
(di Marco Travaglio – il Fatto Quotidiano) – “La separazione delle carriere è il primo passo per trasferire la magistratura inquirente sotto controllo dell’esecutivo… Non sono le carriere, ma i comportamenti che fanno la differenza. Anche un pm e un avvocato possono trovarsi imputati perché si son messi d’accordo” (4.2.2000). “Si vorrebbe imporre, per garantire l’imparzialità del giudice, la separazione non fra potere giudiziario e politico, ma fra magistrati inquirenti e giudicanti: così le inchieste contro la corruzione e il potere […]
Antonio Di Dietro
“La separazione delle carriere è il primo passo per trasferire la magistratura inquirente sotto controllo dell’esecutivo… Non sono le carriere, ma i comportamenti che fanno la differenza. Anche un pm e un avvocato possono trovarsi imputati perché si son messi d’accordo” (4.2.2000). “Si vorrebbe imporre, per garantire l’imparzialità del giudice, la separazione non fra potere giudiziario e politico, ma fra magistrati inquirenti e giudicanti: così le inchieste contro la corruzione e il potere politico non si potranno più fare con serenità” (15.3.2000). “Voterò no al referendum per separare le carriere” (15.5.2000). “La Giustizia ha bisogno di interventi radicalmente opposti a quelli sbandierati dal Polo: non la separazione delle carriere e lo snaturamento del Csm aumentando i membri di nomina politica” (13.1.03). “La divisione delle carriere impedirà la fisiologica trasmigrazione tra pm e giudici, con grave danno per le professionalità e la libertà di scelta dei magistrati” (8.3.03). “Il processo di Milano (a Berlusconi e Previti per corruzione di giudici, ndr) dimostra che a carriere unite possono accadere cose turche. In primo grado ha dimostrato che degli avvocati possono corrompere dei giudici. Più separate di così, le carriere, si muore! Il problema non sono le carriere, ma la deontologia professionale, la moralità di chi svolge incarichi pubblici delicati” (4.5.03). “Il centrodestra vuole separare le carriere per mettere sotto controllo dell’esecutivo la magistratura. È il vecchio piano di Licio Gelli, poi ripreso dal libro rosso di Previti” (24.3.04). “Il ministro Alfano vuole separare le carriere in violazione del dettato costituzionale. La Giustizia affidata al governo Berlusconi è come un pronto soccorso lasciato in balìa di Dracula” (4.6.08). “Berlusconi lasci stare Falcone, è come il diavolo che parla dell’acqua santa. I problemi della Giustizia sono la mancanza di fondi e di personale, non la mancata separazione delle carriere. Così si vuole solo sottomettere la giustizia al potere politico e segnare la fine della certezza del diritto” (21.8.08). “La separazione delle carriere è l’anticamera della fine dell’obbligatorietà dell’azione penale, attraverso il controllo dell’esecutivo sul pm. È una proposta gravissima perché farebbe crollare uno dei cardini della Costituzione: l’autonomia della magistratura” (15.7.13).
Così parlò per tutta la vita Antonio Di Pietro: idee chiarissime contro tutte le bicamerali e le schiforme di ogni colore. Poi un giorno qualcuno lo convinse che era sempre stato favorevole alla separazione delle carriere e lui non solo cominciò a dire il contrario di ciò che aveva sempre pensato, ma entrò persino nel Comitato del Sì alla schiforma Nordio. Chissà com’è successo.
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Un GRAZIE alla Redazione di Infosannio….
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Marco Travaglio….👏👏👏👏👏👏👏
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Gli anni passano anche per il nostro di Pietro che evidentemente sta cominciando a soffrire di amnesie(per così dire)! A Venexia xe dise: el magna memoria 🤭! Peccato! si sta guardando pure lui! La melonite è una malattia molto contagiosa!
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E. C. Si sta guastando..
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intendevi dire si sta “ammalando” pure lui…. Che malattia orrenda
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Guastare l’ho inteso: andando a male, marcire!
