Nel pacchetto europeo da 300 milioni chiarezza sulle nuove etichette digitali e sulle regole sull’uso dei finanziamenti per la promozione, che ora coprono anche l’enoturismo

(di Giorgio dell’Orefice – ilsole24ore.com) – Forte semplificazione delle regole sull’etichettatura dei vini, flessibilità nell’utilizzo dei fondi comunitari per misure di competitività come la promozione all’estero o la ristrutturazione dei vigneti. Introduzione dell’enoturismo, in forte crescita in Italia, tra le attività finanziabili con fondi Ue. Ma restano alcuni dubbi sull’inquadramento normativo dei nuovi vini dealcolati.
Sono queste, in sintesi, le novità introdotte dal “Pacchetto Vino” sul quale la scorsa settimana è stato raggiunto l’accordo nel Trilogo tra Commissione europea, Consiglio Ue ed Europarlamento. Dall’Europa è giunta così, e per una volta, una risposta tempestiva alle richieste dei produttori europei di vino alle prese con una difficile fase di mercato tra trend dei consumi in discesa e dazi introdotti dagli Usa.
Via libera all’etichetta digitale
È stato compiuto un deciso passo avanti sulla cosiddetta “etichetta digitale”. Dopo anni di dibattiti tra i Paesi membri sull’opportunità o meno di indicare in etichetta ingredienti e informazioni nutrizionali, finalmente si è deciso di puntare su un pittogramma (probabilmente sarà scelta la lettera “i” ma è ancora da definire) e sul Qr code rinviando il consumatore alla consultazione digitale ed evitando così, per le etichette dei vini un pericoloso “effetto bugiardino”. In questo modo infatti si evita anche di dover tradurre le informazioni in etichetta in lingue diverse. Le nuove norme varranno tanto per i vini commercializzati nel mercato comunitario quanto per quelli esportati extra Ue.
Contributi più modulabili
Altra misura di grande importanza per le imprese riguarda la flessibilità e la maggiore intensità dei contributi introdotta dal pacchetto vino sulle misure di sostegno al settore finanziabili con fondi comunitari. Va ricordato che l’Italia riceve in media ogni anno, nell’ambito dell’Ocm vino, circa 300 milioni di euro per cofinanziare misure come la promozione del vino sui mercati, la ristrutturazione dei vigneti, gli investimenti tecnologici in cantina.
Finora il cofinanziamento comunitario copriva fino al 50% dell’investimento. Questa percentuale salirà ora al 60% ma potrà arrivare fino all’80% nel caso in cui le misure (come la ristrutturazione dei vigneti o gli investimenti in cantina) favoriscano l’adattamento dell’azienda ai cambiamenti climatici.
L’altra grande novità in materia di misure di sostegno è la possibilità di sostenere (nell’ambito dello slot “investimenti in cantina” che per l’Italia vale circ 60 milioni di euro l’anno) le iniziative sull’enoturismo, settore in forte crescita in particolare in Italia. In sostanza, i fondi Ue potranno essere utilizzati anche per cofinanziare (almeno al 60%) gli investimenti per realizzare sale di degustazione o spazi ad hoc per ricevere i visitatori in cantina.
Importante anche la novità introdotta per le azioni di promozione all’estero del vino. In passato era possibile concentrarsi su un singolo Paese di sbocco per massimo cinque anni; ora questo limite viene portato a nove anni.
Tra le misure per la competitività delle imprese vanno poi ricordate le autorizzazioni all’impianto di nuovi vigneti che in passato una volta accordate dovevano essere necessariamente utilizzate entro tre anni, adesso questo limite viene portato a otto anni.
Rottamazione delle vigne
Intesa anche per gli interventi anticrisi. Viene chiarito che le estirpazioni dei vigneti (che la Francia sta adottando in maniera massiccia) potranno essere sostenute da un Paese membro con fondi Ue, ma all’interno della propria dotazione nazionale di risorse comunitarie.
«Si tratta di una novità importante – spiegano in Federvini – perché se l’estirpazione fosse stata finanziata con la riserva di crisi poteva accadere che l’Italia venisse chiamata a contribuire anche agli espianti dei vigneti francesi».
Poca chiarezza sui dealcolati
Col Pacchetto Vino Bruxelles introduce un primo inquadramento sui vini dealcolati o parzialmente dealcolati, ma le nuove regole lasciano però sul tavolo alcuni dubbi. Innanzitutto, un vino “totalmente dealcolato” sarà quello con una gradazione alcolica tra 0 e 0,5 gradi e potrà chiamarsi anche “alcohol free”.
I dubbi nascono per le classi intermedie o “reduced alcohol”. Oggi la definizione di vino parzialmente dealcolato è quella di un prodotto che ha da 0,5 a 8,5 gradi. La norma prevede anche che sia necessario che la riduzione alcolica sia almeno del 30% della gradazione di partenza. «In questo modo – spiegano all’Unione italiana vini – i vini parzialmente dealcolati saranno quelli che in media avranno tra 0,5 e 5 gradi. Ma non si dice come verranno considerati quelli tra 5 e 9 gradi alcol. Si potranno ancora chiamare “vino”? o avranno una denominazione diversa?»
L’incognita sulla durata
Ma la principale incognita che il pacchetto vino lascia in sospeso è quello sulla durata di queste misure. Le novità, infatti, impatteranno di certo sull’attuale Organizzazione comune di mercato del settore vino e sulle relative risorse che resteranno invariate fino al 2027. Ma ora sarà la riforma della Politica agricola comune a dover chiarire se l’Ocm vino resterà attiva anche in futuro. Un chiarimento che i produttori auspicano arrivi presto altrimenti tutte queste importanti novità finiranno per avere un orizzonte temporale solo di pochi mesi.