Dichiarazione Balfour (1917).

(Stefano Rossi) – Tre grandi avvenimenti cambiarono il corso della storia, avvenuti nel 1917: 1) l’ingresso degli USA nella Grande Guerra, la forza che prevale sul diritto nei rapporti tra Stati; 2) la Rivoluzione russa; 3) la Dichiarazione Balfour, lettera firmata dal ministro degli esteri del Regno Unito, Arthur Balfour,  indirizzata a Lord Rothschild, rappresentante della comunità ebraica.

Caduto l’Impero Ottomano, i sionisti avanzarono la richiesta di ottenere un territorio, in Palestina, per sancire i confini di uno Stato ebraico. La lettera fu redatta in modo molto generico e non prevedeva la nascita di un vero stato, ecco il passaggio importante:

His Majesty’s Government view with favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country”. National home, casa nazionale, appunto, un linguaggio ambiguo per dare seguito alle richieste sioniste di chi chiedeva un territorio per fondare un nuovo stato ebraico nei territori smembrati dell’Impero Ottomano.

Jewish Agency for Israel, United Jewish Communities, Keren Hayesod, sono alcune organizzazioni e fondi economici per sostenere la causa sionista nel mondo, e si sono adoperati affinché, alcuni territori del disciolto impero turco fossero destinati per la creazione di uno stato ebraico.

Mandato britannico (1920).

Terminata la guerra, la Gran Bretagna ottenne, dalla Società delle Nazioni, il mandato per gestire, nel Medio Oriente, i problemi di molti popoli locali che erano rimasti senza un governo. Il mandato durò dal 1920 al 1948.

Nella gestione di questi territori, i sionisti, inclusero sempre la lettera, del ministro Balfour, come base per rivendicare un territorio in Palestina.

La Società delle Nazioni diede mandato alla Gran Bretagna affinché:

“The Mandatory shall be responsible for placing the country under such political, administrative and economic conditions as will secure the establishment of the Jewish national home, as laid down in the preamble, and the development of self-governing institutions, and also for safeguarding the civil and religious rights of all the inhabitants of Palestine, irrespective of race and religion”.

Cioè, far nascere una patria nazionale ebraica, nonché la salvaguardia dei diritti civili e religiosi di tutti gli abitanti della Palestina, indipendentemente da razza e religione.

In quegli anni, l’agenzia ebraica e molte altre organizzazioni si adoperarono per far ritornare molti ebrei, sparsi nel mondo, nei territori che, via via, stavano acquistando dagli arabi e quelli che stavano per ottenere dalla mandataria Gran Bretagna.

Una forte immigrazione avvenne poi durante la politica anti ebraica nazista che fece lievitare il numero di ebrei in terreni dove, tra vincoli e divieti di lavorare la terra ai non ebrei, portò a numerosi scontri tra le popolazioni arabe e quella ebraica.

Si ricordano i Moti dell’anno 1920 e i Moti del 1929 e il Massacro di Hebron, dello stesso anno, con morti, feriti e condanne da ambo le parti arabe e israeliane.

Nel 1936, vi fu la Grande rivolta araba, con numerosi scontri e attentati. Le comunità arabe chiedevano la fine dell’immigrazione ebrea verso quei territori.

La comunità ebraica, da 80.000 unità, passò a 360.000, tra il 1918 al 1936. Gli arabi temevano di diventare in minoranza rispetto agli ebrei nelle zone che oggi chiamiamo Palestina.

Gli inglesi, durante il mandato, subirono attentati e rivolte per un nascente “terrorismo”, chiamato dagli occidentali, resistenza, chiamato dagli arabi, contro la politica espansionistica verso la comunità ebraica. Mano Nera, era una di quelle organizzazioni finanziate da facoltosi sceicchi.

Nel 1936, fu organizzato uno sciopero generale per rivendicare la fine delle vendite di territori, fino a quel momento, di proprietà araba, e la fine dell’immigrazione ebraica. Numerosi furono gli scontri tra le varie comunità.

In Palestina, dal 47 al 48, si intensificarono gli scontri tra gli arabi e gli ebrei.

Con la persecuzione nazista, i sionisti, ebbero gioco facile e furono, se non appoggiati, comunque riscossero simpatie tra varie Nazioni, tra cui, USA  e URSS; per questo si registrarono flussi immigratori verso la Palestina da parte di molti ebrei.

Dal 45 al 47, gli inglesi ebbero 103 morti e 391 feriti causati da attentati sionisti.

