Il partito di Salvini vuole limitare l’invio al “materiale bellico difensivo”. Il no del ministro. Il testo all’esame del cdm del 29

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – ROMA – Niente armi «offensive» all’Ucraina. E via libera solo a forniture «difensive». A proporre nelle ultime ore un vincolo tanto stringente è la Lega, per bocca del plenipotenziario salviniano al Copasir, Claudio Borghi. È lui a teorizzare la tagliola. Uno sgarbo a Kiev, che è poi anche segnale distensivo verso Vladimir Putin. Il pretesto è il prossimo decreto che garantisce per il 2026 copertura all’invio di materiale bellico all’Ucraina.
Il testo è ostaggio delle pretese leghiste. In queste stesse ore, tocca a Guido Crosetto provare a difendere la filosofia del provvedimento. Il titolare della Difesa fatica a comprendere il senso della pretesa. E vuole evitare che il Carroccio sterilizzi gli aiuti, costringendo l’Italia a mandare segnali quasi ammiccanti verso Mosca. Per lui, ad esempio, non ha molto senso distinguere tra armi offensive e difensive, perché quando si è sotto attacco nessuna arma può considerarsi offensiva: serve appunto a difendersi. A chi gli domanda del pressing della Lega, risponde così: «Non capisco cosa significa che l’Ucraina non può vincere la guerra. Io, come sa benissimo Borghi che mi ascolta da tre anni al Copasir, ho sempre detto che per la Russia vincere significa occupare pezzi di un’altra nazione, per l’Ucraina vincere significa sopravvivere ed impedire a Putin di schiacciarla completamente».

Il sostegno anche militare a Kiev è quindi doveroso, per il responsabile della Difesa. E deve significare anche soccorso militare, per far sì che la legge del più forte non schiacci una nazione sovrana. «Negli ultimi due anni – ricorda Crosetto sempre rivolgendosi al Carroccio – la Russia ha conquistato un 2% di territorio ucraino in più, costringendo al sacrificio più di un milione di russi ed ucraini in questa folle contrapposizione che nessuno voleva. E a chi sostiene che l’Europa provocava, ricordo che l’Europa era diventata il partner economico di riferimento della Russia». Un’altra stoccata a Salvini, che reclamò a lungo la fine del regime sanzionatorio contro Mosca dopo l’invasione della Crimea.
Questa è dunque l’aria che si respira nell’esecutivo, alla vigilia del varo del decreto. Su Repubblica, Alfredo Mantovano ha annunciato che nel testo sarà indicata anche la natura civile degli aiuti a Kiev. Un compromesso che non sembra bastare alla Lega, che avanza richieste più radicali: «Si sta lavorando ad una discontinuità con i precedenti decreti armi – sostiene Claudio Borghi – Oltre agli aiuti civili, prioritari, l’ipotesi è continuare a supportare in più modi Kiev, ma indirizzarsi verso l’invio di strumentazioni solo difensive come i sistemi antiaerei e equipaggiamenti mirati alla difesa, a differenza di quanto è avvenuto finora».
È una “selezione” che difficilmente Giorgia Meloni potrà accettare. E che di certo Crosetto non sembra considerare ragionevole. Il tempo per approvare il decreto stringe, visto che esistono due soli consigli dei ministri a disposizione: lunedì 22 e lunedì 29 dicembre. L’orientamento è dare il via libera due giorni prima di Capodanno. Per avere tempo di limare ancora, per trattare. Sui social, il senatore dem Filippo Sensi sfida l’esecutivo: « Mi raccomando, Meloni: il decreto armi facciamolo tardi e vuoto, i morti non ne hanno più bisogno». A lui risponde proprio il ministro della Difesa: «Farlo il primo o il 29 dicembre non cambia nulla, perché entra immediatamente in vigore e ci basta che lo sia il primo gennaio. Farlo più tardi possibile è solo un modo per avere più tempo per la conversione».
