Continua la relazione tra flussi e allarme sicurezza nonostante il numero degli arrivi sia costante

La paura dei migranti spinta da politica e media

(di Ilvo Diamanti – repubblica.it) – Il fenomeno dell’immigrazione ha un peso e un ruolo significativo, in Italia, costituisce, infatti, quasi il 10% della popolazione: oltre 5 milioni di persone. E ha un peso rilevante, sul piano demografico ed economico. In molti settori ha un ruolo importante, talora determinante, nell’occupazione. Al di là delle polemiche che continua a sollevare. Peraltro, ha una geografia composita. Infatti, anche se l’attenzione (spesso polemica) si concentra sulla componente che proviene dall’Africa, una parte rilevante ha origine da Paesi europei: Romania, Albania, Ucraina. E dalla Cina. La presenza degli stranieri, in Italia, comunque, ha un peso importante, per l’occupazione e la produzione. Ma continua a suscitare attenzione e polemica, come mostrano i dati rilevati dall’Associazione Carta di Roma e dall’Osservatorio di Pavia.

Peraltro, c’è un’evidente relazione fra il numero delle notizie presentate sui media e il grado di intensità del dibattito pubblico. In particolare, negli ultimi 10 anni. Da quando l’argomento è divenuto centrale nel confronto politico. Sollevato, in particolare (ma non solo), dalla Lega di Salvini. In tempi segnati da un cambiamento significativo del rapporto fra i cittadini e partiti. Sempre più “personalizzato” e condizionato dalle “paure”, più che dalle appartenenze.

Così, come mostrano in modo chiaro i sondaggi condotti da LaPolis-Università di Urbino (con Demos e Avviso Pubblico) non è un caso che i picchi di audience più elevati si osservino in coincidenza con i periodi di campagna elettorale. In particolare, fra il 2017 e 2019, quando gli immigrati divengono un tema utilizzato (con successo) dalla Lega, in occasione delle elezioni politiche ed europee. Come 5 anni dopo, fra il 2022 e il 2023. Quando il centrodestra si afferma nuovamente. Anche i dati più recenti (rilevati da Carta di Roma) sottolineano come nell’agenda dei tg nazionali la questione continui a contare. Così la relazione tra i flussi migratori e l’emergenza in merito al sentimento di insicurezza, connesso alla criminalità, si riproduce. Nonostante il numero degli immigrati sia costante.

È interessante, al proposito, osservare come un picco rilevante dell’attenzione fra i cittadini sull’argomento si manifesti, in precedenza, nel 2007. Anche in questo caso, in “clima” elettorale. All’indomani delle elezioni politiche del 2006, mentre si svolgevano le elezioni amministrative. In questo caso, però, la questione non ottiene particolare attenzione sui media. Al contrario. E ciò costituisce un aspetto interessante. Perché marca un passaggio nel percorso politico e mediatico italiano. Alle elezioni del 2006, infatti, Silvio Berlusconi e Romano Prodi si sfidarono alla vigilia del voto. Nel quale il centrosinistra, guidato da Prodi, prevalse di misura. Sottolineando l’utilità e l’importanza dei media. In particolare, della tv. In tempi di equilibrio e di incertezza. Che spingono le campagne elettorali. Fino all’ultimo. Perché, come sottolineò in un testo scritto negli anni 80 Sidney Blumenthal, noto consulente politico (consigliere, fra l’altro, di Bill Clinton), siamo in tempi di “campagna elettorale permanente”. E le elezioni non finiscono mai.

Tuttavia, oggi il tema dell’immigrazione, sui media, funziona ancora. Ma meno di qualche anno fa. Non perché gli immigrati non suscitino più paura e sospetto. Non è così, come mostrano i dati rilevati da Demos e LaPolis-Università di Urbino. e da Carta di Roma — Osservatorio di Pavia. Tuttavia, negli ultimi anni, sono subentrati altri motivi di insicurezza e di “paura”, che condizionano il sentimento delle persone. Gli atteggiamenti dei cittadini.

Basta guardare indietro. Non tanto tempo fa, tra il 2019 e il 2022, quando in Italia e in altri Paesi (non solo europei) esplose l’emergenza generata dal Coronavirus. Il Covid.

Infatti, in quegli anni la paura degli immigrati fa meno paura. Ridimensionata da altre paure. E, anche per questo, fa meno notizia. Come mostrano i dati dei sondaggi proposti in questa pagina.

In attesa di altre emergenze e di altri eventi. Che, naturalmente, non ci auguriamo. Ma che, ad ogni modo, vanno considerati e controllati. Anche perché, come dimostrano queste ricerche, fra paura e informazione c’è reciprocità. E le paure, talora, vengono alimentate anche perché… fanno audience».