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Davvero, che tristezza. Come distruggere un mito. 😦
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Cambiare opinione è lecito, nessuno pretende una testardaggine ottusa spacciata per granitica coerenza.
Quello che manca è sempre il momento della motivazione: “ho cambiato idea perché…”.
Invece assistiamo da sempre a piccoli Salvini che ieri dicevano una cosa e poi la sua negazione senza soluzione di continuità.
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Nella vita l’unica cosa che non si cambia è la squadra del cuore (Emilio Fede riuscì a cambiare anche quella vabbè), per cui le idee possono mutare, certo magari si potrebbe spiegare cosa ha indotto il cambiamento.
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@ Domenico Della Valle…..è proprio quello che manca: una spiegazione chiara da parte, dell’ interessato ovviamente, del perche’ ha cambiato idea….!!! Ma il Signor Di Pietro è in “buona” compagnia….anche il Signor Nordio da PM era assolutamente “contrario” poi…poi…poi da Ministro assolutamente “favorevole”…..!!! La “coerenza” questa sconosciuta…..o meglio “sacrificata” per…….Mi fermo qui’….
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ricordiamolo così.
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Tonino rimarrà alla storia per Mani pulite, poi il baratro Scilipoti, Razzi e De Gregorio. Ora guida bene il trattore. Che continui a farlo. Spiaze.
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Contributo alla riflessione (io tendenzialmente sono più per il NO che per il Si. Ma non lo sono al 100%)
Antonio Di Pietro
In primavera gli italiani saranno chiamati alle urne per il referendum sulla separazione delle carriere. Lei cosa voterà?
“Voterò sì. Io sono sempre stato favorevole, fin dal 1989 con la riforma del sistema inquisitorio e del sistema accusatorio. Non c’era ancora Berlusconi e non ci aveva messo il cappello. L’articolo 111 della Costituzione dice testualmente che “ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale”. In italiano, per logica, se il giudice è terzo ma fa parte della stessa famiglia di uno dei due, c’è una contraddizione. Se poi andiamo a vedere l’articolo 104 della Costituzione, io vorrei che si mettessero i cittadini in condizione di vedere l’articolo 104 come è adesso e come diventerà dopo”.
Cosa cambierà?
“Nulla. C’è scritto che i magistrati costituiscono un ordine autonomo e indipendente, che è una sacralità che nessuno deve mettere in discussione e che a mio avviso è un pilastro cardine della nostra Costituzione. Bene. Con la riforma, l’articolo 104 resta scritto così. I magistrati del pubblico ministero e giudicanti costituiscono un ordine autonomo e indipendente. Quindi vorrei capire cosa cambia rispetto ad ora”.
L’Anm, però, sta già infuocando il dibattito e aizzando il fronte del “no”…
“Accusare questa riforma di voler intaccare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura è una critica costruita appositamente per indurre il cittadino a votare “no”. L’Anm sposta l’attenzione su un paventato rischio di subordinazione del potere indipendente al potere esecutivo che non esiste. Per poter modificare l’articolo 104 della Costituzione servirebbe un’altra riforma costituzionale, che non è alle porte. Tra l’altro, non sarebbe neanche possibile farla perché il popolo si ribellerebbe”.
Allora perché le toghe sono già sulle barricate?
“La vera ragione per cui l’Associazione nazionale magistrati si oppone è una: la riforma prevede la costituzione dell’Alta Corte di Giustizia e il sorteggio. Se ne parla poco, ma è la motivazione di fondo per cui l’Anm si oppone. L’Alta Corte toglierebbe il potere all’interno del Consiglio superiore della magistratura di fare una propria giustizia disciplinare interna: oggi sul piano disciplinare e delle promozioni – quindi sul piano della carriera – decide il Csm. Con l’istituzione dell’Alta Corte, si toglie al Consiglio superiore della magistratura il potere vero: quello di giudicare per sé stessi, per gli stessi magistrati”.
