Le motivazioni della condanna a otto anni per il figlio del comico e gli amici genovesi per violenza sessuale di gruppo: “Ignorata la fragilità della ragazza”. Le parole del condannato in primo grado a “Falsissimo”: “Follia della giustizia”

(di Marco Lignana – genova.repubblica.it) – Una serata iniziata al Billionaire «in un clima di socialità e leggerezza, con conversazioni su vacanze e università». E proseguita a casa di Ciro Grillo «in un contesto predatorio e prevaricatorio».
Qui, a pochi passi da Porto Cervo, nell’appartamento di proprietà del comico e fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe, il 17 luglio 2019 una ragazza allora diciottenne è stata stuprata da quattro coetanei genovesi, mai visti né conosciuti prima.
Una giovane che, scrive il tribunale di Tempio Pausania, «deve essere ritenuta pienamente attendibile». Perché la sua drammatica denuncia, avvalorata da un processo infinito, «esclude senz’altro un’ipotesi di consenso…».
Anzi, mette in luce «costrizioni ed impossibilità di reagire che denotano la particolare brutalità del gruppo, coeso fin da principio, che ha agito non tenendo in considerazione alcuna lo stato di fragilità in cui versava la ragazza». Arrivata in casa Grillo dopo aver bevuto diversi drink, e poi costretta a trangugiare quello che è diventato tristemente noto come il “beverone” a base di vodka.
In 72 pagine il collegio presieduto da Marco Contu spiega perché lo scorso 22 settembre ha condannato a otto anni Grillo jr, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. E a sei anni e sei mesi Francesco Corsiglia.
Per i primi tre non c’è soltanto lo stupro, la condanna è scattata anche per un altro episodio di violenza sessuale nei confronti dell’amica della 18enne (assistita dai legali Vinicio Nardo e Fiammetta Di Stefano) immortalata mentre dormiva insieme ai genovesi seminudi e in pose oscene: «È possibile evincere il clima predatorio presente in quella casa nonché la condotta violenta ed insidiosa di tutti i partecipanti, inequivocabilmente diretta alla imposizione di atti sessuali di gruppo nei confronti di una ragazza incosciente».
La partita giudiziaria non è finita qui, gli avvocati difensori (Andrea Vernazza ed Enrico Grillo, Gennaro Velle e Antonella Cuccureddu, Enrico Monteverde e Mariano Mameli, Alessandro Vaccaro) passeranno le vacanze di Natale a studiare il ricorso in appello, al momento la scelta ritenuta più probabile.
L’altra ipotesi sarebbe quella del “patteggiamento”, che in secondo grado si definisce concordato, e che al momento non sembra godere di molti sostenitori nel pool.
Mentre Ciro Grillo, diventato papà da poche settimane, contattato da Repubblica sceglie di non commentare quanto scritto nelle motivazioni. Restano allora le parole confidate a Fabrizio Corona, pubblicate online in una delle ultime puntate del programma dell’ex agente fotografico “Falsissimo”, con tanto di incursione nella villa del comico a Sant’Ilario.
Non proprio concetti leggeri, da parte per di più di un praticante avvocato, laureato con 110 e lode: «I magistrati ormai sono detentori della morale sessuale». Di più, «sono detentori dell’etica pubblica».
Perché da foto e video «si vedeva chiaramente una ragazza partecipe», mentre «le nostre facce erano di ragazzi imbarazzati… io avevo la faccia proprio da idiota. Come si può pensare che dei ragazzi di 18 anni avessero potuto avere un chissà che tipo di comportamento predatorio?». Del resto «la condanna in primo grado è ordinaria follia della giustizia».
Le carte appena depositate dal collegio di Tempio Pausania dicono tutt’altro. Ripercorrendo quelle ore – il viaggio dal Billionaire a casa Grillo dei quattro genovesi e della due amiche, la pastasciutta condivisa, la scelta di una delle due di andare a dormire – i giudici sottolineano più volte «la piena attendibilità della persona offesa».
La vittima, aggiungono, «lungi da quanto sostenuto dalla difesa ha, fin da principio, reso un racconto immutato nel suo nucleo essenziale mentre, le asserite contraddittorietà evidenziate dalla difesa degli imputati, altro non devono ritenersi se non fisiologiche e dovute alla difficoltà di ricordare infiniti dettagli di una vicenda peraltro risalente a qualche anno prima».
Per quanto riguarda il consenso, i giudici scrivono come «nel caso in parola è palese l’inesistenza di positive manifestazioni di volontà» da parte della ragazza, «senza trascurare di considerare che la natura violenta degli atti è del tutto coerente con il contesto creato dagli imputati nel corso della serata».
In un passaggio molto articolato e tecnico, il collegio ricorda «in ogni caso che la violenza non deve avere necessariamente carattere assoluto, tale da annullare totalmente la volontà della vittima, ma può produrre anche solo un effetto di coartazione allorché la persona offesa si sia concessa in una particolare situazione tale da influire negativamente sul suo processo mentale di libera determinazione, poiché un siffatto consenso non è libero» bensì «consenso coatto».
Giulia Bongiorno, senatrice della Lega impegnata in prima persona in commissione Giustizia proprio sulla riforma della legge sul consenso, come avvocata della vittima (insieme a Dario Romano) commenta: «La sentenza è molto netta e puntuale, ha valorizzato la genuinità delle dichiarazioni della mia assistita. Giuridicamente sono pagine molto belle».
Eppure un dubbio resta. La ragazza che ha avuto un rapporto sessuale (talmente cosciente che non era neppure sveglia) con il figlio del Presidente del Senato era consenziente, mentre quella che lo avuto con il figlio di Beppe Grillo (evidentemente si era recata a casa sua, presumendo di giocare a Tombola) non lo era.
Misteri della Giurisprudenza!
Fermo restando che entrambi i “figli di…” sono due S…I.
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Certo viste le frequentazioni:
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
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Capito?
Invece il pargoletto di Larussa non è stato nemmeno mandto a processo.
Il suo cellulare non è stato sequestrato perché è intestato al babbo presidente!!!
E le tracce di droga dello stu-pro sulla vittima stranamente non hanno fatto testo.
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Attendo di vederlo a “Un giorno in pretura” su Raiplay
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