L’Islam radicale è la conseguenza di regimi corrotti, che Donald aiuta per interesse

(Domenico Quirico – lastampa.it) – Lo stile innanzitutto, il grado di insolenza: quello dei commenti con cui Trump impreziosisce le sue bislacche «operazioni» e i suoi abbagli più incresciosi. Dovremo prestarvi attenzione, non sono dettagli di ridicolo volgarismo presidenziale. Indicano, fanno capire, svelano un «modus proce-dendi». Sono quasi un manifesto politico. Più che a Teddy Roosevelt, pioniere dell’imperialismo, un tipaccio che suggeriva di girare con un bastone per essere convincenti, rimandano alla prosa dei solisti del mitra. Leggiamo: «Oggi abbiamo inflitto legnate perfette… avevo avvertito che l’avrei fatta pagare cara e hanno pagato carissimo… buon Natale anche ai terroristi morti…». E voilà: albero di Natale, bombe e pace in Nigeria: la decima o l’undicesima, si è perso il conto.
I nigeriani hanno dunque scoperto che questo presidente americano ha deciso di occuparsi di loro come aveva promesso: a cannonate. Le chiese evangeliche che in Nigeria hanno palanche e influenza, realtà più magra e incresciosa, e soprattutto in America votano Trump, esultano: lo hanno convinto che lì è in atto un genocidio contro i cristiani.
Un concetto che rientra nelle sue rozze semplificazioni. Così ha lanciato alcuni missili, sempre molto avvolti dal mistero, si svicola su bersagli (luoghi aperti, foreste?) e risultati, contro lo «stato islamico dell’Africa dell’ovest», jihadismo stile Isis che ha preso il posto dei primitivi Boko Haram convertiti a redditizie delinquenze comuni. La guerra al terrorismo è sempre di moda, una riserva di pretesti quasi inesauribile, si chiude un occhio anzi due. Il governo nigeriano ha annunciato che una volta tanto era stato avvertito delle bombe, precedute da preliminari all’ingrosso, minacce e taglio dei visti per gli Stati Uniti, che ne hanno ammorbidito i dubbi. Senza troppa enfasi ha aggiunto che collabora con chiunque alla lotta «contro la minaccia terrorista». Ci mancherebbe. Non filtra grande entusiasmo per il manesco alleato….
La situazione della Nigeria, purtroppo, è molto più complicata di quella presa di mira dal bricolage missilistico di Trump. La Nigeria è divisa in due, un sud a maggioranza cristiana; e il nord musulmano dove ci sono guerra odio e rancore. I jihadisti ne sono una parte, non il tutto. Il califfato qui conta migliaia di combattenti, è una guerra santa che vuole amministrare, insediarsi, diventare permanente e che per questo annuncia a popolazioni dimenticate o maltrattate dal potere centrale cibo, kalashnikov e possibilità di vendetta. L’islam radicale non è mai la causa, è sempre una conseguenza di regimi violenti corrotti, cooperative di manigoldi che sfruttano le popolazioni in combutta con vecchi e nuovi colonialismi. Ritratto perfetto della verminosa democrazia nigeriana.
Forse Trump avrebbe dovuto dedicare ai suoi boss, spasmodicamente aggrappati ai braccioli delle loro petrolifere poltrone, i suoi missili liberatori. I jihadisti captano come rabdomanti dove la loro predicazione violenta può attecchire ed esportano jihad localistiche, modellate sulla realtà di disperazioni autoctone. La Nigeria è uno di questi luoghi di missione, uno dei più fertili. Trump ha offerto loro, con stolta ignoranza, un nuovo efficace argomento di propaganda.
Ma non sono loro i soli responsabili dei 60 mila morti e sei milioni di profughi che si contano dal 2010. Le vittime sono purtroppo divise tra cristiani e musulmani. E’ una eredità secolare, da una parte ci sono le genti di Allah, dall’altra i cristiani e gli animisti, guasti gli uni e gli altri per l’astio e il fiele. Da quando la «sharia», la legge islamica, è entrata in vigore in una dozzina di stati del Nord si accumulano storie che bisogna iscrivere nel libro nero delle convulsioni della intolleranza.
A sud c’è il petrolio che da ricchezza e potere, e i notabili musulmani gridano al furto, alla emarginazione. Hanno scoperto così politicamente le armi del fondamentalismo. I cristiani dapprima hanno subìto. Poi anche loro si sono armati, non mancano di gente egualmente feroce e determinata che sa stare loro a petto. E si scambiano colpi selvaggi.
Ma se il nord est appassisce di jihadismo il nord ovest vive il far west forse perfino più sanguinario di bande criminali. Il centro invece è sconvolto dalle faide tra gli allevatori, musulmani in maggioranza, e i contadini cristiani. Anche qui moschee e chiese ardono come fiammiferi, reciproci regolamenti di conti accumulano le memorie, ma la ragione non è la fede fanatica, ma l’ancestrale mai risolta battaglia per la terra, i pascoli e l’uso della acqua. I colori del «genocidio dei cristiani» caro a Trump, come si vede, si complicano.
Il governo, inefficiente e corrotto, mette tutto sotto l’etichetta dei «banditi», un modo per confondere le acque e assolversi dalle responsabilità politiche. I «banditi» dilagano nei villaggi e uccidono e senza chiedere prima alle vittime la loro religione. In vaste zone alle frontiere con Niger e Benin le bande, senza etichette islamiste, hanno di fatto sostituito lo Stato. I sequestri diventano notizia ormai solo quando le vittime sono scolaresche soprattutto di ragazze e bambine. Il denaro è il solo imperativo categorico. Difficile che i missili di natale abbiano creato loro problemi. Nella miseria generale fiorisce una economia di guerra in cui ingrassano jihadisti, funzionari corrotti, generali, mercanti che riforniscono i santuari dei banditi e dei ribelli.
I briganti di frontiera si sono trasformati in uno Stato parallelo. Il lievito sono stati i conflitti terrieri tra contadini Houssa e comunità nomadi, soprattutto Peul. Entrambi hanno formato gruppi di autodifesa. L’esercito esce dalle caserme solo per contare i morti. Le milizie nello stato di Katsina in una ventina di distretti per disperazione hanno firmato la pace con le gang accettando di pagare loro le tasse per non essere molestati.
La Nigeria è dunque una potenziale Somalia con 140 milioni di abitanti e due milioni di barili di greggio al giorno, a sud ci si batte per l’oro nero, a nord ci si scanna per la fede, ma anche per la terra e l’ammontare di un ricatto. Dove l’unica negritude è quella del dolore e della sofferenza e tutti gli afro-ottimismi vengono a morire miseramente. L’Africa che muore sì, ma per suicidio.
Le guerre di religione sopra ,invece sotto c’è l’ economia . A Trump interessa il petrolio che si trova a sud dove la maggioranza dei nigeriani è ,guarda caso,cristiana e allora fa un po’ di casino con un po’ di missili mandati alla “ndo coio coio” per fare sentire la propria presenza protettrice . Nel frattempo sta facendo un altro spettacolo clownesco in un altro luogo .Dove ? Naturalmente dove c’è tanto petrolio : in Venezuela. Ma li c’è Maduro e a Quirico non sta simpatico e quindi il ” pistolero ” può fare quello che desidera .
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