
(di Lucio Caracciolo – repubblica.it) – Il cosiddetto piano di pace americano per l’Ucraina ne sanziona la fine quale Stato indipendente, offre alla Russia l’opportunità di spacciare per vittoria la forzosa subordinazione strategica alla Cina e agli Stati Uniti di mascherare con il tradimento del loro ex protetto un fallimento annunciato. Questa svolta coglie l’Italia altrove. Fra referendum sulle carriere dei magistrati che la politica dipinge da ordalia e sapide polemiche sulle chiacchiere a un tavolo di romanisti intorno ai notoriamente dissonanti rapporti fra Quirinale e Palazzo Chigi, sembra che la guerra alle nostre porte passi in cavalleria. Si conferma un tratto della nostra psiche collettiva: le questioni esistenziali — sì, in guerra si muore — scadono a esotiche, le meno decisive si strillano vitali. Non sappiamo quale effetto avrà l’ultimatum di Trump a Zelensky. Difficilmente più di una fragile tregua negoziale. O forse l’occasione per il presidente americano di rovesciare il tavolo e lasciare che sia il campo di battaglia a decidere. Ovvero a sancire il non troppo graduale crollo del fronte ucraino. E il conseguente rovesciamento del regime, minato dalla corruzione endemica che gli amici americani d’improvviso riscoprono come arma di pressione contro Zelensky.
Se la guerra continua nessuno può illudersi di governarla. E tutti devono temere che possa coinvolgerli sempre meno indirettamente. Noi italiani compresi. Rischiamo di finire in un meccanismo del quale non avremo alcun controllo perché deciso altrove da chi si gioca tutto e non ha quindi alcun interesse a tener conto di noi. Siamo o almeno possiamo sembrare un’isola felice, ma non disponiamo affatto di una polizza vitalizia contro la guerra. Da popolo di pensionati contiamo su immaginarie rendite illimitate che di norma servono più gli assicuratori che gli assicurati. Nella fattispecie, poi, il garante americano ha smesso di garantire chiunque dovendo anzitutto garantire sé stesso. (Tra parentesi: era così anche prima, ma per tacito accordo che conveniva a tutti, nemici compresi, si faceva finta di nulla.) Un computo puramente ragionieristico ci conferma scadute le ragioni della nostra sicurezza.
Scaduta l’Alleanza Atlantica, forma strategica dell’impero europeo dell’America, sotto il cui ombrello abbiamo goduto dei migliori ottant’anni della nostra vita unitaria, che scontiamo irripetibili. Scaduta l’architettura europea, Sagrada Familia inscritta nell’Occidente strategico a guida americana, che funziona semmai al contrario: serve a palesare quindi inasprire le differenze fra i soci. Con i “volenterosi” apparentemente disposti a battersi fino all’ultimo ucraino e convinti che Putin voglia e possa battere il record di penetrazione russa in Europa detenuto da Alessandro I (Parigi, 31 marzo 1814), contro i “filo-russi” (o meglio anti-ucraini, tra cui anche i polacchi già anti-russi e anti-tedeschi) e alcuni “volenterosi” in maschera che non vedono l’ora di riaprire i rubinetti del gas moscovita. Scaduta la certezza di vivere nell’intorno relativamente tranquillo ereditato dalla guerra fredda, che abbiamo contribuito a destabilizzare con perizia degna di miglior causa, dai Balcani adriatici fino alle Libie, cedute in comodato d’uso a turchi e russi. Con l’aggiunta questa sì esistenziale delle guerre di Israele contro sé stesso, che minacciano di culminare in scontro con la Turchia — altro che Iran. Risultato: il Mar Rosso, che per noi significa accesso via Oceano Indiano all’Asia che conta, e per tale fu identificato ad Italia appena unita dal ministro degli Esteri Pasquale Stanislao Mancini (1881-85), è semichiuso a tempo indeterminato causa sfida huti.
L’ultima cosa di cui un paese in tali condizioni ha bisogno è l’allarmismo. Ma la penultima, che poi sarebbe la prima, è la coscienza della rivoluzione geopolitica in cui siamo immersi come oggetto non identificato. Per scelta propria. Quasi potessimo passare inosservati. L’Italia ha un valore non indifferente al mercato delle potenze. Potrebbe servirsene per partecipare agli scambi irregolari in corso. Oppure rassegnarsi al destino di merce al mercato altrui. Dove il prezzo non lo fissiamo noi. Se ne può parlare?
Il freddo ha striminzito,finalmente,lo stile dell’aristocratico: a parte l’incipit sballato,più da libri di storia che da real politik, si dipana un filo conduttore meno volutamente intorcigliato.Il finale è un pochino contradditorio,sicuro che l’Alleanza(?)Atlantica sia scaduta(sic?) visto i notevoli interessi economici-finanziari presenti in Italia(ue) da parte degli yankees?Tralasciando tutto il resto…?
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Lucio non è mai molto lucido quando scrive per GEDI, deve colpire la botte e anche il cerchio e bisogna sforzarsi molto per leggere tra le righe.
L’Italia è in balìa degli eventi, si uniforma a Washington e a Bruxelles senza minimamente pensare: cosa conviene all’Italia? quali decisioni autonome può prendere? come intervenire? dove spingere e dove lasciare andare? quali sono i punti di debolezza e di forza?
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Ma cosa vuole significare il buon Lucio? Les jeux sont faits, l’Italia (e tutta la UE) si sono condannate alla marginalità, scegliendo un percorso di bellicismo estremo contro una Russia che non è più quella allo sbando dell’epoca post URSS.
In altre sedi, ha riconosciuto senza mezzi termini questa realtà evidente per chiunque non fosse malato di russofobia acuta.
Forse, e dico forse, le cose sarebbero potute andare diversamente, qualora USA e UE avessero tempestivamente convertito le loro economie da welfare a economia di guerra, affrontando un prevedibile rigetto delle rispettive popolazioni.
Non l’hanno fatto, credevano di intimidire Putin – che da parte sua, come in qualsiasi dittatura, ha convertito quella russa a economia di guerra fregandosene di quel che la gente comune pensava – con frasi e convegni roboanti e svuotando gli arsenali di quanto era ragionevole per la propria difesa.
Insomma, come in una partita a poker giocata sul sangue di tanti Russi ed Ucraini inutilmente sacrificati, hanno voluto vedere un presunto bluff dei Russi , per trovarsi con un poker sul tavolo.
E noi ci troviamo con un Caracciolo che va inanellando considerazioni geopolitiche e storiche anche giuste. Ma che non riconoscono un fatto inequivocabile: se l’Ucraina e la UE non aderiscono al piano di pace di Trump (“fragile tregua negoziale”???), magari con qualche aggiustamento dei termini più indigeribili, compiranno un atto criminale verso la martoriata popolazione ucraina
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