
(di Michele Serra – repubblica.it) – Ho visto le rocce in piazza Maggiore, a Bologna, le ho trovate incongrue, inattese, ingombranti: dunque, bellissime. Il loro scopo era impicciare, spaesare, dare la sensazione, dentro la geometria impeccabile della piazza, della potenza caotica della natura. Ci riuscivano ottimamente. Il nome dell’opera era “dismisura” e diceva tutto.
L’installazione è durata sette giorni: ovviamente un tempo breve, non essendo pensabile che lo snaturamento (o forse: la “rinaturalizzazione”) di una piazza cinquecentesca potesse durare più del tempo necessario per accorgersene e passarci in mezzo. Sfugge, dunque, la ragione dell’acredine e dell’indignazione di molti commenti social.
Il disturbo permanente di molti mostruosi edifici di molte brutte città non sembra suscitare uguale scandalo: alla bruttezza ci si abitua, evidentemente. Non offende, semmai avvelena lentamente. Le novità invece disturbano, costringono a spostarsi dai soliti quattro passi quotidiani.
Dovessi augurarmi qualcosa di buono, per il nuovo anno imminente, è che cessi questo borbottio iroso e preventivo di tutti contro tutti. Che sembra la conferma del vecchio detto (conservatore) «come fai, sbagli».
La maggiore parte dei “nemici dei massi”, nei commenti social, sosteneva che a Natale si deve fare il presepe, mica mettere massi per la strada. Ma a parte che di presepi Bologna già pullula, che accidenti c’entra? Che osservazione è?
Ma fermarsi, guardare, considerare che in quella enorme presenza c’era l’intelligenza di qualcuno, il lavoro di qualcuno, la visione di qualcuno? E esitare quei dieci-venti secondi, prima di postare «cos’è questa schifezza?».
MASSI DI BOLOGNA DI NIMROD WEIS – Viviana Vivarelli
A me sembrano molto suggestivi. Sono gonfiabili. Sono divertenti. Non costano nulla. Non c’erano a Bologna altre piazze grandi dove esporli. Fanno Natale più o meno come le palle colorate dell’albero. Hanno attirato molta curiosità. Molte foto. Molti video. Hanno diffuso il nome di Bologna ovunque. Sono una installazione di un artista australiano, Nimrod Weis. Poi va da sé che il 99% della gente non sa niente di installazioni o di arte moderna, per cui era fisiologico che non fossero capiti. L’arte è spesso più avanti della capacità di comprensione delle masse. A me piacciono. Del resto anche la mostra degli impressionisti non piacque e provocò invettive e insulti, insomma le stesse reazioni che questi 19 massi alti anche 14 metri hanno provocato in molte persone. Sono stati messi in Piazza Maggiore perché a Natale tutti si riversano in centro e non c’era a Bologna un’altra piazza abbastanza grande. Se li avessero messi ai Giardini Margherita, con la pioggia e il freddo di questi giorni, non li avrebbe visti nessuno. Poi che la maggior parte dei Bolognesi non li abbia capiti è normale. Quanti di quelli che criticano sono mai stati al Mambo, il museo di Arte Moderna di Bologna? Quanti di questi Bolognesi con la puzza al naso sono stati al Centro Pompidou di Parigi? O al Tate di Londra? O al Reina Sofía di Madrid? Qualcuno è mai stato alla Biennale di arte moderna di Venezia? O al Guggenheim di Bilbao? Oppure, più localmente, ad Arte Fiera, esposizione di arte moderna dal 6 all’8 febbraio a Bologna? L’arte è cultura. E i molti commenti dimostrano in modo desolato come di cultura in giro ce ne sia poca. Il titolo si ispira all’arte giapponese dell’Iwagumi (la disposizione delle pietre nei giardini o negli acquari) e il sottotitolo “Dismisura” deriva da una riflessione del poeta Davide Rondoni sulla piccolezza dell’uomo di fronte alla natura.
L’opera è un’esperienza immersiva e multisensoriale; i visitatori possono camminare tra le rocce, le quali cambiano colore e attivano paesaggi sonori diversi quando le persone si avvicinano. Il progetto è stato donato alla città da Illumia e Bologna Festival.
Il tema ispiratore dell’opera è una riflessione del poeta Davide Rondoni:
“La presenza di alcuni elementi nella natura invita spesso l’essere umano che non sia completamente distratto a vivere un senso di sproporzione tra la propria piccolezza, e la grandiosa forza di tali fenomeni naturali, affascinanti e a volte tremendi. Ricordarsi della ‘dismisura’ significa gettare le basi di un atteggiamento di umiltà e ricordarsi di un senso di fraternità invece che nutrire un senso di potere uno sull’altro, come testimoniano i tempi moderni”.
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Dismisura non solo della piccolezza dell’ uomo rispetto alla grandiosità della natura, ma anche dell’ umanità, sempre più ridotta nel suo significato di tolleranza e fratellanza, rispetto all’ enormità della azioni criminose di alcuni, come espressione dì potere, uno sull’ altro! Le rocce , come fenomeni naturali e simboli della bellezza ambientale, come le nostre Dolomiti o il Monte Bianco, ma anche come macerie, di città, territori e popoli distrutti, per volontà criminale innaturale……quasi un monito su quello che potrebbe essere il futuro di enormi macerie se non viene invertita la rotta , attraverso una vera azione di contrasto a quella volontà distruttiva, un macigno sotto cui tutti rischiamo di soccombere! L’ arte è cultura, ma anche grido di allarme , e dolore, con messaggi dirompenti in grado di smuovere le coscienze, immobilizzate, come pietre, nel conformismo e nell’ indifferenza, in una sorta dì rimozione collettiva ! E l’ arte quando disturba e crea dibattito raggiunge il suo scopo, passare dall’ immagine/opera alla riflessione sul suo messaggio/significato, disturbante ma necessario! Non so se le rocce siano belle o meno, non le ho viste, e comunque l’ estetica è sempre relativa, ma certamente parlano….quindi bravo all’ artista!
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