Caos governo, scudo per le imprese e altre quattro norme saltano dopo lo stop del Colle. Il ministro: benefici sul futuro, Parlamenti non più centrali, io sfortunato con Bankitalia

(di Giuseppe Colombo – repubblica.it) – ROMA – «Dobbiamo capire come risolverla, senti Mantovano». Alle otto e mezza di sera, Giancarlo Giorgetti esce dall’aula del Senato e consegna la sollecitazione al collega per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. La telefonata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha il tono della richiesta di aiuto: «Che facciamo?». Ecco l’ultimo pasticcio del governo sulla manovra: la forzatura sullo scudo a tutela degli imprenditori condannati per aver sottopagato i lavoratori. Infilata in commissione Bilancio attraverso un subemendamento di Fratelli d’Italia. Ma – sostengono fonti dell’esecutivo – fermata dal Quirinale. Non è l’unico altolà. Ciriani ha in mano un foglio con altre quattro norme cerchiate in rosso. Due sono della Lega: meno paletti per chi passa da un incarico pubblico a uno privato e viceversa, insieme a regole più lasche per le porte girevoli. Le altre due sono a firma del senatore di FI, Claudio Lotito. Riguardano il taglio dell’anzianità per collocare i magistrati fuori ruolo e la revisione della disciplina per il personale della Covip, l’Autorità che vigila sui fondi pensione.
Preso atto del problema, nella sala della conferenza dei capigruppo si consuma lo psicodramma sulla soluzione. Il maxi-emendamento che accorpa la legge di bilancio, bollinato dalla Ragioniera Daria Perrotta mezz’ora prima, è stato già depositato in commissione. La prima idea è un decreto correttivo: le cinque norme resterebbero dentro la manovra per poi essere cancellate successivamente con un altro provvedimento. Ma l’ipotesi non convince tutti i partecipanti alla riunione. Il prezzo da pagare – è il ragionamento – sarebbe elevato: un’autocorrezione che lascerebbe strascichi. L’urgenza di incassare, all’indomani, il via libera dell’aula dà forma allo schema finale. Sarà formalizzato stamattina in commissione: i commi in questione saranno espunti dal “maxi”. Con un parere della stessa commissione. Sarà positivo, ma in coda avrà una serie di osservazioni legate proprio alle norme da cestinare. A quel punto il testo, ripulito, potrà essere votato dall’emiciclo con il bollino della fiducia, che è stata posta ieri sera quando ancora non era stata trovata una soluzione. Un altro cortocircuito perché il governo ha appunto chiesto la fiducia su un maxi-emendamento che da lì a poco avrebbe modificato.
L’ennesimo incidente sulla legge di Bilancio solleva le opposizioni. Per tutto il giorno protestano contro la norma sui lavoratori sottopagati, che il governo aveva già provato a inserire dentro un decreto sull’ex Ilva. Eppure per la maggioranza sembrava tutto filare liscio. Al netto dell’assenza di due dei quattro relatori a inizio seduta, la discussione generale era proseguita senza scossoni. Fino ad arrivare alle repliche del titolare del Tesoro. Tutte focalizzate su un concetto: prudenza. Giorgetti l’ha evocata più volte. Per rispondere agli attacchi delle minoranze sulla manovra «austera». Così: «Questa politica di austerità io la traduco con il termine prudenza». Una considerazione agganciata al fardello del debito pubblico. Netto il passaggio sulla necessità di cambiare passo sulla spesa: «Non posso continuare a ragionare come si ragionava cinque anni fa, quando i tassi di interesse – ha spiegato – erano zero o negativi e quindi quel debito in qualche modo costava molto poco». Prudenza, ancora, di cui – è la convinzione – «beneficeranno i governi a venire e i giovani». Ma il ministro non si sottrae nemmeno alla norma più politica della manovra: l’oro di Bankitalia. «È chiaramente del popolo italiano», taglia corto. Poi ricorda che via Nazionale paga un dividendo allo Stato. «Il nostro governo – dice con un filo di ironia – è sfortunato perché quest’anno», la Banca d’Italia «ha pagato 600 milioni», mentre nel 2021 cinque miliardi. L’ultimo affondo è un monito al Parlamento. «È andato via via perdendo la centralità, la dimensione che dovrebbe essere propria, con di fatto un monocameralismo che constatiamo da diversi anni: questo dovrebbe interrogare tutti noi». Una considerazione amara come è amaro il retrogusto dell’ultimo pasticcio da correggere.
