Tra picchetti d’onore, pranzi di gala e accordi economici in India, lo Zar si inchina di fronte alla tomba del profeta della non-violenza. Così il dittatore arruola il Mahatma nel suo nuovo blocco antioccidentale

(Domenico Quirico – lastampa.it) – L’atto scenico può sembrare scabroso, al limite dello sberleffo profano. Ma è tutt’altro che equivoco. L’autocrate i cui metodi stanno tra Politburo e Kgb, tessitore di deprecabili terapie sanguinose, indossa una figura mite, suadente, pensosa. Gli occhi quasi socchiusi sono quelli dei tête-à-tête con i suoi “amici” Trump, Xi e ora Modi. E che, meglio ricordarlo per non farsi troppe illusioni su noi stessi, prima della Grande Paura, prima del 2014 e anche oltre, ispiravano tenerezze interessate anche nella assai duttile coscienza dei mediocri “decideur” d’Occidente.
Sono agli archivi gli anni dopo il 2022 in cui Putin sfanalava gli occhi globosi per far festa al massimo a piccoli tiranni-clienti, bielorussi azeri turcomanni siriani ayatollah un po’ sbilenchi. Questo gli restava in anticamera. Il signore della guerra appigionato da 25 anni al Cremlino ora va a far visita al tempio del sacerdote, del protomartire della non violenza, della mitezza e della pace, l’omino seminudo che sfidava a mani nude l’Impero britannico: Ghandi. E lo arruola il mahatma, allegramente, spudoratamente, al modico prezzo di una manciata di petali rossi e gialli, nell’arsenale ideologico del nuovo blocco antioccidentale, nel multilateralismo dove contano le bombe, atomiche e non, e l’impiego della forza alla maniera assirobabilonese.
Un attimo. Tutto questo rito si svolge davvero in India, nella fabbrica degli asceti, nella casa madre dell’assoluto, un deposito di sogni dove vivono ancora gli dei? Come osa questo profanatore? Poi si rammenta che l’India ha anch’essa la Bomba, i suoi forsennati jihadisti hindu, che ha appena sfiorato l’Apocalisse con i vicini pachistani… e tutto il fatto di ieri si fa più ambiguo e relativo.
Ghandi lo hanno abusato molti, a proposito e a sproposito, la citazione ghandiana, implacabile, la trovi in grossolane retoriche che meriterebbero arcigne diffide. Insomma: perfino Mussolini pensò di utilizzarlo contro la perfida Albione… Da ieri l’Incolpevole è diventato apostolo, con Tolstoj anche lui impossibilitato a resistere, del nuovo mondo «in cui tutti sono eguali e liberi da diktat ed egemonie, fondato su principi di eguaglianza rispetto reciproco e cooperazione tra le nazioni…». Così parlò Putin ieri intendendo che sarebbe la descrizione di quello che, a cannonate, ha disegnato lui .
“He ram!”, Oh dio! sta scritto sulla lastra deposta dove il padre dell’India (e del pacifismo occidentale) fu cremato dopo l’assassinio. Non ci potrebbe esser miglior e più stringato commento all’asserto temerario. Nella vita di uomini grandissimi e “buoni” l’avvenimento caratteristico non è la nascita, è la morte. Perché, ahimè! non possono più difendersi.
Per percorrere il sentiero di pietra che porta alla grande piattaforma di marmo nero dietro cui brucia una fiamma perenne Putin ha dismesso le punte torve, il ghigno con cui solo l’altro ieri aveva azzannato gli ucraini, e gli europei ultimi affiochiti alleati di Kiev: il Donbass lo voglio e lo prendo, tutto. Rassegnatevi, è meglio per voi!
Tutto sembra marciare a puntino per lo zaretto. I satelliti gli segnalano che le truppe avanzano nella loro metodica e millimetrica marcia sgretolatrice. Lui non ha fretta. L’amico americano dà segni evidenti di squagliamento tra appetiti e furori parolai da week end a Mar-a-Lago e soprattutto compromissioni affaristiche.
Ieri a Rajghat il cabalista dei violenti- invadenti del nuovo ordine del mondo e delle faide neo imperialistiche è venuto a cantare la vittoria del suo cinismo pragmatico e spietato. Ricordate quando giuristi un po’ grossolani, nella patria del diritto romano, garantivano, pandette in mano, che il criminale internazionale non sarebbe sopravvissuto penalmente neppure a un viaggetto fuoriporta, tra le jurte mongole? Il diritto internazionale non perdona…! Credemmo loro sulla parola. Lui colleziona placidamente un altro miliardo di uomini a cui non importa nulla dei rinvii a giudizio di una Corte impotente all’Aja. Dove è l’Aja? Putin va a zonzo nella più grande democrazia del mondo… Tra picchetti d’onore pranzi di gala accordi economici per lustrar gli occhi ai suoi oligarco-capitalisti. E fa la foto ricordo gandhiana. A gridare alla profanazione penalistica delle sue tournée son rimasti solo gli europei, e neppur tutti. Per onor di firma.

L’inchino alla tomba del profeta disarmato merita però un posto a parte. Modi, il molto teorico erede che con Ghandi ha più o meno le stesse discendenze di Putin, non emette nemmeno un lieve squittio deprecativo e isterico allo spettacolo. Anzi. Liscia approva firma applaude. Ma non doveva essere il premier indiano una sponda fondamentale dell’implacabile isolamento che doveva togliere i sentimenti al grande carnivoro russo? Una visita a Dheli di Von der leyen non era stata presentata come l’epifania della nuova frizzante diplomazia “tout azimout’’ europea?
L’India di Putin non è certo quella di coloro che hanno letto Siddartha di Hesse (lo avrà in biblioteca il tiranno del Nord ? Domanda intrigante) ovvero il viaggio ipnotico struggente nostalgico naufragante. Dicono che Dioniso avesse casa e baccanti da queste parti. Putin non fa una visita al mite rivoluzionario che sconfisse l’impero britannico, (non quello sovietico!) per avere levitazioni, visioni inciampi nei mandala, incontri con una sàkti, per inoltrarsi nel grande flusso dell’esistenza. A lui basta inoltrarsi nel Donbass. È lì per dire: guardate ho vinto!
per essere corretti bisognerebbe dire anche che è l’occidente angloamericano che ha spinto putin “nel suo nuovo blocco antioccidentale”, e che chirico probabilmente dieci anni fa tesseva le lodi dell’autocrate, come facevano tutti
“come si cambia” cantava la mannoia
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Il sepolcro imbiancato di straccia le vesti come i farisei . Quirico soffre e lacrima alla vista del presidente russo che onora Gandhi e coglie l’ occasione per ripetere per l’ ennesima volta la liturgia dell’ occidentale profusore di buoni sentimenti e integri ideali contro all’ abominio degli autocrati .Crede o fa finta di credere che noi siamo la fata turchina e Putin la strega malvagia , ma quanta roba deve rimuovere per autoconvincersi di essere sincero , tipo cancellare ventimila bambini ammazzati a Gaza a nome nostro (Mertz dixit)e con le nostre armi .
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Nobel per la Pace a Putin…
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Se l’anno dato a obama, poteva prenderlo anche netanyahu
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