizione.
Un po’ poco data l’alta voracità dei funzionari statali corrotti, dei politici tutti o quasi, dei prenditori amici dei suddetti.
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““nei prossimi mesi ci saranno da spendere decine di miliardi di euro nella ricostruzione”. Si annunciano dunque nuovi Mose e Ponti sullo Stretto. E con tanti appetiti e tante ganasce pronte ad attivarsi molto meglio che tutto torni come prima”
Bene, se è questa l’italica condizione, che fa debito e butta i soldi nel cesso e soprattutto nelle tasche di pochi, qualcuno sa spiegarmi tutto l’arrapamento per i soldi presi in prestito dalla UE senza condizioni?
Se avessimo chiesto alla UE di imporci trasparenza nella gestione delle gare d’appalto e di vigilare sull’oculatezza con cui veniva gestito il denaro ricevuto, sarebbe stata una brutta cosa?
Invece no, tutti a fare gare di sovranismo.
Ma a chi conviene l’assenza tout court di condizionalità?
Al politico che gestisce la grana?
Al cittadino che ne dovrebbe usufruire e che finanzia il gruzzolo?
Sulla questione mascherine a quanto pare avevo ragione quando quasi tutti al contrario ripetevano che non servono a nulla. Ho memoria di interessanti scambi di opinione al riguardo.
Tra qualche mese sono sicuro che molti invocheranno un controllo da parte della UE su come i nostri politici e i loro reggicoda sperpereranno i soldi.
Ma sarà troppo tardi, quando ce ne accorgeremo saranno belli che finiti!
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@EXANDREA
Sono incappato in questo commento (che approvo vieppiu ) e a n che se Out Topic visto che l’articolo è di Padellaro patron del Fatto è memore della tua posizione circa l’uscita dei mafiosi dal carcere ho appena assistito ad una telefonata di Nino di Matteo che sbugiarda Bonafede. Non vedo l’ora di leggere come se la cavera’ il nostro Falso quotidiano, alla Marco Travaglio
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Si, Adele, hai ragione, la discussione sul DAP era questa:
Ho assistito anche io alla telefonata di Nino Di Matteo e mi si è accapponata la pelle.
Hai notato come questi tifosi grillini glissano su tutti gli argomenti scomodi?
Capisci la mia condizione esistenziale di dover votare per lo stesso partito quanto è penosa? 🙂
Chissà se glisseranno ancora sulla vicenda delle scarcerazione dei boss anche dopo le parole di Nino Di Matteo.
Ricordiamolo ai distratti.
Bonafede ha proposto a Di Matteo di diventare capo del DAP ed il magistrato, dopo essersi preso una manciata di ore per pensarci, ha deciso di accettare comunicando in prima persona il suo assenso al ministro. Voleva essere capo del DAP perché la gestione delle carceri e dei boss al 41 bis è fondamentale per la lotta alla mafia (come poi i fatti si sono incaricati di dimostrare).
Ed il ministro, sapute delle reazioni negative dei boss mafiosi, preoccupatissimi che Di Matteo tenesse in pugno le chiavi delle loro celle, fa marcia indietro e non rende più disponibile quell’incarico allo “stimatissimo” magistrato affidandolo invece a quella mezza pippa che poi – GUARDA CASO – ha scarcerato i boss mettendoli ai domiciliari.
E l’intervento telefonico balbettante di Bonafede è la toppa peggiore del buco.
Ciò premesso è giusto ricordare che, a parte questo scivolone, Bonafede non possiamo considerarlo colluso con la mafia, la sua reazione (anche se tardiva) è stata radicale.
Sono propenso a considerare che abbia al suo fianco cattivi consiglieri e che il periodo di crisi per coronavirus lo abbia spinto ad una moderazione che di fatto è stata una mezza resa a seguito delle rivolte nelle carceri. Una macchia indelebile nel suo operato.
Ma io dico: se Di Matteo sta sul cazzo ai mafiosi non è una questa una nota di merito. Ma chi ci vuoi mettere a capo del DAP uno che sta simpatico ai mafiosi?
La scandalosa storia delle email scagiona completamente il giudice di Sorveglianza.
Una sciatteria così grave da far pensare che sia stata intenzionale.
Secondo me qualche colluso con la mafia c’è sicuramente.
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