Machismo verbale, è l’era del vale tutto

(Flavia Perina – lastampa.it) – Proviamo a guardarla viceversa, immaginiamo Matteo Salvini che in televisione dice “cortigiana” a Laura Boldrini (peraltro le ha detto pure di peggio) o Roberto Vannacci che dà pubblicamente della cortigiana a Elly Schlein. Sarà più facile comprendere il tunnel in cui si è infilato Maurizio Landini per scarsa sorveglianza del vocabolario e scarsissima padronanza dei tempi in cui vive. Tempi in cui le donne fanno le premier, le cape dell’opposizione, comandano e hanno una voce assai più potente della sua. Tempi in cui il leader del primo sindacato italiano, quando parla di una donna, dovrebbe percepire come corrente elettrica ogni sinonimo della parola prostituta (cortigiana è il terzo, dopo squillo e escort). Chi tocca i fili muore, tenersi alla larga. Metteremo la vicenda nell’elenco del mondo al contrario del contrario (mi scuso del pasticcio, ma è così), e cioè questa Italia nuova dove è la sinistra a doversi difendere dalle accuse che per un ventennio hanno perseguitato la destra, antisemitismo, sessismo, linguaggio d’odio e di disprezzo. E dall’altra parte è la destra, la destra del free speech trumpiano che prima ancora fu il free speech salviniano e berlusconiano, ad assumere il ruolo di vigilantes del politicamente corretto, sostituendo la tolleranza a lungo dimostrata verso ogni eccesso affabulatorio dei suoi con la più attenta censura del linguaggio.

Anche nella furibonda polemica che si è accesa ieri i ruoli sono risultati rovesciati rispetto alla routine, che prevedeva insulti da destra alle ministre piagnone, alle volontarie oche, alle femministe fattucchiere, e pure rivendicazioni del diritto di provarci con le donne dal bel sedere, seguite da indignate reazioni da sinistra: chieda scusa! Si penta! I suoi lo condannino! Ora è la destra che può impugnare quel tipo di rivendicazione ed è davvero incredibile che un personaggio scaltro come Landini non abbia capito subito come sarebbe andata a finire e non abbia offerto su un piatto d’argento la sua contrizione all’istante, un secondo dopo aver pronunciato la parola fatale (Giovanni Floris lo aveva anche avvertito: guarda che stai infilandoti in un guaio).

Gli ottimisti diranno: bene, questa vicenda segna un punto di svolta, ora sappiamo che il contrasto al sessismo è patrimonio di tutti, prescinde dagli schieramenti, si farà finalmente tabula rasa del machismo verbale che troppo spesso ha scelto le donne come bersaglio privilegiato per cercare consenso. Resta però il dubbio che questa bufera sia solo una conseguenza del “vale tutto” imperante nel discorso pubblico italiano, dove ogni standard istituzionale è sostituito dalla ricerca della frase che farà titolo sui social e aprirà la pioggia dei cuoricini. Il “cortigiana” di Maurizio Landini come tante altre sgangheratezze verbali sentite in Parlamento, nei comizi, ovunque, e anche l’ondata di indignazione che segue come artificio per chiamare applausi e like approfittando del passo falso di un avversario. Nel caso, si vorrebbe avvisare la sinistra: in questo tipo di guerriglia, sul campo del “vale tutto”, la destra ha più esperienza, è più attrezzata: non conviene sfidarla proprio lì.