1946, al King David Hotel, c’era il quartier generale inglese, una forte esplosione uccise 91 persone di varie nazionalità e 46 feriti.

L’Irgun, antesignana dell’esercito israeliano, organizzò l’attentato.

La Commissione Peel (1937), prima, e dopo il suo fallimento, la Commissione Woodhead (1938), furono gli sforzi amministrativi, degli inglesi, per tentare una spartizione della Palestina, tra arabi ed ebrei.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il progetto della Commissione Peel, venne ripreso per la spartizione della Palestina, chiamata Partizione della Palestina. Si pensava di spostare, per entrambe le parti, alcune popolazioni per garantire due stati indipendenti: uno arabo e uno ebraico. La parte araba era quella più critica visto che i terreni ad essi assegnati erano poco coltivabili. Si pensò, infatti, di costruire vari impianti di irrigazioni sovvenzionate, però, dagli inglesi.

Nel 1947, l’Inghilterra rimise il mandato all’ONU, elaborando un piano per la divisione della Palestina.

l’Assemblea Generale dell’ONU, firmò a New York, la Partizione della Palestina con la nascita di due stati distinti e la creazione di un comitato che avrebbe dovuto gestire tutti i problemi sorti in quei territori. L’UNSCOP, era composto da (Australia, Canada, Guatemala, India, Iran, Paesi Bassi, Perù, Svezia, Cecoslovacchia, Uruguay, Jugoslavia) ed aveva avanzato due ipotesi: creazione di due stati indipendenti, oppure la nascita di uno stato federale.

Le tensioni erano già oltre ogni limite e, l’UNSCOP dichiarò che era impossibile accontentare le due comunità in lotta, e che non era possibile schierarsi a favore di una di esse.

Nella partizione che si voleva imporre, il 56% era destinato agli ebrei con le zone fertili a loro vantaggio; l’80% delle zone coltivabili erano a loro favore. Si pensava che dovessero arrivare numerosi ebrei scampati alla persecuzione nazista.

Tutti i rappresentati arabi rifiutarono la partizione anche per non aver incluso un accesso al Mar Rosso e Mar della Galilea.

Gli ebrei l’approvarono.

Dopo due votazioni negative, e l’intervento personale di Truman, alla terza votazione la partizione venne approvata con Gerusalemme sotto l’egida dell’ONU, il 29 novembre 1947.

Le conseguenze furono inevitabili.

Il 15 maggio 1948, la Gran Bretagna rimette il mandato all’ONU e abbandona tutta le zone soggette al mandato.

Il 14 maggio 1948, David Ben Gurion, capo dell’organizzazione sionista mondiale, leggeva alla radio la proclamazione dello Stato di Israele.

Rapporto Harrison (1945).

Venne redatto dall’avvocato Earl G. Harrison, per conto degli USA presso la Commissione intergovernativa sui rifugiati. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, si poneva il problema degli sfollati, dei reduci e prigionieri di guerra.

Esisteva l’Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione (UNRRA), la quale, venne sostituita, nel 1947, dall’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati (IRO), che si occupò prevalentemente del rimpatrio degli sfollati provenienti dal blocco comunista. Nel 1951, l’IRO cessò la sua attività e venne istituito il  Comitato Intergovernativo per le Migrazioni Europee (CIME), divenuto, nel 1989, l’attuale Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

Nel 1949, venne istituita l’Agenzia di Soccorso e Lavori delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA).

Il 18 giugno 1945, l’agenzia ebraica chiedeva alle autorità inglesi di fare immigrare 100.000 ebrei nella Palestina che risultavano sfollati in Europa.

Quindi, si formò un gruppo di persone, per lo più ebrei dell’American Jewish Joint Distribution Committee, che andarono a visitare vari campi di profughi ebrei.

Si trattò di una ispezione a ridosso dalla fine del conflitto mondiale e non vi fu il tempo per organizzare aiuti umanitari.

Sembra che trattiamo gli ebrei come li trattavano i nazisti, tranne per il fatto che non li sterminiamo”. Così si legge nel rapporto le pessime condizioni di sfollati e prigionieri ebrei.

Il rapporto si concluse con l’invito a far giungere, in Palestina, le 100.000 richieste.

Le organizzazioni ebraiche fecero in modo di far nominare un ebreo quale consigliere per gli affari ebraici all’interno dell’esercito americano.