Così si direbbe addio alla “giustizia domestica”…
“Esatto. Io sono contro la giustizia fatta in casa per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari. Sono contro il fatto che gli avvocati sul piano disciplinare vengano giudicati da Consigli distrettuali, cioè dagli stessi avvocati; i geometri dallo stesso Ordine dei geometri; gli ingegneri dallo stesso Ordine degli ingegneri; i giornalisti dallo stesso Ordine dei giornalisti. Nella giustizia domestica non c’è certezza di terzietà. Noi abbiamo discusso del “modo clientelare” del caso Palamara. Lo ricorda?”.
Certo, come no…
“Ma noi di quale Palamara parliamo? Del Palamara le cui frasi sono state intercettate o di tanti altri Palamara che non sono stati intercettati? Questo è il tema. Allora, per estirpare la radice, dobbiamo togliere il potere di governare allo stesso Ordine”.
Però c’è chi teme che il pm finisca per essere subalterno al governo…
“Adesso ci sono magistrati – che sono la stragrande maggioranza – che fanno il loro dovere, e magistrati che invece si appecoronano al potere esecutivo o ad altri poteri. Il magistrato che vuole fare il proprio dovere in modo coerente, determinato, rispettato, non lo fermerà nessuno in alcuna maniera, se non in due modi: un quintale di tritolo o un altro magistrato. Non c’è altro potere”.
Negli anni 90 lei è stato un simbolo di fiducia nella magistratura da parte del popolo. Oggi, sostenendo la separazione delle carriere, come si comunica al cittadino che non si tratta di attaccare i magistrati ma di rafforzare la giustizia?
“Innanzitutto c’è un grave errore di comunicazione che sta facendo il centrodestra, soprattutto Forza Italia. Mettendoci il cappello sopra, dividono i cittadini tra quelli che votano per partito opposto e quelli che non votano per partito opposto. Anche io devo sforzarmi per mantenermi coerente con i pensieri che avevo nell’89. La riforma non è una rivendicazione di Berlusconi, ma riguarda un tema più grande, più generale, più qualificante. Invece in questo modo si divide, e c’è una buona probabilità che questa riforma non vada in porto. E se non dovesse andare in porto, la colpa essenziale sarebbe di chi ha voluto mettere il cappello sopra non avendo né titolo né diritto. Chi mi dice che questa è una riforma che voleva Berlusconi, mi fa arrabbiare due volte. Le maggioranze cambiano, ma la Costituzione resta. E a me dà fastidio dover votare un “sì” con il cappello messo sopra dai berlusconiani”.
Come si spiega un tema così tecnico ai cittadini?
“Basta un esempio concreto, molto semplice. Si dice che non c’è bisogno della separazione delle carriere per avere un giudice terzo. Si dice che in questo modo non cambia niente perché nessuno cambia carriera. E allora, se davvero non cambia niente, perché non lasciare sereno chi entra in un’aula di giustizia, qualunque sia la sua giacchetta? Perché non lasciarlo sereno di avere un giudice che non fa parte della stessa famiglia del pubblico ministero? “Terzo” vuol dire che abbiamo fatto il concorso insieme, che il Csm ci valuta tutti e due allo stesso modo, che entrambi possiamo far parte di tutte e due le carriere, che sul piano disciplinare posso essere giudicato da quello che oggi sta lì, che fa il pubblico ministero e che domani all’interno del Csm sarà il mio giudice che giudicherà il mio lavoro. Questo va spiegato al cittadino. Ma mi sembra che non tutti abbiano capito una cosa”.
Quale?
“Questa è una riforma fisiologica e consequenziale a quel che fu deciso nell’89. E rischia di saltare non per una questione di merito, ma per l’errore di comunicazione che sta commettendo una parte politica per un interesse politico”.
