Il provvedimento permetterà 5 ore di lavoro in più al giorno, per un massimo di 37 giorni l’anno, con una retribuzione maggiorata del 40%. Il governo di destra: “Flessibilità aiuta dipendenti e imprese”. Agitazione nelle piazze di Atene: dichiarati due scioperi generali in un mese

(ilfattoquotidiano.it) – Non più otto ore lavorative al giorno, bensì 13, per un massimo di 37 giornate all’anno. Facendo un rapido calcolo, si tratta di quasi 24 giorni in più da dover dedicare alla propria occupazione. Di fatto, le ferie garantite da un contratto da dipendente. È quanto previsto dalla proposta di legge, attesa per mercoledì al voto del parlamento greco, sostenuta dal governo conservatore di destra del partito Nea Dimokratia (Nuova Democrazia), che legalizza la giornata lavorativa di 13 ore, a determinate condizioni. Norma che da settimane anima le piazze di Atene: sono stati migliaia i manifestanti che hanno marciato martedì per le strade della capitale greca, per il secondo sciopero generale del mese. Nonostante la crescente resistenza dei sindacati e dei partiti di opposizione, si prevede che il disegno di legge verrà approvato senza problemi con i voti del partito al governo.
Il provvedimento consentirà una maggiore flessibilità nelle condizioni di lavoro, inclusa la possibilità di effettuare straordinari per estendere i turni. Il disegno di legge, infatti, stabilisce che i dipendenti potranno essere impiegati dallo stesso datore di lavoro per 13 ore al giorno (eccedendo quindi il consueto orario di otto ore) per non più di 37 giorni all’anno, in base ad un accordo volontario, con un aumento della retribuzione del 40%. Attualmente, la legge ellenica prevede già la possibilità di lavorare 13 ore al giorno, ma solo per due diversi datori di lavoro.
La discussione sul disegno di legge è iniziata martedì, nella sessione plenaria del parlamento, accompagnata da un acceso scontro tra il partito al governo e l’opposizione. Il leader del Pasok, Nikos Androulakis, ha chiesto il ritiro del disegno di legge, accusando il governo di volere “smantellare in modo sistematico i diritti dei lavoratori“, mentre il presidente di Syriza, Sokratis Famellos, ha dichiarato che il governo ignora la realtà dei lavoratori greci, fatta di “orari di lavoro più lunghi rispetto alla medie Ue, e salari più bassi che mettono in difficoltà le famiglie”. Secondo il sindacato comunista Pame, “legalizza la schiavitù moderna“. Intervenendo in parlamento, la ministra del Lavoro Niki Kerameos ha difeso l’iniziativa spiegando che offre maggiore flessibilità ai dipendenti, aumentando la retribuzione, e viene incontro allo stesso tempo alle esigenze delle imprese, senza compromettere le tutele esistenti dei lavoratori.
L’orario di lavoro flessibile “in pratica significa l’abolizione delle otto ore, la dissoluzione di qualsiasi significato di vita familiare e sociale e la legalizzazione dello sfruttamento eccessivo”, ha affermato in una nota il sindacato ombrello dei dipendenti pubblici Adedy. I sindacati chiedono il ritiro della nuova legge e la riduzione dell’orario di lavoro dalle attuali 40 ore settimanali a 35 ore. Chiedono inoltre aumenti salariali e il ripristino dei contratti collettivi di lavoro. La nuova legge, concludono, rende i dipendenti vulnerabili agli abusi dei datori di lavoro.
Nonostante la crescente resistenza dei sindacati e dei partiti di opposizione, si prevede che il disegno di legge verrà approvato senza problemi con i voti del partito al governo.
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Pari pari a quello che succede in Itagghia….
Cari Greci su questo campo non siete più il fanalino di coda dell’UE.. ci siamo noi!
Ma gli italiani non lo sanno …se ne accorgono …quando si trovano …le tasche vuote e le @@ piene!
Da noi mettono anche la fiducia per far passare le porcate.
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Quanti tra quei manifestanti hanno dato il voto ai partiti che oggi in Grecia sono al governo 🤔
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stessa domanda da noi!
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E questa si chiama ignoranza e stupidità…se ne accorgono sempre dopo dove va a parare la destra?
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“È più facile fregare qualcuno che convincerlo di essere stato fregato”… tranquilla, non se ne accorgono, si convinceranno che la colpa è di qualcun altro.
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CHI NON SA GOVERNARE NON GOVERNI – Viviana Vivarelli
La Meloni governa da 35 mesi e da 35 mesi l’economia italiana non ha fatto che peggiorare.
E teniamo conto che Conte le ha lasciato eredità la bellezza di 209 miliardi di euro che scadranno il prossimo anno. Grazie a lui, l’Italia è stata la Nazione che ha ricevuto l’aiuto più consistente dall’Europa, non solo a tassi molto agevolati ma con 90 miliardi senza interessi.
