
(Flavia Perina – lastampa.it) – È la storia di un duello possibile, cercato, di sicuro utile a entrambe le protagoniste (sì, anche a Giorgia Meloni, che di un nemico forte avrebbe bisogno) ma largamente appassito per asimmetria del contesto. La premier a Castel Sant’Angelo parla a una platea di fervidi credenti che da nove giorni lavorano a sua maggior gloria, al termine di una passerella di alleati plaudenti, che esibiscono in ogni modo la loro sottomissione: persino Matteo Salvini il guastatore ringrazia, blandisce, chiama l’applauso rivelando di aver preferito il bagno di folla di Atreju al compleanno di sua figlia («Le dirò che non ci sono perché sto con voi»). A qualche chilometro di distanza Elly Schlein sale sul palco di un organismo burocratico, l’assemblea del Pd, che (si dice) ha stentato persino a radunare in queste giornate prenatalizie. L’evento marca l’ingresso ufficiale nella sua maggioranza di Energia Popolare, l’area che fa riferimento a Stefano Bonaccini, allontanando l’ipotesi di un congresso anticipato del Pd, e insomma siamo ancora agli “interna corporis” degli equilibri Pd, croce eterna di ogni segreteria democratica. Il confronto è stridente. E sottolinea con spietatezza la distanza di status che divide le due competitrici.
La lontananza è estetica – da una parte una grande festa di piazza, popolare, partecipata, scintillante, dall’altra una riunione di dirigenti nel chiuso di un auditorium – ma anche personale e politica. Il centrodestra ha da tempo riconosciuto in Meloni «quella che ci fa vincere» e si è consegnato alla sua leadership in nome di un potere finalmente riagguantato, che nessuno intende mettere a repentaglio almeno finché non mostrerà cedimenti nei sondaggi. Nel campo progressista Elly Schlein non è percepita nello stesso modo. La sua volontà «testardamente unitaria» ha portato vittorie alle Regionali e in molte città, il suo schema di gioco funziona, e tuttavia la critica prevale sui riconoscimenti, i dubbi sulle aperture di credito. Alla vigilia del duello immaginario con Meloni, Giuseppe Conte ha detto con chiarezza che con lei, con il suo partito, con il suo mondo, non c’è nessuna alleanza: un colpo fatale all’idea stessa che le opposizioni giochino già nella stessa squadra e con gli stessi obbiettivi. E tuttavia se la sfida diretta è fallita, troppo sbilanciata per avere un senso politico, non ci sono dubbi che Elly Schlein ieri si sia conquistata il ruolo di nemico principale dell’universo meloniano. Sono state tutte per lei le stoccate della premier sul nannimorettismo (mi si nota di più se vengo o non vengo?), sulla mancata difesa dei lavoratori, sull’arruolamento di Francesca Albanese, sulla sinistra che rosica per i riconoscimenti alla cucina italiana, sul campo largo che è andato ad Atreju a confrontarsi (Conte, Renzi, Bonelli, Calenda, Magi) mentre la capa del Pd ha preferito sottrarsi. La posizione le gioverà. Essere fuori dal giro di quelli che Meloni ringrazia, alla fine, è un vantaggio. Dà un valore più alto alle accuse di Schlein sul carovita che galoppa, sui salari fermi, sulle priorità sballate del governo che pensa al premierato e non alla sanità. Respinta con danni dal tentativo di imbastire un faccia a faccia con la premier, la segretaria Pd se la potrà giocare dicendo: «Io sono quella che tiene ferma la trincea dell’opposizione, sono quella che non si è piegata alla passerella celebrativa» (sottotesto: come Conte).
No, il giorno dei due discorsi paralleli non è stato un duello, ma l’esatto contrario: la dimostrazione che Meloni gioca ancora in posizione di assoluto vantaggio, ha dietro di sé una coalizione, un popolo, un riconoscimento inossidabile. Ma risulterà anche la giornata in cui, dall’altra parte, a enumerare le mancanze del governo e a lanciare proposte alternative, c’era Elly Schlein e non altri.
peretta è proprio ridicola
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Bla bla bla….