Perché un idraulico, un contadino, un operaio dovrebbero uscire di casa e andare a votare per la separazione delle carriere? Lo sentono distante come tema…
“Qui entra in gioco la comunicazione. Tutti coloro che hanno una funzione pubblica devono far capire ai cittadini che è una riforma costituzionale, una riforma che attiene alla propria realtà, alla libertà di un Paese democratico. Perché la Costituzione è la madre della democrazia. Noi ce l’abbiamo scritta lì. Se andiamo a modificare la Carta, dobbiamo spiegarlo ai cittadini. Anche io l’ho spiegato a mia sorella di 90 anni, che ha fatto la terza elementare. Mi ha chiesto: “Ma io come mi devo comportare?”. E le ho detto che deve scegliere come vuole. A mio avviso è bene che ci vada; poi può credere a me per quel che le ho detto o può credere a chi dice che questa riforma peggiorerà la giustizia. L’importante è andare a votare”.
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Esatto però va visto così:
“La separazione delle carriere prevista dalla riforma “è lo specchietto per le allodole, il punto vero è il depotenziamento del Csm”” per realizzare “il controllo della politica” su pm e giudici.” (cit. Mascali)
Ecco cosa cambierebbe art. 104.
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Perdonami, ma non capisco la necessità di creare altra struttura, l’ Alta Corte di Giustizia, quando sarebbe bastato cambiare il CSM: via i membri di nomina politica, estrazione a sorte…..Anche perché una volta creata l’ Alta Corte di Giustizia il punto dirimente resta lo stesso: chi nomina i membri? A chi rispondono? Dopodiché veramente sono le carriere separate a determinare la deontologia professionale, l’ imparzialità e la giustizia giusta dove tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge? O piuttosto sono i comportamenti dei singoli? Se uno è corruttibile e corrotto, lo è indipendentemente dalla carriera separata o meno……. E nulla impedisce che anche i membri dell’ Alta Corte possano esserlo, o passano servire interessi altri rispetto al ruolo……Per entrare sereni in un’ aula di giustizia, c’è solo bisogno di un giudice a Berlino, indipendente, autonomo, competente, etico e rispondente esclusivamente alla giustizia e quindi estraneo a pressioni politiche, clientelari, amicali, familiari od economiche…..il che esclude automaticamente qualsiasi riforma della giustizia targata Berlusconi, berlusconiani, eredi giorgiani con fratellini al seguito……che mi pare siano quelli meno adatti a mettere mano a certe riforme, non fosse altro perché l’ ispiratore è un condannato! Dopo i funerali di Stato, ci manca solo che passi alla storia come il riformatore della giustizia, perché nel paese sottosopra un delinquente abituale iscritto alla P2 e’ stato in grado di attuare il programma eversivo della loggia Gelli….ed è subito Italia, la nazione afflitta da amnesia permanente!
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Infatti, al di là della riforma in sé (che ha, credo, aspetti positivi e aspetti boh!), i miei freni a votare SI sono esclusivamente di natura “politica”: 1. Non mi fido dei proponenti. 2. Se vincesse il SI molto probabilmente Meloni vincerebbe le elezioni politiche successive.
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Esatto. E’ una riforma che non incide minimamente sul fenomeno del correntismo, vero problema della magistratura. Più che altro servirebbe una riforma del Csm, perché è lì che si annidano le correnti politiche.
Ci stava pensando Bonafede, poi Salvini ha fatto cadere il governo e non se n’è fatto più nulla. https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/24/giustizia-ministro-bonafede-su-csm-sul-sorteggio-non-si-torna-indietro/5346485/
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Quest’intervista nel celeberrimo archivio di Travaglio non c’era???…..
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POCHE IDEE MA CONFUSE
Al referendum di Renzi votò SI’ e ora gli istigatori del referendum usano il suo nome e quello di Falcone (ma questo a torto) per farsi belli.
