La Cgil sciopera da sola e Meloni si sceglie Landini come “nemico”. Scontro tra la premier e il sindacalista: “Un’altra volta di venerdì”. Lui: “Rispetti chi lavora”

La Cgil sciopera da sola e Meloni si sceglie Landini come “nemico”

(di Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it) – Lo scontro Meloni-Landini si ripresenta. La presidente del Consiglio ha di nuovo deriso la convocazione dello sciopero generale della Cgil contro la manovra di Bilancio il prossimo 12 dicembre: “In quale giorno della settimana cadrà?”, ha chiesto Giorgia Meloni sui suoi social, alludendo al weekend lungo, visto che si tratta di un venerdì. “Abbia rispetto dei lavoratori”, risponde Maurizio Landini, che ricorda come Meloni e altri ministri “non hanno mai fatto uno sciopero in vita loro” e ricorda che costando una giornata di lavoro costituisce un sacrificio.

Meloni ovviamente parla al proprio elettorato insofferente ai sindacati e si sceglie un “nemico” che ritiene funzionale al suo schema. Landini ne ricava una maggiore centralità nonostante questo sia il primo sciopero da diverso tempo che vede la Cgil da sola. Dal 2021 contro la manovra Draghi, e prima ancora contro il Jobs Act renziano, aveva al proprio fianco la Uil che però ha deciso di smarcarsi da Landini e soci. Il sindacato di Pierpaolo Bombardieri riunirà l’esecutivo nazionale l’11 novembre per discutere una manifestazione nazionale di sabato e al Fatto spiega che si tratta di una divisione fondata sul “merito”, visto che la detassazione degli aumenti salariali costituisce una “svolta concettuale”, un fatto storico da valorizzare.

All’Assemblea delle migliaia di delegati e delegate che si è tenuta ieri a Firenze, Landini ha precisato che lo sciopero non è “contro una persona o contro il colore del governo”, come ha invece sostenuto in un’intervista il ministro Paolo Zangrillo: “Scioperano perché sono contro di noi”. È uno sciopero “sindacale”, dice il segretario della Cgil, sostanzialmente basato su salario, sanità e sul no al riarmo. Al centro della vertenza c’è la “questione salariale” con la Cgil che contesta al governo di aver trovato, nelle tasche di lavoratori e pensionati, “l’albero degli zecchini”, soprattutto grazie al fiscal drag che ha portato in tre anni 25 miliardi in più nelle casse del fisco. Una parte di questi è rientrata grazie alla decontribuzione, ammette il sindacato, ma il grosso è rimasto nelle mani del governo. Che così potrà puntare a rispettare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil e quindi, in primavera, uscire dalla procedura di infrazione Ue. “Ma lo farà per poter spendere di più in armi”. Strada questa che serve a ridurre le spese sociali: soprattutto la sanità che scenderà sotto il 6% in relazione al Pil, “il livello più basso di sempre”. La Cgil, quindi, avvierà una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare su questo. Ma l’obiettivo è anche salvare le pensioni. Qui Landini, vista la decisione del governo di allungare l’età pensionabile di tre mesi, ha gioco facile nella battuta del giorno: “Ridateci la Fornero, siete riusciti a fare peggio di lei”.

Resta in ogni caso il dato di uno sciopero in solitaria. La Cgil ha respinto anche gli inviti del sindacalismo di base a convergere sulla data del 28 novembre, dinamica unitaria che aveva portato al successo della mobilitazione per Gaza del 3 ottobre. La richiesta è venuta anche dalla piccola opposizione interna in Cgil guidata da Eliana Como e nell’assemblea di ieri da una delegata dell’Università di Firenze. Nei giorni scorsi anche il collettivo di fabbrica Gkn, in gran parte composto da iscritti Cgil, ha redatto un documento per invitare alla massima unità e quindi a convergere sul 28. La Cgil ha preferito tenere la propria data, per molti troppo in ritardo per incidere sulla manovra, tenendo così aperti tre fronti: quello sostanziale con il governo, dove Matteo Salvini rilancia l’intenzione di inasprire la legislazione sugli scioperi intervenendo sulle fasce di garanzia e con l’idea – anticostituzionale – di costringere i lavoratori a dichiarare 24 ore prima l’adesione agli scioperi (il Quirinale può permetterlo?). Ma c’è anche la divisione con Cisl e ora Uil (vedi Scuola e PA) e infine la distanza con le sigle più radicali, che manifestano alla sua sinistra.