Ecco la manovrina che piace quasi solo alla Confindustria
Ecco cosa c’è (e non c’è)Impatto nullo sulla crescita. Coperture da tagli, balzelli e contributo delle banche Grossi sgravi per le imprese
(di Marco Palombi – ilfattoquotidiano.it) – Ora che la manovra ha lasciato lo stato gassoso si può provare a farne un primo bilancio, partendo dalla constatazione che – per aver avuto una vita così travagliata – resta una legge di quasi nessuna sostanza: l’impatto sulla crescita, nonostante il valore sia passato da 18,6 a 22 miliardi, è sempre nullo e il poco deficit (2,3 miliardi) il governo lo userà per pagare le sentenze contro lo Stato sui debiti dei Comuni in dissesto e quella sul canone Tim del 1999 (1 miliardo). La scelta strategica del duo Meloni&Giorgetti resta fingersi morti: fare quel che serve per tenere i conti come li vuole l’Ue, sperando che la crescita asfittica a cui l’Italia è tornata non distrugga il giochino. Nel 2026, se tutto va come deve, usciremo dalla procedura d’infrazione, iniziando ad aumentare (ancora) le spese per la difesa. Ecco l’incompleto riassunto dei contenuti della manovrina che il Senato approverà oggi (e la Camera, senza toccarla, entro il 30).
Irpef.
È la misura bandiera: la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi fino a 50 mila annui (l’effetto viene sterilizzato dopo i 200 mila euro). Vale 3 miliardi e produce un vantaggio in busta paga tra i 34 e 440 euro all’anno: secondo l’Upb metà dei fondi finirà all’8% della platea, quella che sta oltre 48 mila euro.
Rottamazione.
È la quinta (e ultima?) e riguarda le cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2023: si potrà estinguerle in 54 rate bimestrali con interesse al 3%. I tempi: bisogna aderire entro aprile e si inizia a pagare da luglio (il beneficio decade saltando due rate).
Banche e assicurazioni.
Nel triennio pagano circa 11 miliardi, solo metà però è un vero contributo (ad esempio l’aumento temporaneo dell’Irap), il resto è una sorta di anticipo di liquidità via fisco che le imprese recupereranno dal 2029 in poi. Stesso principio della ritenuta anticipata (0,5% nel 2028, 1% dal 2029) per i pagamenti tra imprese e tra partite Iva: a regime vale 1,4 miliardi di pagamenti anticipati.
Imprese.
Nella moria generale hanno portato a casa più di qualcosa: l’iper-ammortamento sugli investimenti in beni strumentali è diventato triennale (ma salta la maggiorazione per quelli green), è stato rifinanziato anche il credito d’imposta per la Zes unica (a parte pure per i settori agricoltura e pesca). Soldi pure alla “nuova Sabatini” (acquisto di macchinari), il programma “Transizione 4.0” (altri 1,3 miliardi di sgravi) e alla filiera del turismo. Prorogate ancora (al 2027) plastic e sugar tax, saltata la stretta sui dividendi (non piaceva a Forza Italia e ancor meno alla famiglia Berlusconi). Si possono considerare sussidi alle imprese, perché agiscono sul costo del lavoro, anche le detassazioni dei premi di produttività e degli aumenti contrattuali.
Tasse.
La cedolare secca per gli affitti brevi resta al 21% se si affitta una sola casa, passa al 26% con la seconda, dalla terza diventa reddito d’impresa e servirà la partita Iva. Viene introdotta una tassa di 2 euro sui piccoli pacchi extra Ue (di fatto sulle merci cinesi) e raddoppiata la Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Sale al 12,5% l’aliquota sulle assicurazioni per assistenza stradale e infortunio del conducente. Aumenta il prelievo sui carburanti, parificando le accise su diesel e benzina, altra stangata su sigarette ed e-cig.
Pensioni e Tfr.