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Da te, Viviana, non mi aspetto slogan da comizio, ma risposte SUL MERITO di quello che dice Di Pietro. Tipo: è vero o non è vero che l’articolo 104 non verrà toccato? È vero o non è vero che, di conseguenza, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura non verrà intaccata?
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Mi basta questo:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/30/nordio-ragioni-perplessita-riforma-costituzionale-giustizia-video/8178821/
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Al giusto prezzo esce fuori il pagliaccio che è in noi.
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Meglio per il NO che Di Pietro sia andato a finire in quel comitato…
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Si chiama instabilità oppure di ritorno all’ antico . E già, perché gli amori del Di Pietro giovane poliziotto erano tutti per l’ Msi e questo è notorio. Certo quei fasci lì erano all’opposizione e agitavano le manette all’ indomani di mani pulite ,invece poi andarono al governo con criminali , ladruncoli e ladroni e allora…Ma Di Pietro è tornato al suo amore giovanile evidentemente: succede a volte quando si fa vecchi e ci si rinc. nisce .
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CHE FARE CONTRO L’ASTENSIONISMO POLITICO?- Viviana Vivarelli
A marzo saremo chiamati a votare per un referendum confermativo per convalidare la riforma della giustizia appena varata dalla destra. Mancando il quorum, è necessario più che mai che i cittadini vadano a votare, perché la destra voterà sicuramente e, se gli altri votanti si asterranno, questa pessima riforma passerà, modificando la Costituzione in peggio e mettendo i Pubblici Ministeri sotto il potere del Governo, il che vuol dire che la casta politica vincente potrà abolire i processi o muoverli a proprio vantaggio, proteggendo i propri reati dalla pena.
Purtroppo la destra vince a causa di troppi che non vanno a votare. L’astensionismo elettorale è la piaga della nostra democrazia e in pratica la sta distruggendo. L’astensionismo elettorale non ha fatto che crescere negli ‘80 anni della Repubblica. Per i primi 30 anni (dal 1948 al 1976), l’affluenza fu molto alta e l’astensione era meno del 10%. Alle prime politiche del 1948 votò il 92%. L’astensionismo comincia a crescere dagli anni ’80, specie alla fine della “Prima Repubblica, toccando il massimo nel 2022 con il 36,09% ma alle ultime amministrative, a Nord, gli astenuti sono arrivati al 45,9% . Uno su due non va a votare.
Cause: sistema elettorale antidemocratico, crescente corruzione politica, scarsa distinzione tra partiti, coalizioni indigeribili, promesse elettorali non mantenute, politici sempre più inetti e inaffidabili, autocrazia della leader di governo, eccesso di decreti (100 !!), svalutazione del Parlamento, discredito sulla Magistratura, la Corte dei Conti, i sindacati, le manifestazioni o gli scioperi, crisi economica senza soluzioni, disfattismo e sfiducia generalizzati, media servili e non liberi, nepotismo e clientelismo che hanno sostituito il merito e gli ideali.
Che fare?
Intanto è chiaro che, quando i cittadini possono esprimere il proprio parere in modo significativo, la partecipazione aumenta (vedi democrazia diretta col primo M5S). Ma per farsi un’idea del voto occorre che gruppi di cittadini ne discutano tra loro (vedi meet up che Conte ha abbandonato o blog che pure sono spariti). E sarebbe bene passare al digitale non solo per il voto ma per sondaggi o referendum online frequenti. Se usiamo il digitale per le banche, perché non potremmo usarlo per il voto? C’è negli Stati Uniti, in Svizzera e in Belgio. Permetterebbe a tutti di votare più comodamente, come per chi è fuori sede o ha difficoltà motorie o è bloccato per malattia, maltempo, lavoro ecc. Dovrebbe cambiare il sistema elettorale uscendo dall’osceno Rosatellum, ripristinando il premio di maggioranza che rinforza il partito che esce primo e permettendo agli elettori di scegliere i propri candidati, quindi NO alle liste bloccate e allo strapotere dei capipartito. Bisognerebbe facilitare i referendum, farli spesso, togliere il quorum a tutti e concentrare più voti nello stesso tempo con vantaggi di tempo e di spesa.
