Arriva un nuovo condono: la riforma che introduce un silenzio-assenso potenziato e una sanatoria per gli abusi realizzati prima del 1967.

La dottrina del condono

(di Giulio Cavalli – lanotiziagiornale.it) – Matteo Salvini governa come se il Paese fosse un cantiere lasciato aperto dagli amici del mattone. E ogni volta che torna sulla scena, porta con sé la stessa idea fissa: non correggere le distorsioni dell’edilizia italiana, ma assolverle. Prima il “Salva Casa” del 2024, trasformato in una sanatoria strutturale delle difformità interne, delle verande chiuse, dei frazionamenti spuntati senza titolo. Poi la spinta, nella Manovra 2026, a riaprire i vecchi condoni del 1985 e del 2003: una promessa implicita di clemenza verso chi ha costruito fuori dalle regole e per anni ha aspettato l’occasione buona.

Ora arriva il capitolo finale: la riforma dell’edilizia che introduce un silenzio-assenso potenziato e una sanatoria per gli abusi realizzati prima del 1° settembre 1967. Un confine che permette di regolarizzare ampliamenti, volumi, trasformazioni nati senza alcun controllo. Se il Comune non risponde, l’abuso diventa legittimo. Non una scorciatoia burocratica: una strategia politica.

Salvini racconta tutto come “libertà”, “semplificazione”, “rilancio dell’economia”. Ma la semplificazione, qui, è la cancellazione della legalità urbanistica. Lo Stato rinuncia a verificare, a controllare, a difendere il territorio: è l’irresponsabilità come architettura normativa. Un Paese fragile — segnato da frane, alluvioni, dissesti — dovrebbe pretendere più prudenza, non un colpo di spugna permanente.

È questo il vero progetto: trasformare l’abuso in normalità e la normalità in un ostacolo. Chi ha rispettato le regole resta il fesso della storia; chi le ha violate trova sempre una porta aperta. Governare diventa condonare, e il condono diventa dottrina: una pedagogia del favore che premia chi ha osato di più, che perdona retroattivamente, che considera il territorio una quota di scambio politico.

La domanda non è più cosa si costruirà, ma cosa lo Stato sarà disposto a perdonare. E in questa risposta c’è già tutto il fallimento di un’idea di governo che ha scambiato il Paese per un eterno cantiere abusivo in cerca di assoluzione.