(Giancarlo Selmi) – “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”. Il titolo di un bel film di Pedro Almodovar. Da oggi, ma non solo, categoria alla quale andrebbe assegnata la Ridens Panella. Perché, francamente, dopo aver visto lo spettacolo offerto oggi dalla sua trasmissione ma, soprattutto, il suo atteggiamento, fra risate che definire sguaiate pare tutt’altro che un’esagerazione e squallidi, rivoltanti e violentissimi attacchi, peraltro in assenza, a Giuseppe Conte e all’intera comunità del Movimento 5 Stelle, il sospetto che fosse in preda a una crisi di nervi, è forte.

Fra ironie tutt’altro che sottili, non ne è capace, e accuse di vario tipo mosse in collaborazione con il pessimo Goffredo Buccini e il sempre più comico (involontariamente) Senaldi, in una sorta di compromesso storico fra un fascio, un democristiano di destra e una fervente sostenitrice di una inesistente, oltre che pseudo, sinistra un tanto all’etto di caviale. I tre appassionatamente uniti dal disprezzo verso chi non la pensa come loro. E questa volta non si è salvato neppure l’elettorato del Movimento 5 Stelle, dileggiato e offeso.

L’elettore, quindi anch’io, paragonato a quello della lega, con un’approssimazione, una leggerezza e una più che evidente ignoranza. Secondo la tesi di Buccini e della Ridens Panella, tesi sottolineata e confermata non solo dagli assentimenti, ma anche dalle inutili e volgari risate di quest’ultima, il sottoscritto, insieme a chiunque voti il Movimento, sarebbe vicino e somigliante a un elettore della Lega. Mi chiedo fino a quando a un giornalista televisivo verrà consentito di offendere e di mortificare in questo modo.

Oggi si è veramente toccato il fondo. Posso capire l’innamoramento della Ridens per la guerra, anche quello per uno dei principali guerrafondai; posso capire che lei voglia manipolare e portare sulle sue posizioni i telespettatori perché così la pensa, così prende il bonifico, così gli sarà stato ordinato, ma ridicolizzare in quel modo, umiliare in quel modo, la passione, le idee, le convinzioni di una comunità politica intera, fatta di milioni di persone pensanti, sottolineo pensanti, è un’operazione tanto squallida, tanto di retroguardia, quanto fascista. Andrebbe querelata.

Il gabinetto di guerra di oggi ha prodotto intolleranza, dualismo, manicheismo e una totale mancanza di rispetto. Negli studi di Tagadà la guerra è cominciata, ma non solo ai russi, la guerra è stata dichiarata alla pace, al pacifismo e a chi non la pensa come la ridente conduttrice. Le consiglio di cambiare il nome della trasmissione da Tagadà a Ratatà, sarebbe un titolo molto più azzeccato.