(Nicola Graziani – Agi) – Ultimi ritocchi, al Quirinale, al messaggio di fine anno con cui Sergio Mattarella augurera’ un buon 2026 agli italiani. E agli italiani si rivolgera’, il Capo dello Stato, con una serie di annotazioni e osservazioni sulla sui natura, al Quirinale, si mantiene il consueto riserbo. Poco o nulla filtra, se non qualche particolare tecnico o al massimo iconico.

Ecco allora che il Presidente, come gia’ altre volte in questi dieci anni, perche’ dell’undicesimo Messaggio si tratta, parlera’ al massimo una quindicina di minuti dallo Studio alla Vetrata, quello dove ufficialmente si svolge la sua attivita’. In piedi, e anche questa non e’ una novita’.

Proprio nel 2015 l’allora neoeletto Mattarella esordi’ con queste parole: “Questa sera non ripetero’ le considerazioni che ho fatto, giorni fa, incontrando gli ambasciatori degli altri Paesi in Italia sulla politica internazionale, e neppure quelle svolte con i rappresentanti delle nostre istituzioni. Stasera vorrei dedicare questi minuti con voi alle principali difficolta’ e alle principali speranze della vita di ogni giorno”.

Pare che possa essere questa la cifra, o almeno il metodo, dell’intervento di domani. Non che si tratti di una serie di riflessioni avulse dalla politica (al contrario: al Quirinale si considera il Messaggio di Fine anno esattamente come la conclusione di un trittico che inizia con il discorso al Corpo Diplomatico e prosegue con quello alle Alte Cariche). Solo che la politica sara’ presente attraverso i suoi temi piu’ profondi, non necessariamente legati alla contingenza.

E’ sicuro che nelle preoccupazioni e nei pensieri della gente comune – lo testimoniano anche le ricerche demoscopiche – vi sia la pace. Un anno come quello che si e’ appena chiuso l’ha riportata al centro del dibattito come mai era successo da decenni. Un tema quindi che difficilmente sara’ eluso, anche in considerazione del fatto che proprio Mattarella negli ultimi mesi ha piu’ volte lasciato trapelare la sua personale apprensione per lo scenario internazionale.

Anzi, non ha esitato a paragonarlo all’estate del 1914 talvolta denunciando anche la potenziale minaccia ai sistemi democratici da parte di autoritarismi e tecnocrazie, specie se digitali. Ugualmente, pur restando lontano dalla stretta attualita’, il Capo dello Stato non dovrebbe ignorare i temi sociali: niente di piu’ vicino, per l’appunto, alla vita di tutti i giorni della gente normale, quella che va a fare la spesa e ha bisogno del lavoro. Difficolta’ e speranze, insomma: molto si e’ fatto, molto c’e’ da fare.

La tenuta sociale e’ un bene da tutelare, un bene in se’, qualcosa cui puntare con la buona politica. Non e’ solo garanzia utilitaristica di stabilita’. Pace e tenuta sociale hanno radici nel passato ma vanno proiettate nel futuro. Mattarella si rivolgera’ ai giovani, che molto portano sulle loro spalle delle difficolta’ del presente e delle incertezze sul domani. Tema assai caro al Presidente, questo delle generazioni emergenti che saranno chiamate a reggere la nostra democrazia, magari legandola al passato.

Quest’anno – il tema e’ gia’ stato accennato dal Presidente nei suoi interventi piu’ recenti – il Paese vivra’ una ricorrenza particolarmente importante come gli 80 anni di quel referendum che segno’ la nascita della Repubblica in concomitanza con l’elezione dell’Assemblea Costituente.

Il 1946 fu anche l’anno in cui le donne si videro riconoscere il diritto di voto, prima alle amministrative poi proprio il 2 Giugno: un’altra cosa da ricordare e celebrare. Donne e uomini dettero avvio a quel processo costituente dal quale scaturi’, due anni dopo, la Carta che a molti piace definire la piu’ bella del mondo.

La torcia dovra’ passare nelle mani di nuove generazioni, la democrazia dovra’ trovare nuovi volti che la interpretino e la difendano. Aiutiamo i giovani a costruire un futuro che sara’ la nostra migliore eredita’. L’anno che si chiude ha dimostrato, una volta di piu’, quanto tutto cio’ sia urgente.