Un disastro. L’età pensionabile sale di un mese nel 2027 e di due nel 2028, mentre la pensione anticipata diventa un miraggio: via Quota 103 e Opzione donna, abolita pure la possibilità di uscire dal lavoro cumulando contributi Inps e previdenza complementare. Ci sono poi i tagli: 40 milioni al fondo per chi fa lavori usuranti e 100 milioni per i “lavoratori precoci” dal 2033. Quanto al Tfr dal 1° luglio scatta il silenzio-assenso per i neoassunti: chi non decide entro 60 giorni finirà in un fondo pensione. Viene pure ampliata la platea delle imprese che devono versare il Tfr dei loro dipendenti al fondo Inps.
Tagli.
Oltre a quelli ai ministeri (7 miliardi in tre anni), in Senato si sono aggiunti quelli per il Fondo di coesione, mezzo miliardo, e quelli al Ponte sullo Stretto (780 milioni spostati al 2032-33), più altri di minore entità (tipo i 10 milioni sottratti alla Rai…).
Sanità.
Ottiene 2,5 miliardi in più nel 2026 e nel 2027: meglio di niente, ma neanche lontanamente quel che servirebbe.
Famiglie.
Il bonus per le madri lavoratrici passa da 40 a 60 euro e i giorni per la malattia dei figli da 5 a 10. Aumenta anche la soglia di esenzione Isee per la prima casa. Le famiglie avranno un contributo di 1.500 euro per l’iscrizione alle scuole paritarie.
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RENATA GIRARDI
SIAMO OLTRE L’ OSCENO
Se penso che appena incassati i Dazi trumpiani
se ne uscì con la solita spacconata ( per calmare la rabbia) ” daremo 25 miliardi alle imprese” …così a spot…per far immaginare
quanto fosse preparata a far fronte a ogni problema, la statista si rivela poco statista
ma come sempre viene il momento della resa dei conti…
Alle aziende non aveva un c***o da offrire
e quindi s’ inventa una rapina ai danni dei soliti : i lavoratori .
Stipendi arretrati che le aziende devono ai lavoratori ? Potete non pagarli !
Come fare la frocia col culo dei lavoratori questa risulta maestra !
Quindi vi fotto gli stipendi , ma se scendete in piazza a protestare siete dei fancazzisti del venerdì e lancio i cani pennivendoli i cui stipendi sono al sicuro in una guerra anti- Landini puntuale !
La dimensione coerente di quest’ underdog che ai dog spara in fronte è raccapricciante.
Per aiutare le donne cancella opzione donna.
Speriamo che per aiutare i poveri non faccia un decreto con cui chiude la Caritas…ma no…non lo farebbe mai…come taglieggia i pacchettini
degli italiani 2€ a pacco potrebbe mettere pure una tassa di 2€ sui pasti caldi offerti dalla Caritas.
Nel frattempo le amazzoni leghiste per entrare nello spirito natalizio cristiano hanno dichiarato guerra ai clochard , non li vogliono vedere nelle città a disturbare il ricco shopping dei pochi ricchi , perciò hanno già ordinato sgomberi attraverso le Forze dell’ Ordine.
Cristiani patrioti , questi tasserebbero pure i chiodi della croce di Gesù.
Nella manovra un coacervo di oscenità, Giorgetti si dice ” prudente” , in realtà l’ austerita’ draghiana è stata , vista oggi, roba da principianti ; Giogggggiaaa ” sono una di voi” si sta rivelando in tutta la sua magnifica inadeguatezza , ma soprattutto , è uscita all’ esterno quanto sia inviperita .
Odia pure i ministri da lei nominati . “Mi t9occa pure rivedervi”.
Ricambiata.
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In questo governo ci sono dei soggetti così ignoranti, così barbari, così anacronistici che mi chiedo se vivano nel nostro stesso tempo, nel nostro stesso Paese, nel nostro stesso pianeta.
Ma davvero su 60 milioni di Italiani proprio questi sono stati eletti per governarci? Si stenta a crederlo. Un Paese che è stato primo nel mondo per cultura e arte e settimo per economia, un Paese bellissimo, invidiato da tutto il mondo per la sua bellezza e intelligenza, caduto così in basso??? Il vero scandalo è questo, non un cantante da strapazzo che urla parole oscene
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