Tra la premier Meloni e Trump un rapporto stretto fatto di cuoricini e tattica. Lui le sponsorizza il libro e strizza l’occhio agli italoamericani per le elezioni di Midterm

Donald&Giorgia, tra cuoricini e tattica

(Flavia Perina – lastampa.it) – Bella, bellissima fantastica, incredibile, great, comprate il suo libro, dice lui. «Molto gentile amico mio», risponde lei, e il dislivello dei superlativi – cuoricini esagerati da una parte, un generico ringraziamento dall’altra – fa capire molte cose del rapporto tra Donald Trump e Giorgia Meloni. La prima riguarda lui, il presidente Usa, che mai come adesso ha bisogno di una bandiera italiana: ci sono 16 milioni di elettori italoamericani in marcia verso le elezioni di Midterm, il galà del potentissimo Niaf è dietro l’angolo (venerdì prossimo), ci sono cose da farsi perdonare (i dazi che hanno reso un lusso spumanti e Parmigiano, la loro possibile estensione alla pasta), e allora meglio sdilinquirsi. L’esaltazione del Columbus Day, due giorni fa, appartiene alla stessa categoria di blandizie esagerate, con Cristoforo Colombo definito «vero eroe americano» e la sua festa ufficialmente ripristinata anche se nessuno l’aveva mai abolita. E chissà quante ne ascolteremo ancora nei prossimi giorni sul «legame antico», il «rapporto speciale», i «valori senza tempo condivisi», con l’Italia ma anche con ogni altra componente etnica dell’elettorato americano: per conservare o incrementare la risicata maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato ogni voto conta.

La due giorni di lusinghe del presidente Usa alla presidente del Consiglio italiana è cominciata sul palco di Sharm el-Sheikh («Bella, bellissima, una governante molto forte, una leader incredibile, molto rispettata, sta facendo un bel lavoro») ed è proseguita ieri con un sorprendente post su Truth, piuttosto pasticciato perché Trump ha usato la notizia della presunta uscita di un nuovo libro di Meloni per esaltare il suo «incredible job», definirla un’ispirazione per tutti e invitare gli americani a correre in libreria. Testo: «Giorgia sta facendo un lavoro incredibile per le meravigliose persone italiane, e questo libro approfondisce il suo percorso di fede, famiglia e amore per la patria, che le ha dato la saggezza e il coraggio necessari per servire la sua Nazione e rendere orgoglioso il suo popolo. Compratene una copia». In realtà il libro è sempre lo stesso, Io Sono Giorgianegli Stati Uniti è in vendita da quattro mesi con prefazione del figlio maggiore di Trump, lo ha pubblicato la stessa casa editrice dell’autobiografia di Melania, e insomma: ritirarlo fuori adesso come se fosse una novità di giornata conferma intenti adulatori finalizzati più alla politica interna che alla scena italiana.

Ma quello che colpisce maggiormente è la replica assai sorvegliata di Meloni. «Molto gentile, amico mio!», risponde su Instagram la premier. «Penso sia importante che la gente sappia chi sei e da dove vieni, per verificare se sei sincero nel tuo percorso politico». Neanche un “great”, un incredibile, un bravissimo, e si capisce che per gli stessi identici motivi di politica interna la presidente del Consiglio preferisce non esagerare in cuoricini. La tregua a Gaza è appesa a un filo, l’annunciata apertura agli aiuti umanitari non è avvenuta, gli israeliani già contestano la violazione degli accordi, Hamas giustizia in piazza presunti collaborazionisti palestinesi, e dall’altra parte la Russia attacca un convoglio di aiuti Onu all’Ucraina con a bordo anche un italiano. Insomma, il Trump portatore di pace è ancora un’aspirazione, un titolo, più che una realtà. Tuffarsi nei complimenti potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio anche perché qualcuno comincia a chiedersi: ma se c’è tanta amicizia, tanta considerazione, come mai non abbiamo avuto salvacondotti sui dazi o sulle enormi spese supplementari in difesa che la Casa Bianca ci impone?

Poi, certo, sulla ritrosia encomiastica della presidente del Consiglio pesa anche l’esperienza comune alle donne di potere che devono trattare con uno più grosso di loro, uno che si percepisce maschio Alfissima soprattutto quando parla con una signora, uno che ha vissuto tutta la sua esistenza circondato da groupie adoranti e figuriamoci se si impressiona per i complimenti. Bisogna fare il contrario, mai mettersi sullo stesso piano di esagerata confidenza, se possibile arrossire con grazia. Bisogna sempre essere Rossella O’Hara, damigelle ritrose davanti al sovrabbondante regalo di un cappellino francese, poi prendere e portare a casa. Il maschio Alfissima ne sarà deliziato e domani è un altro giorno, si vedrà come regolarsi con questi cuoricini trumpiani che potrebbero essere un vantaggio ma anche no.