(Gioacchino Musumeci) – Il Ministro della cultura Giuli se la prende con Marcello Veneziani, noto intellettuale di destra, reo di aver criticato le politiche sciagurate del governo.

Il patetico Giuli, di cui effettivamente sono tuttora sconosciute capacità tali da giustificarne la presenza in un ministero, tenta disperatamente di rovesciare il tavolo e accusa Veneziani, critico nei confronti del governo, di essere stato arruolato dai nemici e quindi riversare bile sugli ex amici: “ Dopo aver confidato a suo tempo che aveva rifiutato l’onore di diventare il ministro della Cultura del governo Meloni- afferma Giuli- oggi sversa su di noi la bile nera di cui trabocca evidentemente il suo animo ricolmo di cieco rimpianto.”

Lo stralcio di commento raccapricciante che ho voluto riportare è scolastico; oltre fallacie argomentative evidentissime, racchiude in sé mediocrità e ignoranza crasse tipiche dei vertici del nostro misero governo.

Intanto la prima fallacia di Giuli è da meschino: refrattario alle critiche così com’è storicamente refrattaria la cultura mefitica da cui emerge la Dx meloniana, al Giuli isterico non resta che millantare ipotesi offensive, cioè che un uomo storicamente di Dx possa essere stato “arruolato dai nemici”. Il ministro cade vittima del tipico “con noi o contro di noi” di Mussoliniana memoria. Incastrato in bieche elucubrazioni littorie, al pilone Giuli non passa per la testa che Veneziani, persona degnissima indipendentemente da idee che il più delle volte non condivido, per non rovinarsi la buona reputazione che il ministro stenta ad avere oltre il perimetro deludente del trapezio in cui esibisce le proprie acrobazie verbali, abbia caldamente evitato incarichi in un governo di irricevibili.

Veneziani è un uomo autorevole, in quanto tale non ha mai necessitato esibirsi o esprimersi in modo ridicolo e noioso per confermare il proprio spessore. Essendo colto e intelligente Veneziani fa bene a sottolineare i falli di un governo che nonostante decine di miliardi ( contro cui la Giorgia Meloni dell’opposizione sbraitava per poi servirsene poco e male oggi) guadagnati per gli sforzi di odiosi predecessori, in tre anni ha compiuto una tale quantità di danni aggravati con l’arroganza del marchese del Grillo.

Giuli non lo sa ma qualsiasi uomo di destra intelligente, e ce ne sono per sfortuna sua, non può fare a meno di notare gli strafalcioni contenuti negli sgorbi che finiscono addirittura in gazzetta firmati dal Presidente della Repubblica più politicamente anemico e accondiscendente che potessimo vedere.

Il problema dell’ impettito e irascibile direttore del dicastero della cultura è quello di chiunque graviti nella compagine Meloniana: mai nulla nel merito, solo pisciatine qua e là, scemenze avvilenti tese a oscurare il fallimento inevitabile del governo poiché composto da due tipologie di individui che non si possono nascondere dietro infosfere o pirotecnicismi da sciroccati : a) Incapaci totali miracolati da sfortunate congiunture politiche. b) Rari capaci obbligati dal ruolo, pena la defenestrazione, a difendere i pochi fortunati sostenitori ai danni di milioni di sfortunati che comunque domani andranno a votare.

“Caro Giuli se basta Matteo Renzi per farvi a pezzi è abbastanza comprensibile che la sua pavida premier eviti caldamente confronti con Giuseppe Conte perfino ad Atreju. A parte questa nota comica c’è che il popolo è stanco, è stanco del vostro nulla perfino l’élite culturale della Dx che ormai vi guarda come una madre rassegnata alle insufficienze dei figli. Non è Veneziani a doversi rasserenare, sarà Giuli a dover fare i conti col proprio vuoto siderale il giorno fortunato in cui gli italiani si sveglieranno.”