Il presidente Truman e il generale Eisenhower ebbero la necessità di dimostrare al mondo, e al popolo germanico, di trattare nel miglior modo possibile gli ebrei apolidi, sfollati e liberati da poco dai campi di concentramento. Veniva paventata la possibilità di dislocarne molti in America Latina, ma quello di farli confluire in Palestina restava la scelta che accontentava maggiormente la comunità ebraica.

Piano Morrison-Grady (1946).

Prevedeva una federazione in Palestina con una zona per gli arabi, una per gli ebrei, il distretto di Gerusalemme e il distretto del Negev.

Mentre si discuteva di come far accogliere questo piano alle due parti, l’Agenzia ebraica propose “11 punti nel Negev”, cioè, undici insediamenti da occupare nella zona che sarebbe stata assegnata agli arabi qualora il piano fosse stato accolto.

Nel 1996, Israele celebrò con un francobollo l’occupazione di questi insediamenti per il cinquantesimo anno.

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Massacro di Deir Yassin (1948), villaggio palestinese che contava 600 abitanti. Alcuni sionisti uccisero un centinaio di palestinesi e cacciati tutti i superstiti. In una lettera, pubblicata sul New York Times, Albert Einstein e Hannah Arendt condannarono quel massacro con aggettivi “nazisti” e “terroristi”. Oggi, quella zona ha cambiato nome, si chiama Givat Shaul, quartiere di Gerusalemme Ovest. Naturalmente non ci sono più palestinesi ma ebrei israeliani.

A Dor Beach c’era il villaggio di Tantura, circa 200 palestinesi furono massacrati a freddo dalla Brigata israeliana Alexandroni. Per decenni gli israeliani negarono i fatti, complice la comunità internazionale.

Strage di Safsaf, altro villaggio sparito dalle mappe e dalla storia. Alcuni file del massacro erano custoditi dal partito di sinistra Mapam. Una notte, dopo un furto, i file sono spariti per sempre.

C’era il Piano Dalet, dove veniva stilata la strategia ammessa da alcuni militari: “pressione economica assediando alcune città»; «distruzione dei villaggi (fuoco, dinamite, mine)»; “accerchiamento del villaggio e nell’eventualità di una resistenza la forza armata deve essere distrutta e la popolazione espulsa”.

Strage di Sabra e Shatila, avvenuto nel 1982. Dopo la morte del leader cristiano Bashir Gemayel, forse, per mano di un gruppo cristiano ultraconservatore, gli israeliani circondarono una zona di Beirut dove erano asserragliati 15.000 appartenenti all’OLP. Seguirono trattative con l’amministrazione di Reagan e, dopo mesi, lo stesso giorno in cui gli americani lasciarono Beirut, gli israeliani iniziarono l’operazione.

I due villaggi furono ermeticamente chiusi sia dagli ebrei che da un gruppo di cristiani, circa 700 persone furono trucidate a freddo. Erano i più poveri e indifesi che non ebbero la forza di lasciare la zona presa d’assedio nei mesi precedenti.

Per questi massacri fu incriminato Ariel Sharon, che divenne poi primo ministro.

Il suo principale accusatore fu Elie Hobeika, il libanese che comandò il massacro dei villaggi controllati dagli israeliani. Pochi giorni prima di testimoniare al processo saltò in aria con l’autista e tre guardie del corpo. Un mese prima, in un incidente stradale dubbio, perse la vita il suo vice.

Guerra arabo-israeliana del 1948.

Il 15 maggio 1948, truppe dell’Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq, ed altri reparti di varie fazioni arabe, invasero la Palestina e zone della Cisgiordania.

L’intento era quello di formare uno stato arabo al posto di quelli creati dalla risoluzione dell’ONU.

Israele riuscì ad avere la meglio sul piano militare e firmò, separatamente, vari armistizi con i Paesi che avevano cominciato la guerra. Il risultato fu che i suoi confini, in Palestina, aumentarono del 78% rispetto al 56% rispetto a quello previsto dalla ripartizione dell’ONU.

Molti arabi furono costretti a lasciare le terre perse, e conquistate da Israele, e questo fatto viene ricordato come “al-Nakba”, che vuol dire catastrofe.

Negli anni 50, si aggravò il rapporto tra l’Egitto e Israele, con fedayn, nuclei e organizzazioni in difesa degli arabi palestinesi con incursioni e attentati verso Israele.

Seconda guerra arabo-israeliana (1956).

Nel 1956, il presidente dell’Egitto, al-Nāṣer, volle nazionalizzare il Canale di Suez, snodo fondamentale per i traffici commerciali tra l’Oriente e l’Occidente.

