
(Tommaso Merlo) – Per essere sicuri non dobbiamo armarci, ma sbarazzarci di quei politicanti che ci stanno trascinando verso la terza guerra mondiale. È questa la priorità, fermarli prima della catastrofe. A quel punto vanno immediatamente ripristinati rapporti di amicizia con la Russia. Vicina con la quale condividiamo secoli di storia e con cui abbiamo reciproco interesse a condividerne altrettanti in futuro. Siamo sicuri collaborando con Russia, non sfidandola e ci conviene pure economicamente. Altro che deliri bellici, la disfatta occidentale in Ucraina va sfruttata per lanciare una ribellione democratica che porti ad un cambiamento radicale. Milioni di cittadini non aspettano altro, ma per non ripetere gli stessi errori, dobbiamo capire le cause del baratro in cui siamo precipitati. Al momento la nostra più grande minaccia è la Nato, una organizzazione storicamente superata che invece di difenderci è diventata la banda della lobby della guerra che da decenni ci trascina in conflitti che giovano solo ai produttori e venditori di armi. Ma la Nato come la Commissione Europea, sono solo due esempi di furti di sovranità popolare. Stiamo subendo un tradimento democratico epocale. Tra cittadini e lobby, la politica oggi serve le lobby, non i cittadini. Un po’ per incapacità, un po’ per tornaconto e un po’ perché costretti dal sistema. Prima incassano voti e poltrone, e poi si accodano vigliaccamente a cordate sovranazionali, a deliri ideologici e pensieri unici neoliberisti e bellicisti. La folle guerra in Ucraina è un caso scuola. Una guerra facilmente evitabile e che non voleva nessuno, eppure l’hanno fatta lo stesso mentendo perfino sulle sue vere cause. Manipolando la realtà e buttando nel cesso miliardi di soldi pubblici di cittadini già sulla soglia della povertà. E se nessuno li ferma, ci trascineranno dritti verso la terza guerra mondiale. È questa la priorità. Se le lobby hanno più potere dei cittadini, non è democrazia, è mafia lobbistica. In una vera democratica, la sovranità appartiene esclusivamente al popolo, senza interferenze e senza ambiguità. Altro che deliri bellici, la politica deve tornare ad essere una cosa seria, fatta da cittadini comuni, per i cittadini comuni. Il carrierismo partitocratico è uno dei mali peggiori del nostro tempo perché crea insulse caste privilegiate che non avendo nemmeno il senso della vergogna, diventano irremovibili e permettono alle incrostazioni lobbistiche di dilagare. Quanto all’altra parte dell’oceano, bisogna ringraziare Trump per l’impegno con cui sta distruggendo l’Impero statunitense e l’alleanza atlantica. Dopo decenni di fallimentare leadership americana che ha reso il mondo più ingiusto ed insicuro che mai, tocca al dragone giallo e per noi vecchi europei si apre una grande opportunità per riprenderci le redini del nostro destino. Basta col delirante turbocapitalismo a stelle e strisce che produce demenziali oligarchie e giungle commerciali. Torniamo ai capisaldi costituzionali delle nostre repubbliche, alla sapienza dei nostri avi e al buonsenso economico e sociale. Oltre che delle lobby, ci dobbiamo liberare dal casinò finanziario globale che ci ricatta e dalle illusioni consumistiche. Fine della politica è garantire la migliore qualità della vita possibile ai cittadini, ma quella vera non quella dei grafici finanziari, e favorire una società sempre più giusta e sana. Serve una visione anche filosofica più profonda di quello che questo sistema superficiale e moralmente marcio riesce a concepire. La disfatta in Ucraina è una opportunità storica per lanciare una ribellione pacifica e democratica che porti ad un cambiamento politico radicale. I milioni di cittadini che non votano nemmeno più, non aspettano altro che nuove proposte all’altezza e chiunque abbia mezzi e capacità non deve perdere tempo. I partiti esistenti sono facce della stessa medaglia di tolla. Sono anni che si alternano coalizioni e poi non cambia mai nulla, e questo perché in tempi di pensiero unico il banco vince sempre. Serve una forza politica esterna che dal basso abbia l’ambizione rivoluzionaria di ristabilire la normalità democratica e cioè il dominio della politica sull’economia, del bene pubblico su quello privato e che esalti la sovranità e la partecipazione popolare invece di sedarle. Una politica che investa nella pace invece che nella guerra, rilanciando l’amicizia con la Russia e riprendendo la strada virtuosa che parte dalla fine della seconda guerra mondiale ma anche dentro di noi.
“Una politica che investa nella pace invece che nella guerra, rilanciando l’amicizia con la Russia e riprendendo la strada virtuosa che parte dalla fine della seconda guerra mondiale ma anche dentro di noi.”
Concordo pienamente. Ma chi convince i numerosi ostinati “tifosi” e foraggiatori della banda “Zelensky & C.” ?
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E a chi si astiene che va dicendo ….”diamo un segnale forte” ?
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Non ha senso sicuramente. Così facendo stanno fornendo il lasciapassare a questa accozzaglia che sta “governando”.
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