Trump avverte: “Sul Venezuela ho le idee chiare”. Machado invita i militari a disobbedire a Maduro. In risposta alle esercitazioni militari Usa, il presidente venezuelano ha lanciato un appello per una mobilitazione permanente in sei regioni

Trump avverte: “Sul Venezuela ho le idee chiare”. Machado invita i militari a disobbedire a Maduro

(Paolo Mastrolilli – repubblica.it) – NEW YORK – «Grosso modo mi sono fatto un’idea, ma non vi dirò quale». Così ha parlato Donald Trump a proposito delle prossime mosse in Venezuela, ma la maggior parte degli analisti sembra concordare che ormai il bivio sia ridotto a due possibilità: attacchi a terra per favorire la caduta del regime, oppure pressione crescente per convincere Nicolas Maduro a scappare. Pochi infatti credono che la portaerei Ford e 15.000 soldati siano stati spostati nei Caraibi solo per intercettare le imbarcazioni dei trafficanti di droga. Anche perché se dopo tanto rumore nulla cambiasse a Caracas, non sarebbe facile per il capo della Casa Bianca spacciare per un successo l’intera “Operazione Lancia del Sud”.

Da settembre i raid contro i narcos sono stati una ventina, con circa 80 morti. In teoria la legge vieta ai militari americani di colpire i civili, anche se sono criminali, ma per il dipartimento della Giustizia la decisione del presidente di classificare i cartelli come organizzazioni terroristiche basta a giustificare gli attacchi. E siccome Maduro viene considerato il capo dei cartelli venezuelani, anche lui diventa un obiettivo legittimo. Gran Bretagna e Canada hanno bocciato questa interpretazione, al punto di interrompere la condivisione dell’intelligence con gli Usa per non essere complici di atti giudicati illegali. Gli ha risposto lo zar dei confini Homan, secondo cui «il Regno Unito non è un vero amico del nostro Paese e del presidente».

Resta quindi solo da capire quali siano le effettive intenzioni di Trump. La Casa Bianca finora è stata coerente nel ripetere che lo scopo dell’operazione è solo fermare il traffico di droga, anche se nulla di simile sta accadendo al Messico o la Colombia, principali esportatori di fentanyl e cocaina negli Usa. In privato, secondo quanto riporta il New York Times, il presidente ha parlato anche delle enormi riserve petrolifere del Venezuela, 300 miliardi di barili, stimate come le più grandi al mondo. Nei colloqui avvenuti prima di settembre, Maduro gli aveva offerto di sfruttarle, sperando così di evitare lo scontro frontale. Trump alla fine ha rifiutato la proposta, che però sarebbe ancora sul tavolo. È possibile quindi che il presidente stia usando la forza come elemento di pressione, per concludere un accordo più vantaggioso con il leader venezuelano, oppure spingerlo verso l’esilio o la cattura. Altrimenti resta solo l’ipotesi di attacchi a terra, non per invadere il Paese, ma per forzare la caduta del regime.

Secondo la leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace Maria Corina Machado la svolta è ormai pronta: «Ciò che accadrà sta già accadendo», ha affermato invitando gli uomini che «obbediscono agli ordini infami» del presidente Nicolas Maduro a deporre le armi e a disobbedire al governo. «Il momento decisivo è imminente, non attaccate il vostro popolo, prendete oggi la decisione di schierarvi dalla parte della libertà del Venezuela quando arriverà il momento».

Nel frattempo Maduro ha lanciato un appello a sei regioni orientali del Paese – Bolívar, Delta Amacuro, Monagas, Anzoátegui, Nueva Esparta e Sucre – per organizzare «una veglia e una marcia permanente nelle strade». Intervenendo a un evento nella capitale venezuelana, ha invitato «tutte le forze popolari, sociali, politiche, militari e di polizia» a «non cedere alle provocazioni in nessun momento, ma a mobilitarsi con fervore patriottico» nel rifiuto delle «navi imperialiste» e delle «minacce militari». Poi ha definito «esercitazioni irresponsabili» quelle nelle acque territoriali di Trinidad.