Molto bella la scena dei balletti del centrodestra sui cori di “Chi non salta comunista è”. Intendo dire proprio da un punto di vista atletico e financo estetico: la bellezza è stata totale. […]

(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – Molto bella la scena dei balletti del centrodestra sui cori di “Chi non salta comunista è”. Intendo dire proprio da un punto di vista atletico e financo estetico: la bellezza è stata totale. Maurizio Lupi, di cui peraltro quasi tutti (a partire dagli elettori) avevano dimenticato l’esistenza, che comincia ad avere delle “convulsioni spasmiche”, fraintendendole per “ballo”, e impreziosisce il tutto con una paresi travestita da sorriso. Giorgia Meloni, che quando può fare la sguaiata si sente a casa, che comincia a smulinare le braccia convinta forse di dover seguire il ritmo (inesistente) di Funiculì Funiculà. E poi lui, sempre lui e solo lui: il maestro di tutti, il peso massimo del carisma, il re dei mondi. Antonio “The Man” Tajani. Un uomo, un mito. Semplicemente leggendario quel suo saltellare sul posto, rigido come uno stoccafisso, con le ernie che aumentavano esponenzialmente a ogni balzo e quella sua elasticità sinuosa da leone marino, spiaggiato non senza sadismo in una discarica minore.

Una tale bellezza non si vedeva da tempo. Il livello generale della politica italiana è altissimo. Come e più dei tempi di Berlusconi, di cui del resto tutta questa cricca al governo è figlia (illegittima e con assai meno talento), siamo ancora dentro un microcosmo al cui interno c’è gente convinta che gli avversari siano “comunisti”. Chi, di grazia? Fico? Guerini? Serracchiani? È tutto meraviglioso. Il Tajani-jumping è già nella storia. Ma non è certo l’unico momento in cui la Seconda (e Terza) Repubblica ha sublimato il trash (e viceversa). Qualche esempio.

– Salvini che mangia. Soprattutto nei (suoi) anni d’oro, diciamo tra 2017 e 2019, Salvini passava il tempo a ingurgitare e trangugiare di tutto. E ci teneva da matti a farsi riprendere e fotografare mentre lo faceva. La sua “Bestia” – qualcuno si ricorda di Luca Morisi? – era all’apice e vedere Salvini che si strafogava di Nutella e arancini piaceva da matti (daje Italia!). Il Cazzaro Verde viveva diuturnamente dentro una perenne grande abbuffata. E si divertiva come un bimbo. Anche adesso continua a mangiare di tutto, ma non se lo fila più nessuno.

– Berlusconi con la bandana. Uno dei tanti abracadabra mediatici del Caimano, che per un po’ – per mascherare il trapianto ai capelli – si presentò tipo pirata fuori tempo massimo. Il look era discutibile parecchio, ma paragonato al Tajani-jumping (o se preferite al bungee-Tajani). Silvio era figo quasi quanto Jack Sparrow.

– Renzi coi risvoltini, Renzi che si faceva i selfie (atroci), Renzi che andava in crash mentre provava a parlare inglese, Renzi coi mutandoni ascellari sulla neve. Oppure, più in generale: Renzi. E basta.

– Calenda col tatuaggio dell’Ucraina. Ma anche Calenda col tatuaggio dello squalo che poi (quando prese peso) per sua stessa ammissione finì col sembrare un tonno. Ma anche Calenda a torso nudo, fiero e scultoreo, con alle spalle il famoso lago-pozzo al cui interno stazionava un cigno (comprensibilmente) terrorizzato.

Qualcuno, oltremodo passatista e iper-boomer, rimpiangerà quei tempi lontani in cui statisti come Aldo Moro non indossavano il costume da bagno sulla spiaggia, perché “un politico è obbligato al decoro”. Nostalgia balzana, perché nel frattempo è cambiato il mondo: ora l’immagine è tutto, e dunque – se dentro non c’è nulla – l’immagine è niente. Per sognare ancora, si attendono a breve: Donzelli vestito da Minnie (ah no, questa è già successa); Bignami addobbato da gerarca nazista (ah no, pure questa è già successa); la Santanchè di nuovo pitonata e/o griffata con abiti cromaticamente irrisolti; Bonelli a torso nudo come Iggy Pop mentre canta The Passenger alla Sagra del Mattarello Stinto di Badia Tedalda; La Russa che canta l’Internazionale in un epico featuring con Brunella Bolloli. Sarebbe fantastico. Io ci spero.