Il Canale fu finanziato da Francia e Egitto, ma la Gran Bretagna acquistò quote sociali dall’Egitto e ottenne anche il suo controllo politico sancito anche da convenzioni internazionali.

In un incontro segreto tra francesi, inglesi e israeliani, a Parigi, venne concordata l’invasione dell’Egitto per scongiurare la sua nazionalizzazione.

Iniziarono le operazioni militari israeliane con l’occupazione del Sinai, Gaza e del Canale. Solo per l’intervento degli USA e Cina, che disse di entrare in guerra a fianco dell’Egitto, gli alleati francesi, inglesi e israeliani, si dovettero ritirare.

Questi fatti ebbero numerose conseguenze: la crisi ungherese, la debolezza della NATO, l’Inghilterra che agì contro o nel silenzio degli USA, il rafforzamento del panarabismo, Cina e USA, per la prima volta, di comune interesse verso un fronte di guerra.

La terza guerra arabo-israeliana (1967) Guerra “dei sei giorni”.

I conflitti, le incursioni, gli attentati non smisero mai di tormentare i rapporti tra gli israeliani e il mondo arabo.

Nel 1964 veniva creato l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).

Fin dal 1945, aveva un ruolo importante la Lega araba la cui funzione riguardava lo sviluppo di Paesi che si stavano formando con la fine dell’Impero Ottomano e con la fine della Seconda Guerra Mondiale e il Colonialismo. Sovranità e indipendenza politica erano alla base del suo programma. La Palestina fu annessa alla Lega come Stato indipendente. Proprio in quei decenni, la Lega, ebbe un ruolo importante di consolidare alcune alleanze contro Israele.

Giordania e Siria ed Egitto volevano mettere in atto il progetto Headwater Diversion Plan, che prevedeva la deviazione del fiume Giordano prima che confluisse nel Mare di Galilea per rendere vani gli impianti di irrigazione israeliani.

L’Egitto, informato dall’URSS, seppe che molte truppe israeliane stavano ammassate ai confini del Sinai. Così, anche truppe egiziane confluirono verso la penisola in difesa del confine.

L’Egitto riconquistò alcuni territori del Sinai per ristabilire lo status quo prima della crisi di Suez.

Nonostante l’avvertimento di non chiudere i porti e i traffici commerciali, da parte di Israele, che lo considerava come una dichiarazione di guerra, l’Egitto chiuse il golfo di Aqaba alle navi dirette verso Israele.

In sei giorni Israele riuscì a dominare le forze avversarie e conquistare Gerusalemme, Hebron e l’intera Cisgiordania.

Questo conflitto, passato alla storia come la “guerra dei sei giorni”, cambiò per sempre la geografia del Medio Oriente.

Lo Stato di Israele, alla fine del conflitto, aumentò i suoi confini da “21 000 a 102000 km²: la Siria perse le alture del Golan, l’Egitto la striscia di Gaza che occupava dal 1948 e la penisola del Sinai fino al canale di Suez, mentre la Giordania dovette cedere l’insieme delle sue conquiste del territorio palestinese ottenute nel 1948”. Anche Gerusalemme venne conquistata dagli israeliani.

Con la risoluzione n. 242, l’ONU, chiedeva il ritiro di Israele dai territori occupati e la cessazione di tutte le ostilità arabe. Le parti accettarono tranne i palestinesi, forti dell’appoggio della Siria.

La risoluzione fu redatta in inglese e francese con una differenza linguistica alla quale, tutte le diplomazie, pensarono di giocare a proprio favore. In lingua francese risultava “ritiro dai territori occupati”, cioè, da tutti i territori; nella versione inglese “ritiro da territori occupati”, cioè, da alcuni territori occupati, senza specificare quali dovessero essere. Il risultato fu che ripresero le incursioni, attentati, piccoli conflitti di logoramento.

Vi fu un ulteriore esodo di palestinesi dai territori che Israele non volle cedere e, nelle alture del Golan, anche i Drusi, dovettero cedere le loro case  e terreni di proprietà.

Nel 1967, venne fondato il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) che si rifiutava di riconoscere lo Stato di Israele ed aveva un programma più estremo rispetto ad altri nuclei e organizzazioni anti Israele. Nel 1968 aderì all’OLP. Il primo partito paramilitare era al-Fath di Yasser Arafat.

Il contesto politico della Palestina, oggi: Hamas primo partito, al-Fath il secondo, e molto distanziato dalle preferenze, il FPLP.

