La maggioranza ha pensionato la Corte dei Conti. Dimostrando ancora una volta che questo governo è allergico ai controlli.

(di Andrea Sparaciari – lanotiziagiornale.it) – La scusa è la stessa che aveva portato all’abolizione del reato di abuso d’ufficio: liberare i nostri amministratori dalla paura della firma. Solo che questa volta il governo di Giorgia Meloni ha voluto alzare il tiro: perché cancellare un reato – deve essersi chiesto – quando puoi eliminare direttamente i controlli? E, già che ci sei, abbassare di oltre due terzi le sempre più improbabili sanzioni?
Ed è così che sabato 27 dicembre, in un Senato semi-deserto, con gli eletti smaniosi di gettarsi nel tourbillon delle feste, l’esecutivo più a destra della storia repubblicana ha pensionato la Corte dei Conti. Pardon, l’ha “riformata”, come piace dire al centrodestra quando smantella pezzi di Costituzione o mette mano a pesi e contrappesi tra poteri dello Stato.
Tra le altre amenità, la “riforma” prevede che d’ora in poi ci sia un limite al risarcimento che potrà essere posto a carico di amministratori, dirigenti e funzionari condannati per danno erariale. Il risarcimento, cioè il ristoro per un atto compiuto contro la collettività, è ora limitato al 30% degli importi accertati o a due annualità di stipendio del reo. Il resto, quel 70%, sarà invece a carico dello Stato, cioè dei cittadini, cioè delle vittime del reato commesso dall’amministratore pubblico. Un paradosso quasi ridicolo, se non fosse tragico. Tanto che gli stessi giudici contabili hanno definito quella votazione del 27 dicembre in un Senato semi-deserto “una pagina buia per i cittadini”. Come dar loro torto?
Questione di cellule
(Marco Travaglio) – Le reazioni bercianti della destra e della sinistra di destra agli arresti dei “finanziatori di Hamas dall’Italia” oscillano tra il ridicolo e il vergognoso. Non staremo qui a menarla con la presunzione di non colpevolezza di cui cianciano sempre quando viene indagato uno di loro per non parlare dei fatti: qui dagli atti appare probabile che gli arrestati finanziassero davvero Hamas. Ed è una gioia scoprire che il governo ha trovato finalmente qualche magistrato buono: infatti elogia i pm, il gip che dà loro ragione (ma non perché sia “appiattito” in quanto “collega”), l’indagine (benemerita, mica uno “scontro fra giustizia e terrorismo”) e financo le intercettazioni (quelle che di solito Nordio definisce “barbarie medievale” e vuole abolire). In attesa del processo alla “cellula terroristica di Hamas” in quel di Genova, i soliti politici reclamano scuse e dissociazioni da chi è stato visto o fotografato accanto al famigerato Hannoun. Che risiede a Genova dal 1983, raccoglie da sempre soldi e li invia a Gaza dichiarandoli alla dogana, è indagato in Italia dal 2001, è nel mirino di Israele da ancor prima, è stato sanzionato dagli Usa nel 2023, ha sempre inneggiato alla lotta armata palestinese, ma non risultava finora aver commesso reati. A parte due fogli di via da Milano per comizi infuocati, non aveva subìto neppure un’espulsione, che non si nega a nessuno. Se però ha finanziato stragi di civili come quella del 7 ottobre, merita una severa punizione.
Il guaio è che Hamas dal 2006 è il governo legittimo della Striscia di Gaza, avendo vinto le elezioni dell’Anp a cui l’Ue e gli Usa l’avevano incoraggiata a partecipare (poi si preferì non votare più). Chi voleva aiutare i gazawi, incluse le famiglie dei morti e dei detenuti in Israele, doveva passare da Hamas. Che peraltro, con i 7 milioni inviati in 24 anni dalla temibile cellula genovese, sarebbe durata due giorni: per sua fortuna a coprirla di miliardi erano Qatar, Egitto, Iran, Algeria, Siria e Turchia. Tutti amici nostri e artefici della “pace in Medio Oriente” (a parte l’Iran, ancora cattivo, e la Siria, diventata buona quando un terrorista dell’Isis ha rovesciato Assad). Voi direte: ma il Qatar dell’emiro al Thani, amicone di Renzi e Meloni che ora strillano per gli spiccioli di Hannoun anziché dissociarsi? Quello. E chi lasciava passare le centinaia di milioni l’anno girati da Doha ad Hamas? Netanyahu, che si vantava di sostenere Hamas contro l’Olp e poi sterminò 70 mila palestinesi in due anni per la legge del taglione. Anche Hannoun invocava per gli israeliani la legge del taglione, senza peraltro (almeno che si sappia) torcere un capello ad alcuno, e ora è un “terrorista”. Il bello di quando accusi qualcuno di terrorismo è che sai dove cominci, ma non sai dove finisci.
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@ Infosannio (aka Raffaele Pengue):
Io la butto là: e se, come buon proposito per l’anno nuovo, cominciassimo col far rispettare quelle due regole in croce che stanno scritte qua sotto, mettendo alla porta gli insultatori seriali? Altrimenti, tanto vale cancellarle del tutto.
Dopodiché, faccia pure come crede.
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