(Marcello Veneziani) – Alla fine della fiera europea non possiamo lamentarci: i padroncini d’Europa sono stati sconfitti, i governi europei hanno preso legnate, si è salvata solo la Meloni che oggi è la premier più forte d’Europa; l’Europa di Le Pen e di Orban ha vinto, anche se, come era previsto, non ha la maggioranza per imporsi a livello europeo. L’Unione europea è stata bocciata tre volte dal popolo sovrano europeo.

La prima non andando a votare la maggioranza dei cittadini europei, col dato record italiano che per la prima volta ha registrato il sorpasso dei non votanti sui votanti. Un popolo di astenuti. Alla maggioranza degli europei, come scrivevamo alla vigilia, non piace l’Unione europea o quantomeno non interessa, tantomeno la sua politica estera e interna.

La seconda bocciatura ha investito sotto un camion Macron e Schulz, spezzando l’asse franco-tedesco che regge l’Europa. Macron umiliato, Scholz schiacciato tra destra e cristiano-democratici. Anche il socialista Sanchez è stato battuto dai popolari.

Ma l’Unione europea è stata infine bocciata col successo quasi ovunque, dei sovranisti, della destra nazionalista e radicale in molti paesi europei. A partire dal Rassemblement national di Marine Le Pen diventato primo partito in Francia; Macron però è astuto, ha giocato d’anticipo e ha lanciato una polpetta avvelenata; sciogliendo infatti il Parlamento francese, pone il partito di Bardella e Le Pen con le spalle al muro: deve trovare alleati per passare dalla pur ragguardevole maggioranza relativa alla maggioranza assoluta, necessaria per governare. Quello è il tallone d’Achille dei “sovranisti” non solo in Francia: hanno scarso potere di coalizione, non riescono a trovare alleati per governare e devono sempre distinguersi da veri o presunti estremisti (il caso tedesco docet), perdendo potenziali alleati. In Italia, invece, alla Meloni l’operazione è riuscita, avendo alle spalle l’esperienza del berlusconismo che mise insieme cani e gatti; ha due alleati che gli consentono di governare e infatti il suo è l’unico governo dei big europei uscito rafforzato da questo voto. Conterà molto la Meloni in Europa, vedremo come si giocherà la partita. Però anche il Pd della Schlein è andato bene. Hanno giocato a suo favore due fattori: la legge della polarizzazione (se si accentua la spinta a destra, insorge la spinta contraria) e la rendita di cui gode da qualche anno chi è contro e fa opposizione (e la Schlein ha agitato temi sensibili come la sanità e i servizi).

In questo contesto l’establishment si aggrappa ai popolari e spera ancora in Ursula von der Leyen che l’ha scampata (come in piccolo è successo pure alla Metsola a Malta). Ma se dovessimo sommare la maggioranza degli europei a cui l’UE non piace e non interessa e perciò non vanno a votare, ai larghi consensi ai sovranisti di vario tipo che si oppongono a questa Europa, emerge chiaro un verdetto: gli europei bocciano questa specie d’Europa delle oligarchie e delle mezze tacche, delle direttive folli e dell’impotenza mondiale. Il messaggio è chiaro ma poi se vedi la composizione del parlamento europeo che ne esce, ti accorgi che con quei numeri è difficile una vera svolta, al più è possibile un riequilibrio. Verdetto chiaro, quadro oscuro. E situazione fluida, assai nebulosa.