Dl Ucraina, sì del cdm (senza Salvini e Crosetto): la parola “militari” nel titolo. Cresce la fronda leghista. Vannacci: guerra persa

Dl Ucraina, sì del cdm (senza Salvini e Crosetto): la parola “militari” nel titolo

(di Lorenzo De Cicco – repubblica.it) – ROMA – All’ultimo consiglio dei ministri arriva il sì: il governo sforna il decreto Ucraina, continueremo a spedire aiuti a Kiev pure nel 2026. Varo turbolento. Avviene alle tre di pomeriggio a Palazzo Chigi, preceduto da un ultimo colpo di coda, adeguato finale a un paio di mesi di bizze forsennate a destra: nel titolo, al fotofinish, ricompare la parola «militari», cancellata invece dalla bozza concertata dai partiti di maggioranza. Parola minuta, sei lettere, che però pesa come un Leopard. Nella penultima versione, spedita domenica sera ai maggiorenti di FdI, FI e Lega, si parlava della «cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità governative dell’Ucraina». Con l’ultimo ritocco, torna la formulazione originaria, di tutti i decreti passati: «Equipaggiamenti militari». Il Carroccio apprende la notizia in contropiede, di mattina, quando gli uffici di Alfredo Mantovano diffondono l’ordine del giorno del pre-Cdm. Qui riappaiono gli aiuti «militari», appunto. Claudio Borghi, il senatore che ha trattato per conto di Salvini sul provvedimento, aveva appena brindato al cambio di titolo via tweet. Chi è stato a far rispuntare la parola all’ultimo? Dal Carroccio trapela un unico sospetto: Giovanbattista Fazzolari, il braccio destro di Giorgia Meloni. Da FdI negano, ma spiegano che la mossa è condivisa con Palazzo Chigi: «Perché di aiuti militari si tratta». Tradotto: chiamare un carro armato «mezzo» non lo rende una bicicletta.

La Lega, ufficialmente, fa buon viso. Anzi, rivendica. Dice di aver ottenuto che gli aiuti «prioritari» all’Ucraina saranno «logistici, sanitari, ad uso civile e di protezione dagli attacchi aerei, missilistici, con droni e cibernetici». Dunque in realtà anche militari. Ma anche questa «priorità» era sparita domenica mattina, facendo saltare i nervi a Borghi e riaprendo la trattativa. Fino al compromesso.

Al Cdm Matteo Salvini non si presenta. Formalmente per ragioni familiari: è in volo per New York, dove trascorrerà il capodanno con la fidanzata, Francesca Verdini, e magari ci scapperà qualche stretta di mano “Maga”. Manca pure il ministro della Difesa, Guido Crosetto: il decreto viene letto ai ministri presenti da Mantovano. Meloni presiede, ma tace. Come l’altro vicepremier, Antonio Tajani, che poi a Montecitorio minimizza le tensioni: «Gli aiuti? Avanti come sempre. Salvini assente? C’erano altri ministri della Lega». La seduta dura meno di mezz’ora. Il tempo di approvare, di non dire niente e di scambiarsi gli auguri. «Buon anno a tutti». Anche all’Ucraina, implicitamente.

Chiusa la pratica in Cdm, formalmente il Carroccio si dice soddisfatto e alza il pressing su altro: «Ora sarà utile avere interlocuzioni con tutte le parti coinvolte, comprese le istituzioni russe». Messaggio in bottiglia a Meloni: torni a dialogare col Cremlino. Non è l’unico fronte. Perché a sorpresa una fronda leghista promette comunque battaglia sul decreto, modificato o no. Non sembrano solo peones ribelli. A scagliarsi contro il provvedimento appena licenziato dal governo è uno dei vicesegretari di Salvini, Roberto Vannacci: «A parte le acrobazie lessicali, con questo decreto si continua a garantire la prosecuzione di una guerra persa, no a ulteriori armi a Kiev». Così sostiene il generale, che fornisce pure un’indicazione di voto alle sue truppe: «Mi auguro che il Parlamento non approvi quanto stabilito oggi dal Consiglio dei ministri nel momento della conversione in legge». Crosetto sarà in aula il 15 gennaio alla Camera, entro 60 giorni il testo va approvato pure in Senato. Sottovoce, i Fratelli sospettano: ci hanno fatto cambiare il testo e ora tentano comunque di affossarlo? Sarebbe un biscotto, versione lumbard.