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La retorica di Giorgia si può manifestare esclusivamente ad un livello molto “basso”, non sarebbe in grado di confrontarsi con Giuseppe (verrebbe distrutta dialetticamente) nè da solo né in compagnia. Dal momento che sarebbe in difficoltà anche con Elly (nonostante l’abisso che la separa da Giuseppe) ha rivolto l’invito ad entrambi, solo perché era certa che sarebbe stato rifiutato da Elly, la quale ha perso l’occasione d’incastrare Giorgia… Sarebbero stati in due contro una “mezza calzetta”, durante la “sua festa”, un’occasione imperdibile! Grazie Elly e VFC…
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Partecipare a una fiera delle vanità a seguito di un cortese invito è solo un modo per ottenere un piccolo momento di visibilità, che non fa mai male in società dello spettacolo come lo è altrettanto declinare l’invito per salire sui palco del proprio oratorio. C’è da notare però che un ex presidente del consiglio, a capo del terzo partito italiano, sarebbe stato molto disponibile a confrontarsi con quello attuale, ma ciò non è avvenuto perché la ducessa forse era impegnata a fare il presepe o a tenere la testa alta dal parrucchiere, mentre un altro ex presidente del consiglio è stato portato via di peso, dopo un aspro confronto politico con una ministra. Giorgia detta Giorgia – o la sua nazzzione, ma tanto è la stessa cosa, no? – sarebbe “diventata forte”, come recitava la futuristica didascalia compressa nella mole Adriana del loghetto della manifestazione dei figli di Atreju e nipoti di Almirante, ma non così tanto da reggere un libero confronto con gli altri politici, predecessori e aspiranti successori.
Nella foto d’epoca del 1934 si vede Il duce, accompagnato da gerarchi e altre personalità, mentre fa il suo ingresso nel nuovo parco pubblico della Mole Adriana – proprio dove per una settimana si sono svolti i saturnali melonisti. Sono sempre dei fascisti, vigliacchi, tanto per parafrasare una becera battuta della cara buonanima.
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“«Io sono quella che tiene ferma la trincea dell’opposizione, sono quella che non si è piegata alla passerella celebrativa» (sottotesto: come Conte).”
Ah ah ah… ma se l’aveva proposta LEI?
Si è sottratta solo quando è stato esteso l’invito a Conte… e, occhio, la nana Benita, con Conte, non si è nemmeno PRESENTATA!
Pauuuura, eh!? 😱🤣
Conte non è certo andato a farsi prendere in braccio da Crosetto, ma a presentare tutte quelle istanze che la solita Perina attribuisce al Pd… tra l’altro temi nostri, non di Schlein(anche se le riconosco di averli abbracciati, tipo salario minimo, che sembra abbiano *pensato” loro!).
In sostanza, solite “busiarde”, sgamabili subito.
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Con l’opposizione che c’è oggi in Italia questa governa per altri 20 anni. Tutti (tranne la Schlein) in processione alla sua manifestazione per guadagnare briciole di visibilità. Poi arriva lei al comizio di chiusura e bastona tutti senza pietà. “Ma come?”, dice un Angelo Bonelli qualunque, “so’ venuto a casa tua, ho girato intorno ai tappeti per non sporcà, nessuno se ricorda più quello che ho detto, e appena so’ uscito tu te metti a urlà contro de me e me sotterri?”. Se non si segue la legge di Pertini, “a brigante, brigante e mezzo”, con questa non c’è partita.
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“mentre la capa del Pd ha preferito sottrarsi. La posizione le gioverà. Essere fuori dal giro di quelli che Meloni ringrazia, alla fine, è un vantaggio. Dà un valore più alto alle accuse di Schlein sul carovita che galoppa, sui salari fermi, sulle priorità sballate del governo che pensa al premierato e non alla sanità.”
Davvero? Io non direi proprio! Aveva l’occasione di fargliele in faccia, quelle accuse. Ha fatto proprio una figura meschina, ha tenuto un comportamento indegno di un leader.
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