L’ex pugile audito alla Camera, così come il conduttore De Martino. L’attore domani ad Atreju sul palco insieme ad Arianna Meloni

Stefano De Martino

(Simone Alliva – editorialedomani.it) – Succede tutto in pochi giorni, come se qualcuno avesse aperto il sipario. Mercoledì 3 dicembre ha attraversato i corridoi della Camera Simone Ruzzi, alias Cicalone, ex pugile, youtuber, “difensore” delle periferie romane, chiamato in audizione parlamentare davanti alla Commissione che indaga il degrado urbano.

«Come ha detto qui», ha detto orgoglioso presentandosi ai deputati dopo i ringraziamenti di rito. Dove «qui» sta per Alessandro Battilocchio, presidente della Commissione, parlamentare di Forza Italia che lo aveva appena descritto come «esperto conoscitore delle periferie, un narratore delle periferie».
Quasi una scena cinematografica. Cicalone si è rivolto ai presenti senza cambiare tono rispetto ai suoi video su YouTube. Ha raccontato come ha affrontato fisicamente i borseggiatori della metro di Roma proponendo soluzioni. Deputati estasiati. Il Cinque stelle Antonia Iaria, dandogli del tu, non è riuscito a trattenersi: «Ti seguo dai primi video. Un veicolo di informazione molto importante». «Un lavoro meritorio di denuncia» per Marco Perissa di FdI che in romanesco lo ha accolto: «Buon pomeriggio, Simone. Va a finì che so io che non t’esprimo solidarietà. T’hanno dovuto menà, ma hai messo d’accordo tutti».

Sei giorni dopo, il 9 dicembre, la politica ha “cambiato canale”. La commissione Femminicidio ha convocato Stefano De Martino, ex ballerino, conduttore di TeleMeloni, per discutere di violenza di genere online. Il presentatore di Affari Tuoi ha attraversato il palazzo con i parlamentari che, di nascosto, gli chiedevano selfie.

Di Martino invitato non come esperto ma come vittima, dopo la pubblicazione online di un video intimo con la compagna Caroline Tronelli, rubato dalle immagini del sistema di video sorveglianza della loro casa, che ha portato la procura di Roma ad aprire un’inchiesta per revenge porn. Per i dati sensibili, la tutela dell’audito e la privacy, l’audizione rimarrà secretata.

Intanto Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, si prepara a ospitare l’attore Roul Bova che, giovedì 11 dicembre, insieme ad Arianna Meloni parlerà di deepfake, reputazione digitale, odio sui social. Con lui Francesca Barra, Laura Bononcini, Fabio Ferrari e Valerio De Gioia. Attori, influencer, conduttori, creator. Tre fatti. Tutti legati in qualche alla contaminazione tra la politica e il mondo dello spettacolo. Un confine che Silvio Berlusconi, a ben vedere, aveva già superato negli anni Novanta.

In principio fu Berlusconi

Un processo che Massimiliano Panarari, sociologo politico e professore della comunicazione all’Università di Modena e Reggio Emilia, spiega così: «Possiamo prendere come alfa di questo processo Berlusconi, con lui la mediatizzazione diventa integrale. Pensiamo alla logica mediale tipica del medium dominante dell’epoca quella che Umberto Eco chiamava “la neo-televisione”. Lì si trasferisce la politica in una chiave di grande adesione, non solo medium come cassa di risonanza ma la politica adatta i suoi contenuti al medium che la veicola».

Il mondo è cambiato intanto: «Si è consumata la politica razionale della modernità. L’organizzazione politica è in crisi: del volontariato, dei militanti e il mercato elettorale più volatile». Così la politica si affida ai social e a protagonisti che producono like: «Raoul Bova per il gossip per via della separazione, Stefano De Martino popolarissimo su TeleMeloni ma anche sui social per la violazione che ha subito, queste figure che possono diventare dei testimonial, secondo una dinamica tipica della politica che punta a parassitare la celebrity altrui».

Alla ricerca delle emozioni

Ma non solo. In questo nuovo tempo la piattaforma è sovrana, l’uno vale uno. Da qui il tentativo di scardinare le strutture di partito, di ignorare le competenze: «Un elemento tipico nei tempi del neo-populismo: l’esperire quel processo di crisi degli esperti o anche di contestazione degli specialisti. L’essere una figura pubblica, oggetto di un consenso, giustifica e autorizza automaticamente a portare delle opinioni. Questa è una destra neo-populista che ha attaccato dall’opposizione il sistema di competenze come establishment per anni, promuovendo saperi alternativi».

«C’è poi un altro elemento» individua Panarari «l’essere vittime che diventa possibilità di esprimere opinione. Come nel caso di De Martino. C’è la dinamica dell’“emozionalizzazione”, cioè la trasformazione dall’opinione pubblica della modernità alla emozione pubblica della post modernità. Si è titolati, non a fornire pareri neutri in quanto tecnici, ma portare la propria esperienza di vita e poter coinvolgere emotivamente i destinatari». E così le Commissioni parlamentari diventano un po’ talk show, le feste di partito un po’ festival di inizio stagione, i politici un po’ conduttori e un po’ spettatori. Non è uno scandalo, non è una rivoluzione. È un linguaggio nuovo che entra dove prima non era previsto.