Utilissimo il recall, cioè la possibilità da parte degli elettori di licenziare un funzionario o candidato, prima della scadenza, per validi motivi, come corruzione, scandali, processi penali, malgoverno o perdita di fiducia degli elettori. Il recall è già presente in 19 Stati americani, in Colombia, Ecuador, Venezuela, Argentina, Inghilterra e Svizzera.
Ripristinare le tribune elettorali dove i partiti principali si confrontano in diretta tra loro su temi di interesse comune.
Spartire lo spazio televisivo o mediatico equamente tra i partiti in proporzione ai loro risultati elettorali in modo che nessuno resti fuori.
Abolire i contributi pubblici all’editoria.
Sospendere dalle loro cariche per sempre i politici colpiti da sentenza penale passata in giudicato e ripristinare come reato l’abuso d’ufficio, esistente in tutta Europa.
Far cessare ogni incarico politico con le stesse regole .
Equiparare le regole del pensionamento del politico a quelle del cittadino comune, per cui niente eredità a figli e nipoti, niente benefit o privilegi e tutti in pensione alla stessa età, 67 anni con almeno 20 anni di contributi. Lo stesso dovrebbe valere per i giornalisti che hanno molti vantaggi in comune con i politici. La tendenza generale in Europa è stata quella di abolire i vitalizi retributivi e di adottare sistemi pensionistici per i politici basati sui contributi versati, rendendoli più simili ai regimi previdenziali generali.
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Precisiamo che i mu sono stati abbandonati dal genio di maionese!! Non da Conte! Conte ha voluto i gruppi territoriali!
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Ma perché mi fate domande insensate e illogiche? Bisogna proprio essere ignoranti, stupidi o in totale malafede per pensare che non succederà niente. O forse qualcuno non capisce il senso di quello che legge? Oppure nemmeno legge?
L’articolo 104 della Costituzione dice: “La Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.”
Ora, se spacchi la Magistratura in due, giudici e PM, scindi l’ANM in due organi separati, formi ognuno con membri in ultima analisi scelti dal Governo, metti entrambi sotto un’Autorità valutativa e punitiva che può decidere tutto, carriere, processi, sentenze, ordine dei processi, prescrizioni, sanzioni ed espulsioni… e questa Autorità, in utima analisi, la formi con membri scelti dal Governo, mi pare ovvio (lo capirebbe anche un bambino) che l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura sono andate a farsi fottere. E a quel punto che l’articolo 104 rimanga scritto in Costituzione è solo un’atroce burletta.
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Completamente d’accordo! Il progetto è questo e viene da lontano……rimane formalmente un articolo della Costituzione svuotato….come una targa alla memoria della fu indipendenza della magistratura, dello Stato di diritto, dell’ autonomia dei tre poteri dello Stato…..in altre parole vacilla l’ equilibrio democratico e poco, poco arriva altro…..
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LA REGINA ROSSA E LA DEMOCRAZIA- Viviana Vivarelli
Al momento vige ancora in Italia L’OBBLIGATORIETÀ DELL’AZIONE PENALE (art. 112 della Costituzione), ciò vuol dire che “Il Pubblico Ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale” cioè deve intervenire con indagini preliminari ogni volta che viene a conoscenza di un possibile reato. Ogni volta che gli arriva notizia di un fatto che potrebbe essere un reato deve attivarsi e mandare la polizia a cercare le prove. Se gli sembra che ci siano, le porta al Giudice. Se non ne trova, archivia il caso.
Cosa succede con la riforma?
Quando nel 1947 i Padri Costituenti scrissero la Costituzione, Calamandrei disse che il PM non poteva dipendere dal Ministro degli Interni ma doveva essere un Magistrato indipendente e autonomo come il Giudice. Se il PM dipendeva dal Governo, addio principio di legalità! I reati li avrebbe decisi non il diritto ma il partito di Governo, come poi avenne col fascismo o come sta facendo Nordio ogni volta che fa una legge che viola la Costituzione, come la penalizzazione delle manifestazioni di piazza.
