(di Michele Serra – repubblica.it) – È possibile che abbiano ragione i seguaci di Bolsonaro nell’accusare di «propaganda politica» la pubblicità delle ciabatte infradito Havaianas, che invita a «non iniziare il 2026 con il piede destro», ma con entrambi i piedi. Anche il meno malizioso dei passanti può pensare che ci sia un riferimento abbastanza esplicito alle imminenti elezioni politiche.

Ciò detto, vista l’invadenza dei prodotti, delle merci, dei marchi nelle nostre vite, perché negare a un paio di ciabatte (o quant’altro) i diritti politici? Solo loro devono rimanere in eterno nel limbo inespressivo dell’unanimismo? Solo loro devono essere costrette a essere “di tutti”, senza mai contrariare nessuno? Elette a feticcio, a totem, in cambio di tanta grazia le merci devono tacere in eterno, mute, neutrali, complici di chiunque, buone per i piedi di chiunque, del migliore benefattore come del peggiore assassino?

In considerazione del loro predominio assoluto sulle nostre vite, le merci hanno il pieno diritto, ma anche il dovere, di avere finalmente una identità pubblica, e delle opinioni. Quando ero giovane e lavoravo con Grillo (il Grillo giovane…) mi ripeteva sempre: puoi dire tutto il peggio di Andreotti, ma se parli male di Coccolino ti denunciano.

Questo accadeva perché Coccolino, come tutte le merci, era sacro. Per dissacrarsi, bisogna che le merci, finalmente, scendano in mezzo a noi, e corrano i nostri stessi rischi. Si espongano. Dicano come la pensano. Se necessario sbaglino, come capita a noi. I rischi commerciali, tra l’altro, sono relativi: Havaianas ha perso in Borsa dopo la minaccia di boicottaggio della destra. Ha subito ripreso quota grazie al favore dei clienti di sinistra.