Predisposto in tempi di pandemia, il sostanzioso aiuto dell’Unione Europea era finalizzato soprattutto a promuovere la ripresa economica e sociale dopo il Covid, rendere le economie degli Stati membri più resilienti e preparate alle sfide future, sostenere le transizioni verde e digitale.
Furono dati 194 miliardi di euro alla Spagna; 163 alla Francia; 40 alla Germania; 30 alla Grecia; 36 al Portogallo e ben 209 all’Italia.
Obiettivo principale la coesione economica, sociale e territoriale in Europa, riducendo il divario tra le Regioni, promuovendo l’innovazione, la digitalizzazione e la competitività delle piccole e medie imprese in una Europa più verde (tre obiettivi che sono sempre stati al centro del programma del M5S). Del resto la transizione energetica per contrastare il cambiamento climatico e razionalizzare le risorse energetiche sembrava essere l’obiettivo principale della prima von der Leyen e il motivo per cui vinse la Presidenza europea grazie ai 16 voti del M5S. Oggi sembra che tutti questi obiettivi siano spariti per dare la preminenza alle armi. E se il risultato dei nuovi piani economici doveva essere una economia circolare, più verde e più sana e una Europa più connessa, è evidente che è avvenuto proprio il contrario: energie fossili più care a causa delle 19 sanzioni alla Russia, svolta a 180° verso gli interessi americani, Stati europei più divisi e conflittuali che mai, dispersione massima degli interessi per cui ognuno pensa a casa propria nel disinteresse più totale degli interessi comuni, pace calpestata e atmosfera ossessiva di pre-guerra, sperequazioni massime nel fisco e nel sistema amministrativo e penale tra gli Stati, disprezzo per le direttive e per le sentenze degli organismi sovranazionali, allargamento funesto delle destre favorito dal crescete dell’astensionismo, stretta sull’austerità, favori alle banche e ai ricchi evasori fiscali, iniquità, politica estera alla sbando, dipendenza totale dal Presidente americano con perdita di ogni autonomia europea. E a tutto questo dobbiamo aggiungere un sistema mediatico disinformativo aberrante e la caduta a picco dei valori europie sul piano mondiale (basterebbe da solo l’aiuto costante al genocidio di Gaza).
Sparita dell’orizzonte comune un’Europa più sociale e inclusiva e butato ne pattume il Patto di Ventotene, le armi hanno preso il sopravvento sugli scopi sociali: istruzione, occupazione, lotta alla povertà, democrazia…Tutto è stato divorato dall’ossessione del riarmo e dalle minacce alla Russia. Intanto sistemi dittatoriali avanzano nello sbiadire di Parlamenti e Costituzioni democratiche, violate nell’indifferenza generale, aumenta il numero dei troppo poveri, aumenta la ricchezza degli oligarchi troppo ricchi, gli interessi delle banche e delle multinazionali del petrolio, dei farmaci e delle armi è preponderante sui bisogni dei popoli. Una casta di leader debosciati e amorali si sta impossessando dell’Europa contro gli interessi dei propri popoli.
Col PNRR una massa enorme di miliardi era stata trasferita ai singoli bilanci nazionali con lo scopo
di promuovere la crescita, l’occupazione, la sostenibilità (verde e digitale) e la convergenza tra le Regioni ma il massimo risultato che vediamo è un’Europa più disconnessa di prima che sta precipitando nell’abisso economico, serva degli USA e rivolta principalmente a scopi di guerra.
In questo quadro fosco e buio, l’unica nota positiva sembra essere il Governo socialdemocratico dello spagnolo Sanchez, che ha usato in modo intelligente i fondi europei (194 miliardi) ,portando la Spagna a risultati brillanti (+ 3,1 di Pil annuo contro lo 0,5 italiano e lo 0,2 tedesco), surclassando la Germania che con la Merkel era la prima della classe ma che ora con Merz rischia la deblacle totale. Pedro Sánchez è il Segretario Generale del PSOE, il Partito Socialista Operaio Spagnolo, partito di centro-sinistra basato sulla socialdemocrazia. Non sappiamo quanto questo Governo potrà durare perché accusato di corruzione interna e con la spada di Damocle dell’indipendentismo catalano, ma resta comunque il miglior governo europeo.
Il PNRR spagnolo, noto come “Piano di Ripresa, Trasformazione e Resilienza” del governo di Pedro Sánchez, ha destinato i fondi prevalentemente a settori chiave:
-il 40,3 % alla Transizione Verde: energie rinnovabili, catene di approvvigionamento sostenibili, infrastrutture ferroviarie e ristrutturazione edilizia.
– Il 29,6% alla Trasformazione Digitale: digitalizzazione di imprese, sviluppo di tecnologie come il 5G e l’Intelligenza Artificiale.
– 36% a Coesione, Sanità e Istruzione: Questi ambiti, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, assorbono circa il 36% dei fondi complessivi. In particolare, la sanità ha ricevuto un peso significativo, superiore a quello italiano, circa il 16,5% dei miliardi (secondo dati iniziali).