Oggi, con questa riforma, il problema della GIUSTIZIA si ripropone.
Cosa deve essere il PM? Deve ubbidire solo alla legge e alla Giustizia o deve dipendere dal partito politico che ha vinto le elezioni e diventare un funzionario del Governo che sta agli ordini che riceve dall’alto? È un Magistrato autonomo e indipendente o è un funzionario amministrativo che dipende dunque obbedisce a chi gli sta sopra? Perché nel secondo caso salta anche l’obbligatorietà dell’azione penale. Cioè, se il PM viene a conoscenza di un fatto che potrebbe essere un reato ma lo ha commesso un politico o un suo parente o protetto, potrebbe arrivargli dall’alto l’ordine o di archiviare tutto o di metterlo in fondo a tutti i seimila processi che ha sul tavolo finché non scadono i limiti della prescrizione. È vero che questo già succede, ma è un reato, mentre, se passa la riforma, sarà la norma.
Con la riforma, il PM cesserebbe di essere un Magistrato per diventare un funzionario amministrativo che fa parte della corte di un Ministro e ubbidisce a lui e, se viene a conoscenza di un fatto che al Ministro non piace, non ha più l’obbligo di mandare la polizia a investigare ma può far finta di niente.
A questo punto c’è sempre qualcuno che dice: “Ma dov’è scritto tutto questo?” Non è scritto ma non ci vuole molto acume per capire dove si vuole finire. Tutto fa parte di un disegno che è stato scritto molto prima dalla Meloni e che tende a distruggere i capisaldi della nostra democrazia per farla diventare un sistema monocratico in cui uno solo comanda e nessun altro può obiettare nulla, né la Magistratura, né la Corte dei Conti né i sindacati né nessun altro. E già adesso vediamo come la comandante in capo si altera e strepita e considera ogni obiezione al suo operato come un atto di lesa maestà (vedi obiezioni della Corte dei Conti al Ponte di Messina) urlando, come la Regina Rossa di Alice nel Paese delle Meraviglie: “Tagliategli la testa!”
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Brava Viviana…grazie per questi chiarimenti,peccato che l’ex Presidente di Italia dei Valori , l’italia se la stia mettendo sotto i piedi!
ps: perchè non se ne sta al suo paesello a coltivare le rape?
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“Tutto fa parte di un disegno che è stato scritto molto prima dalla Meloni e che tende a distruggere i capisaldi della nostra democrazia per farla diventare un sistema monocratico in cui uno solo comanda e nessun altro può obiettare nulla, né la Magistratura, né la Corte dei Conti né i sindacati né nessun altro”.
Se lo dici tu, sarà vero.
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“Perché un idraulico, un contadino, un operaio dovrebbero uscire di casa e andare a votare per la separazione delle carriere? Lo sentono distante come tema…”
Esatto, è proprio questo.
È come chiedere con referendum se vanno aumentati i fondi per lo studio della fusione nucleare.
Ma che ne so!
È evidente che si voterà per scelta politica, e non nel merito.
E infatti Sechi ha già cominciato a lacrimare che gli elettori di centrodestra non devono lasciare sola Giorgia.
Perché l’aria è quella.
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Scusa per le mie domande insensate e illogiche. Anche se con te c’è poco da discutere, hai le idee talmente chiare, provo a scrivere ancora qualcosa.
Oggi il CSM è composto da 33 membri: il Presidente della Repubblica (che lo presiede), il primo Presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione (membri di diritto) e 30 membri eletti. Due terzi di questi (20 membri) sono eletti dai magistrati e un terzo (10 membri) è eletto dal Parlamento in seduta comune tra professori universitari di materie giuridiche e avvocati.
