
(Tommaso Merlo) – Quella che chiamavano crisi, in realtà è declino. Stiamo precipitando in un baratro e nessuno ha la più pallida idea di come uscirne. Tantomeno la peggiore classe dirigente della storia repubblicana le cui uniche vere competenze sono l’arrampicata sociale, la chiacchera propagandistica e l’ingegneria poltronistica. È l’anno dei record negativi di affluenza alle urne, per la stragrande maggioranza degli italiani non c’è nessuno degno di essere votato. Quanto all’informazione peggio ancora, i loro giornali non se li leggono nemmeno più tra di loro e continuano ad invitarsi a vicenda nelle cagnare televisive mentre la società scrolla altrove. Eppure riflettere e tornare a fare buona politica e vero giornalismo, non passa nell’anticamera del cervello a nessuno. Ed hanno ancora ragione loro. È questo il vero male della nostra epoca. L’egoismo viscerale che si fa casta che si fa sistema col proprio posticino al sole come unico vero motore esistenziale. Visibilità, soldi, potere e sguazzo nell’alta società ad ingrassare il proprio personaggio pubblico mentre sprofondiamo tutti in un baratro senza fondo. L’Italia è in mano agli strozzini della finanza globale e la scarsissima sovranità che le rimane la usa per fare da serva alla Casa Bianca, il bancomat della Nato, l’impiegata dei tecnocrati di Bruxelles e la cameriera delle lobby che a turno entrano nei palazzi per abbuffarsi. Non è solo una gravissima crisi politica, è anche democratica. Eppure non si muove una foglia, non si capisce se siamo alla quiete prima della tempesta oppure alla morte celebrale collettiva dovuta alla nuova droga di massa, quei social media che trascinano interi popoli in una perenne realtà virtuale. Di questo passo arriveremo davvero a Fabrizio Corona premier così perlomeno usciremo da questo mortorio da casa di riposo e potremo dedicarci al gossip a tempo pieno, vecchi e brutti svaccati sul divano di casa e giovani e belli a svendersi per arrivare davanti a qualche telecamera per riempirsi le tasche in modo da investire tutto in cure estetiche e costumi di scena. Non è solo una gravissima crisi democratica, ma anche culturale. Esausti di rigirarsi nelle tombe, i nostri avi ci stanno mandando a far in culo ma nessuno li ascolta. Perché nessuno guarda indietro e nemmeno avanti ma solo dentro a qualche schermo. Invece che leader politici illuminati, miseri influencer che postano fregnacce a raffica. Invece che cittadini protagonisti, followers che si scaricano addosso le proprie frustrazioni esistenziali. Il tutto mentre Lorsignori ristrutturano ville e per i poveri cristi diventano un lusso due camere in affitto e pagare le bollette senza bestemmiare. Il tutto mentre non nasce più nessuno e quei pochi che ancora lo fanno scappano a gambe levate appena possono e vengono rimpiazzati da maranza di ogni genere e specie che tengono in piedi la baracca e di questo passo riemigreranno di spontanea volontà pure loro. Ormai l’entroterra italiano è il regno di lupi, cinghiali e pionieri di un paradigma più sensato mentre in città cresce disillusione e degrado psicosociale. L’Italia sta diventando un mega bed&breakfast per pensionati del nord Europa in cerca di sole e cibo commestibile e di americani in fuga dall’inferno turbocapitalista. Quanto al genio italico, in un mondo devastato dall’ingiustizia sociale, noi produciamo lusso per la manciata sempre più esigua di arricchiti del pianeta che ringraziano a modo loro. Come quello di Amazon che ha fatto una strage epocale di esercenti e tra poco anche il buongiorno altrui si comprerà online. Roma intanto è uscita dalle mappe, si litiga giusto su come spartire gli spiccioli e siamo talmente irrilevanti che abbiamo dovuto superare l’endemico campanilismo e guardare oltralpe per capire come va il mondo. È stato un altro anno di disumano genocidio, con noi paladini dei diritti umani complici dell’ideologia sionista intenta a sterminare innocenti per coronare i sui biblici deliri. Tragici rigurgiti da secolo scorso e se non siamo ancora riusciti a sradicare il nostro fascismo, figurarci quello israeliano. Ma è stato l’ennesimo anno di guerra anche sull’uscio di casa, dopo decenni di conflitti a vanvera in giro per il mondo, la mega lobby della guerra ed i suoi burattini politici giocherellano con la terza guerra mondiale nucleare contro la Russia, siamo ai nemici immaginari pur di vendere bombe. Per i poveri neanche un pacco di cibo, per la lobby delle armi miliardi di debiti e via con la militarizzazione di massa. Sono già partiti a spacciare la guerra come sensata e perfino indispensabile, e una volta normalizzata la follia militare passeranno all’arruolamento. Il mondo è diventato un sanguinario videogioco ma pare che serva ancora carne da macello in trincea. È stato l’anno dell’accelerazione del crollo dell’impero americano e della Cina ormai in fase finale di sorpasso. Si va verso un ordine multipolare più intelligente ma prima di appendere i fucili al chiodo, i Marines potrebbero tentare un tragico colpo di coda e sono già in postazione. Già, il declino italico è parte del declino dell’intero occidente vittima del suo unico e vero nemico di sempre che non è là fuori, ma dentro. Quella pandemia egoistica e narcisistica aggravata dalla sbornia consumista e dall’ormai ridicolo suprematismo di matrice razzista. Una pandemia che ha prodotto leader che incarnano in maniera spettacolare tutti i nostri mali come Donald Trump. Emblema di una gravissima crisi non solo culturale, ma anche interiore. Abbiamo perso di vista noi stessi e cosa sia davvero la vita. Finendo per ricascare nei tragici errori del passato come la guerra e riducendoci a ridicoli follower del nulla. Coi nostri avi che dalle tombe ci mandano a fare in culo, con popoli interi spersi nella realtà virtuale mentre politicanti da barzelletta e lobby bulimiche ci spolpano ogni brandello di futuro. Eppure nel mondo reale non si muove una foglia, non si capisce se siamo alla quiete prima della tempesta oppure alla morte celebrale collettiva e non ci resterà che apprendere mandarino. Stiamo precipitando in un baratro ma nessuno si ferma a riflettere e prova a cambiare, ed è questo l’augurio per il nuovo anno. Che la società civile esca dal letargo e si rimetta a lottare per una vita degna di essere vissuta e per una politica ed una democrazia all’altezza delle sue consapevolezze e delle sfide del nostro tempo.
Solito delirio quotidiano, speriamo almeno sia l’ultimo del 2025.
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