La premier avrebbe un passato su Undernet Italia col nom de plume di “draghetta Khi-ry” – riportato a galla da archeologi di internet – tra l’ardente fede laziale, il cane Ringhio che si sarebbe dovuto chiamare Benito, l’antiberlusconismo in chiave calcistica. Ma che fare quando le tenebre della nostra peccaminosa ombra digitale ci avvolgono?

(Alice Valeria Oliveri – editorialedomani.it) – Il giorno del Giudizio arriverà e i nostri profili social verranno rovesciati come un calzino in cerca di peccati digitali. Anzi, senza ricorrere a dottrine escatologiche, possiamo dire che l’apocalisse virtuale è già potenzialmente in corso per chi ha lasciato nell’etere tracce del suo passaggio, la cosiddetta web footprint. Dunque, per quasi tutti.

Di certo la traccia l’ha lasciata Giorgia Meloni, che dal suo passato su Undernet Italia col nom de plume di “draghetta Khi-ry” – recentemente riportato a galla da archeologi di internet che hanno arricchito l’archivio – non può tirarsi indietro: l’ardente fede laziale, il sito su Inzaghi, il cane Ringhio che si sarebbe dovuto chiamare Benito, l’antiberlusconismo in chiave calcistica, la musica irlandese e Il Signore degli Anelli. Come direbbe George Clooney, what else?

E anche Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia, già deputata di FdI, di impronte ne ha lasciate un po’. Una, in particolare, grossa quanto quella di Bigfoot e rintracciata da Report, una foto del 2015 in cui è ritratta in compagnia di una statuetta di Mussolini da un lato, e di Pamela Perricciolo dall’altro.

Breve riassunto: detta “Donna Pamela”, Perricciolo è agente televisiva e autrice del pirandelliano caso Pratiful, quando Pamela Prati sosteneva di aver sposato un uomo inesistente. «Mai vista questa foto», risponde Colosimo di fronte all’evidenza, avrà scambiato il Duce per Mark Caltagirone. Che fare allora quando le tenebre della nostra peccaminosa ombra digitale ci avvolgono?

Chiedere indulgenza, formattare, disattivare Facebook, archiviare Instagram, controllare i post, togliere i tag, per un’ascesi intramondana ed extra-internettiana. Oppure, c’è sempre il metodo Colosimo: negare, ché tanto poi perdona tutti.