Il piano di Sanchez ha incluso anche un forte investimento in spesa sociale, borse di studio, lotta alla violenza di genere e aiuto al sistema di accoglienza dei migranti, al contrario dell’Italia che con Giorgetti e il piano draghiano o renziano della Meloni tende palesemente a ridurre al massimo lo stato sociale (Renzi promise di annullarlo a 360 gradi).
Non solo Sanchez ha speso con intelligenza il PNRR ma ha anche attuato riforme significative nel campo dei diritti del lavoro, in collaborazione con sindacati e imprenditori e una intelligente Ministra del Lavoro. Non solo c’è un salario minimo ma questo è stato aumentato (1.134 euro lordi al mese distribuiti su 14 mensilità), così da sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori e a ridurre la povertà e la Riforma del Lavoro ha contrastato la Precarietà in modo da limitare in modo drastico l’uso dei contratti a tempo determinato ampiamente abusati. Sanchez aveva anche proposto una riduzione delle ore di lavoro da 40 a 37,5 ore, a parità di stipendio, ma la destra si è opposta. Nel frattempo in Grecia si vuol portare la giornata lavorativa a 13 ore. Mentre in Italia i disastri maggiori nel mondo del lavoro si devono proprio alla sinistra (basti pensare al Job Act di Renzi che aumentato il lavoro precario); in Spagna si tende a una stabilità occupazionale, che porta enormi vantaggi all’economia, per es. i lavoratori stagionali (es. agricoltura o turismo), non perdono il contratto alla fine della stagione ma rimangono in una condizione di disponibilità.
E mentre in Italia la conquista a 5 stelle del reddito minimo ha cercato di combattere la piaga della povertà o dei salari e delle pensioni sociali insufficienti, Sanchez usa il reddito minimo per prevenire il rischio di povertà ed esclusione sociale per le persone che vivono sole o integrate in un’unità di convivenza e non raggiungono una certa soglia di reddito. Il reddito minimo è parte dello “scudo sociale”, che è proprio l’opposto dello scudo fiscale e penale che la Meloni ha regalato alle classi più protette e ricche, permettendo veri abomini come il regalo degli extraprofitti alle banche e alle società energetiche (70+66 miliardi di euro). In Italia il reddito minimo è stato abolito (unici tra i 27 Paesi europei).
Ssempre nel Mondo del Lavoro Sanchez ha preso : Impegni e azioni per la tutela dei diritti del lavoro e per la promozione della parità tra uomini e donne, compresa la non trasferibilità del congedo di paternità/maternità per incentivare l’uso da parte dei padri. Regolamentazione del Lavoro dei “Rider” con una legge pionieristica in Europa per stabilire che i lavoratori delle piattaforme digitali (come i fattorini delle consegne a domicilio) devono essere considerati dipendenti salariati e non lavoratori autonomi, garantendo loro maggiori tutele.
Queste politiche riflettono una chiara spinta del governo Sánchez verso la giustizia sociale, il contrasto alla precarietà e il rafforzamento dello Stato sociale.
Palesemente l’Italia della Meloni si muove in senso opposto. Da pochi giorni abbiamo visto la prima stesura del piano di bilancio del Governo Meloni-Giorgetti per 19 miliardi di euro e le previsioni sono allarmanti. Nessun piano a lunga scadenza, nessun progetto per migliorare l’economia o rendere più equo il fisco o ridurre le bollette, nessun provvedimento per migliorare la sanità, risanare il territorio, combattere la mafia, aiuare i giovani, sostenere i poveri.
La Meloni prima spende a go go, con regali a destra e a manca chiudendo gli occhi sugli extraprofitti di 70 miliardi delle società energetiche e di 60 miliardi delle banche, poi chiede un prestito di tre miliardi alle banche per far quadrare i conti e nello stesso tempo butta un miliardo per mandare per 28 giorni 16 migranti a farsi schedare in Albania. Firma come una disconnessa qualunque dazio trumpiano (vedi il dazio del 107% sulla pasta), si impegna alla follia su un presunto riarmo da 100 miliardi, ubbidisce come una serva a qualunque sproposito della Casa Bianca, senza un minimo di dignità o senso dello Stato. Siamo alla follia totale.
Ma che fine hanno fatto i 209 miliardi ottenuti da Conte e i miliardi incassati vendendo i beni pubblici? Dice che non aumenta le tasse ma taglia i fondi a Regioni e Comuni per cui i cittadini dovranno pagare di più i servizi locali. Dice che taglierà i fondi ai ministri ma i ministri non fanno che aumentare i propri dipendenti e con meno fondi non potranno che fare tagli sulle loro competenze riducendo i servizi ai cittadini. Ma ci sta prendendo in giro? Ed è per questo che ride tanto?
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Grande Viviana, acuto ed edotta sintesi della realtà politica italiana ed europea attuale.
Grazie, davvero
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Ma io spero che tu non abbia scritto tutto ‘sto papocchio come commento di Infosannio, spero eh.
Ad ogni modo, aspettiamo Punketto e Zeppelin per vedere se ti smentiscono su qualcosa.
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