La politica estera secondo Mattarella
(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Da quando, a luglio, citò il Terzo Reich per dire che l’aggressione russa all’Ucraina era “della stessa natura”. Fino a venerdì scorso quando ha chiesto ai partiti di non fare storie nel sostenere le “necessarie” spese per la Difesa, “nel momento in cui il modello democratico appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie”. Il protagonismo di Sergio Mattarella sul conflitto Russia-Ucraina espresso nelle più svariate circostanze rituali, e dalle più alte cattedre europee, non conosce sosta. Sono soprattutto gli attacchi frontali che il capo dello Stato sferra continuamente contro il Cremlino a fare notizia. “Non evochi la pace chi muove la guerra”. “La sola minaccia del nucleare è un crimine contro l’umanità”. “La Russia vuole ridefinire con la forza i confini dell’Europa”. “Mosca fuori dalla storia”. “È in atto un’operazione contro il campo occidentale, che vorrebbe allontanare le democrazie dai propri valori, separando i destini delle diverse nazioni”. Queste incisive frasi, e le numerose altre che non riportiamo per ragioni di spazio, proprio per la vasta risonanza suscitata e, naturalmente, per il ruolo e l’autorevolezza di chi le ha pronunciate. Non dovrebbero indurre a qualche seria riflessione sulle conseguenze che ne derivano? Prima di tutto l’esposizione in prima persona del presidente della Repubblica alle ritorsioni e alle minacce russe, affidate alla postura aggressiva della portavoce Maria Zakharova incaricata di sibilare le veline di Vladimir Putin. Colpisce poi una certa solitudine del nostro capo dello Stato rispetto ai suoi pari grado occidentali, anche nel gruppo dei cosiddetti volenterosi, che preferiscono non esporsi su un terreno così minato e che, a sua differenza, adottano preferibilmente un cauto linguaggio di stampo paludato-istituzionale. Esiste, infine, un contesto interno che potrebbe riguardare, sul tema della guerra, non solo una certa sovraesposizione del linguaggio allarmato ed esplicito del Quirinale rispetto a quello più diplomatico del governo, ma appunto le scelte che ne scaturiscono. Data la natura delle questioni sollevate, le parole di Mattarella infatti non possono essere rubricate semplicemente nella categoria dei “moniti”, frequentemente usati (e abusati) nella storia recente e passata dagli inquilini del Colle. Il capo dello Stato, tra gli altri incarichi, presiede un organismo di eccezionale importanza strategica come il Consiglio supremo di difesa, nel quale insieme ai vertici militari siedono i ministri di Esteri, Interno, Economia, Difesa, Sviluppo economico. Si suppone che nelle riunioni di questo alto consesso venga praticata l’arte della sintesi, né si hanno notizie in contrario. Ma qualche interrogativo sulle indicazioni di fondo rimane. Prendiamo la linea del governo Meloni-Salvini favorevole a quel piano Trump che non esclude, anzi, la cessione alla Russia del Donbass, almeno quella parte prevalente della regione già conquistata dall’esercito di Putin sul campo. Come si concilia tutto ciò con le parole di Mattarella? Quando per esempio egli sostiene che “non si possono ridefinire con la forza i confini dell’Europa”? E dal tradizionale discorso di fine anno quali scenari di pace e di guerra saranno disegnati da colui che oggi, di fatto, appare il frontman della politica italiana estera e di difesa?
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il Padella è fuori come un balcone
“autorevolezza di chi le ha pronunciate”
“affidate alla postura aggressiva della portavoce Maria Zakharova incaricata di sibilare le veline di Vladimir Putin”
“che preferiscono non esporsi su un terreno così minato e che, a sua differenza, adottano preferibilmente un cauto linguaggio di stampo paludato-istituzionale”
a parte l’ opinabilità di queste affermazioni abbastanza sbrigative,
dovrebbe essere più coraggioso.
Mozzarella fa una politica estera e di impegno militare divergente dal governo?
oppure è un gioco delle parti, visto che Crosetto se lo coccola vistosamente, e il PD vota sempre a favore delle scelte governo?
Il tutto coperto da nebbia perchè viene secretato tutto, dall’impegno economico agli invii di armi, agli accordi pluriennali sia con l’UKRONAZI che con i genocidi del governo israeliano.
Cosa stanno facendo sotto copertura col FAVORE DELLE TENEBRE?
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Siccome gli italiani la pensano all’opposto e i russi lo sanno, Mattarella pensa che scandendo qualche frase con piglio più o meno aggressivo mette a posto le cose coi soci UE, a partire dai Volenterosi.
Operazione che fa anche tenerezza.
Gli italiani continuano a pensarla all’opposto.
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Può essere. Di fatto Mattarella è un buon soprammobile per tutti…bianchi, grigi e neri.
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il titolo doveva essere: PRIMA LI ABBIAMO AIUTATI PER VINCERE……OGGI PER SALAVARLI !
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Un lungo articolo. Senza una parola sui CESSI d’oro e sulle credenze piene di euri della corruzione delle alte cariche di quel disgraziato Paese. Poichè, poi, tra la corruzione e il tradimento il confine è sottile, non si può escludere che – per denaro – vendano ai Russi informazioni per distruggere le armi ricevute.
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