Yaron Sarig, responsabile delle ricerche tecnologiche del Ministero della Difesa israeliano, ha fornito le prime informazioni sull’impiego di armi guidate dall’intelligenza artificiale durante le operazioni contro Hamas nella Striscia. In un video ha mostrato alcuni dei sistemi usati come bulldozers senza uomini alla guida

AI e droni, a Gaza si è combattuta la prima guerra robotica della storia

(di Gianluca Di Feo – repubblica.it) – Una guerra disumana, letteralmente: “Quella di Gaza è stata la prima guerra robotica della Storia”. Così l’ha definita Yaron Sarig, responsabile delle ricerche tecnologiche del Ministero della Difesa israeliano. Lo ha fatto all’Università di Tel Aviv durante la Defence Tech Week, tenendo una conferenza intitolata: “Robot e intelligenza artificiale: dalla teoria al campo di battaglia”. Sarig ha fornito le prime informazioni sull’impiego di armi guidate dall’AI durante le operazioni contro Hamas nella Striscia, spiegando che sono state frutto di “vent’anni di ricerche”. In un video ha mostrato alcuni dei sistemi usati durante la campagna a Gaza: bulldozers e veicoli blindati M113 senza uomini alla guida, oltre a piccoli veicoli a otto ruote motrici, alcuni dei quali dotati di mitragliatrice.

L’orchestra degli automi

Sono solo una parte della falange di automi schierati dalle Israeli Defence Forces per penetrare nei centri abitati palestinesi durante la lunga e devastante operazione nella Striscia. Quello che Sarig ha sottolineato non è il ruolo dei singoli robot, quanto la capacità di farli agire tutti insieme “come un’orchestra”. Squadre di M113 senza equipaggio che si coordinavano per aprire una strada all’interno di una zona abitata; mezzi ruotati telecomandati che rifornivano di cibo e munizioni i reparti appostati in basi fortificate all’interno delle città. “Abbiamo visto questi assetti operare in praticamente tutti i reparti”, ha spiegato Sarig, sottolineando che sono in grado di agire anche dove le coordinate Gps vengono azzerate dalle contromisure e che dispongono di “un certo numero di sensori di nuovo tipo”.

Controllo totale sulla Striscia

Questa onnipresenza dei robot è stata agevolata dal flusso colossale di dati raccolti dagli israeliani grazie a “decine di migliaia di ore di volo” dei droni in aria e “migliaia di ore di attività“ di macchine autonome presenti sul terreno. Molti analisti ritengono che sia proprio la capacità di gestire in sciame i sistemi unmanned il settore in cui Israele ha una superiorità rispetto a qualsiasi altro Paese. Gli ucraini e in misura minore i russi hanno impiegato droni volanti e terrestri in manovre combinate, oltre a sviluppare coppie di mezzi che interagiscono tra cielo e suolo. Ma riescono a farlo solo in spazi ristretti e per periodi limitati. A Gaza invece la falange delle macchine autonome è stata sempre in azione, garantendo il controllo della Striscia pure nelle zone dove i soldati e i tank non riuscivano a penetrare. Questo ha ridotto i rischi per i militari in carne e ossa, che hanno affidato ai droni qualsiasi attività pericolosa. Si è visto pure nei filmati dell’uccisione del capo di Hamas, Yahya Sinwar: il terrorista ferito – e non riconosciuto – è stato avvicinato da un quadricottero, contro cui ha tirato un bastone, e poi ammazzato sparando una cannonata.

L’esercito dell’AI

Sarig non ha parlato di alcuni episodi emersi durante il conflitto, come l’uso degli M113 robotizzati e imbottiti di esplosivo per far saltare in aria interi isolati di Gaza City durante l’ultima fase della guerra. Il responsabile del ministero della Difesa ha anticipato altri sviluppi: “Siamo solo all’inizio di questa rivoluzione. Nei prossimi anni, spinti dalle necessità operative, espanderemo in maniera significativa le nostre capacità operative. I robot serviranno come ponte decisivo verso il mondo dell’intelligenza artificiale che, guardando al futuro, sarà integrata in ogni armamento e nelle dotazioni di ogni soldato”. Nella stessa conferenza il generale Oren Giber, responsabile del direttorato del ministero della Difesa che si occupa di mezzi corazzati ha presentato quali saranno i carri armati israeliani del 2030: ogni tank sarà accompagnato da un gregario-robot, che potrà anche lanciare piccoli droni volanti e combattere sincronizzandosi con il resto delle forze.

Le unità Bina e Sphera

La scorsa settimana Israele ha annunciato la nascita di una nuova branca del ministero della Difesa che dovrà gestire tutte le iniziative nel campo dell’AI: è stata chiamata Bina, il termine ebraico per intelligence, e avrà alle dipendenze le strutture già esistenti. Il generale Aviad Dagan, capo della rete di comunicazione e cyber, ha detto che l’obiettivo è costruire una “macchina efficiente” per i decenni a venire: “Trasformerà un tank in cento carri armati, un soldato in cento combattenti”. La testata online Ynet ha spiegato che è stata creata anche un’unità segreta chiamata Sphera che si occupa di comunicazioni strategiche ma ha assorbito il reparto incaricato delle contromisure elettroniche che hanno fermato un quarto dei droni lanciati contro Israele negli ultimi due anni. Un altro raggruppamento – la Manpower Building Division – condurrà i processi di preparazione delle forze, incluse le collaborazioni digitali all’interno delle IDF e dell’industria nazionale e internazionale. Tutte queste trasformazioni organizzative sono basate soprattutto sull’esperienza della guerra contro l’Iran, mentre non viene fatta menzione dei bombardamenti su Gaza.

Le stragi decise dai software

Nei due mesi immediatamente successivi ai massacri jihadisti del 7 ottobre 2023, l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale da parte delle IDF per individuare e localizzare i membri di Hamas è stato rivelato da più inchieste giornalistiche israeliane e statunitensi che hanno messo in luce una serie di gravissimi errori, sia nell’accertare il ruolo di singole persone nell’organigramma della formazione terroristica sia nel valutare il numero di civili che sarebbero stati messi a rischio dagli attacchi aerei. Questi software avrebbero contribuito a uccidere 15 mila palestinesi entro il 25 novembre 2023, un quarto di quelli ammazzati nei successivi 21 mesi stando ai dati del ministero della Salute di Hamas. L’impiego degli algoritmi per decidere chi colpire e per calcolare i civili presenti nell’area è stato successivamente ridotto, rafforzando le verifiche affidate a personale dell’intelligence. Il ritmo dei bombardamenti è statisticamente diminuito: il risultato finale – 65 mila morti e 165 mila feriti – resta terrificante.