La composizione dei due CSM previsti dalla riforma avverrà cosi:
– un membro togato di diritto: rispettivamente, il primo presidente della Cassazione (CSM giudicante) e il procuratore generale della cassazione (CSM requirente).
– un terzo di membri laici estratti a sorte da un elenco predisposto dal Parlamento in seduta comune: devono essere professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di esercizio. L’elenco è predisposto entro sei mesi dall’insediamento del Parlamento ed è compilato mediante elezione;
– due terzi di membri togati estratti a sorte tra tutti i magistrati: rispettivamente, tra i magistrati giudicanti (CSM giudicante) – oltre 7.000 giudici civili e penali – e tra i magistrati requirenti (CSM requirente) – oltre 2.000 pubblici ministeri – “nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge” ordinaria.
– vicepresidente di ciascun CSM eletto dall’organo fra i componenti laici designati mediante sorteggio dall’elenco compilato dal Parlamento in seduta comune.
A me sembra che l’unica differenza riguardo la composizione sia l’estrazione a sorte. La considero una cosa positiva (l’unica per adesso), che tende a eliminare le quattro correnti, quindi la politicizzazione, all’interno della magistratura.
Trovo quindi un po’ tranchant il tuo: “scindi l’ANM in due organi separati, formi ognuno con membri in ultima analisi scelti dal Governo“.
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Forse si è stancato di fare il contadino e ha trovato una strada per tornare in politica,Forse.
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Santo Loquasto, ti è stato spiegato due volte che se spacchi ANM in due tronconi, crei due Autorità separate e poi una terza Autorità che può decidere carriere, trasferimenti, punizioni e quant’altro, e questi tre organi in parte li fai scegliere alla maggioranza parlamentare che è di destra, in parte da un governo che è di destra e in parte li “sorteggi” da un elenco di nomi scelti da un governo di destra, non è che ottieni proprio una maggiore indipendenza e autonomia. Prima si è detto che si faceva questa riforma per distinguere bene PM da Giudice ed evitare il passaggio da un ruolo all’altro, poi, visto che questo riguardava solo l’1 per cento della magistratura e la tesi non reggeva, si è detto che dopo il caso Palamara era giusto ridurre il peso delle correnti (ma lo si voleva fare anche prima con Gelli e Berlusconi quando Palamara non c’era nemmeno). Tutti sanno benissimo che se le correnti univano i Magistrati in gruppi, alcuni o un po’ più a destra e altri un po’ più a sinistra; tolte le correnti, aumenteranno le spinte lobbiste sui singoli Magistrati e, se ci sarà un’Autorità superiore punitiva e scelta dal Governo che decide sulla tua carriera, i tuoi trasferimenti, i processi che puoi o non puoi gestire, l’ordine di questi processi per cui gli ultimi andranno in prescrizione e può anche darti delle sanzioni, non ne risulterà proprio una maggiore autonomia e indipendenza dei PM o dei Giudici. Falcone era di destra ma questo rischio lo vedeva benissimo e del resto fu contrastato dal potere politico in ogni modo perché bloccasse le sue inchieste sulla mafia finché lo uccisero. Borsellino lo stesso. Che certi poteri di Destra abbiano sempre cercato di manipolare i processi mandandoli in archiviazione o in prescrizione mi sembra più che evidente, basta pensare a Berlusconi o al figlio di La Russa o al Giudice di Cassazione Carnevale, amico di Berlusconi, che annullò la bellezza di 500 processi a mafiosi “per microscpici vizi di forma”!! Un certo potere ha sempre vouluto una Magistratura prona ai suoi piedi, perché gli faceva comodo delinquere in pace. E oggi è anche peggio! Cosa ti ci vuole ancora per capire quale è il senso ultimo di questa persecuzione?? L’abolizione di una democrazia fondata su tre poteri e l’assorbimento di tutti e tre nel capo del Governo, come potere unico, cioè il contrario di ogni democrazia!!
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