Guerra del Kippur (1973).

Egitto e Siria provarono ad attaccare dal versante del Canale di Suez il giorno del Yom Kippur con armi pesanti sovietiche.

Dopo una prima fase, decisamente a favore degli arabi, gli israeliani riuscirono a riconquistare parte dei territori invasi. Solo l’intervento di USA  e URSS, evitò la escalation del conflitto. Molti Paesi del’OPEC decisero di aumentare il prezzo del greggio che provocò la crisi petrolifera.

Intifāda.

In arabo significa rivolta, intervento.

La prima, quella delle pietre, avvenne nel 1987, con lanci di pietre verso auto, convogli, carri armati israeliani nei territori occupati.

Si resero partecipi anche molti bambini e provocarono molti incidenti e morti (nel primo anno 311).

Con gli Accordi di Oslo del 1993, e la creazione dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), si mise fine a questo tipo di rivolta.

In realtà, l’OLP rappresenta in tutti i negoziati e presso l’ONU la Palestina e, l’ANP, appare come una branca dell’OLP.

L’Autorità Nazionale svolge un ruolo legislativo della Palestina che annovera un Consiglio legislativo palestinese con sede a Rāmallah. Le prime votazioni si svolsero nel 1996.

Oggi l’ANP ha perso completamente il suo ruolo politico.

Seconda Intifāda.

Scoppiata nel 2000, a seguito dell’occupazione israeliana nella Spianata delle Moschee per ordine di Ariel Sharon.

Terza Intifāda, detta dei coltelli, a partire dal 2015, per via di numerosi attacchi a civili e militari israeliani con armi da punta e da taglio.

Nel 2007, scoppiò la Guerra di Gaza.

Le elezioni del 2006, videro la vittoria di Hamas, votato maggiormente nella Striscia di Gaza, e la sconfitta di al-Fatah, che prese più voti in Cisgiordania.

La crisi cominciò quando, USA e Israele, decisero di sospendere tutti gli aiuti verso la popolazione palestinese per costringere Abū Māzen, presidente dell’OLP e dell’ANP, ad indire nuove elezioni, visto che Hamas viene considerata una organizzazione terroristica.

Inoltre, Israele bloccò il danaro proveniente dai dazi e tasse raccolto per conto dell’ANP e decisero il divieto di uscire dai territori della Palestina a tutti i politici locali. USA ed Egitto si adoperarono per aiutare, con armi e soldi, il partito di al-Fatah in previsione di uno scontro armato che, inevitabilmente, iniziò senza esclusione di colpi da entrambe le parti.

Molti furono precipitati dagli edifici più alti, rapimenti, attentati nelle case private dei vari rappresentati delle due fazioni. Hamas conta le Brigate Ezzedin al-Qassam costituite, forse, dal 1991, in Cisgiordania, ma che ora si erano concentrate nella Striscia di Gaza.

Dopo vari scontri, il risultato fu quello che, la Striscia di Gaza è comandata da Hamas, la Cisgiordania dall’ANP.

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La banda Stern e il terrorismo sionista.

Avraham Stern fondò l’organizzazione terroristica sionista nota come Lohamei Herut Israel.

L’odio verso gli inglesi mandatari che frenavano la richiesta di immigrazione degli ebrei sparsi nel mondo fu tale che, Stern, più volte provò a collaborare con i nazisti e combattere con essi, pur di essere aiutato a far venire quanti più ebrei possibili in Palestina (Journal of Palestinian Studies, vol V, n. 3 e 4; A. Giacobazzi, L’Asse Roma Berlino Tel Aviv, Ed. il Cerchio, pp. 203-205).

Il fatto è noto anche se pochissimo raccontato; nella capillare organizzazione per far rientrare gli ebrei in Palestina vi era un disegno ben preciso: quello di far confluire gli ebrei “puri”.

Il sionista Moshe Sharett, nel proprio diario (cfr. pag. 177), annotava: “Bisogna far immigrare i buoni e lasciare in Europa la feccia”. Da notare che, gli Ostjuden, gli ebrei orientali, venivano considerati impuri e non degni di far parte dello Stato di Israele. Anche se, proprio dall’Europa dell’Est, provenivano i maggiori e convinti sionisti.

Alla base di questo pensiero ve ne era uno più importante: la capacità di colonizzare i territori arabi. Non è una cosa da poco. Bisogna essere forti, giovani, determinati, senza scrupoli se serve.

Gli Yishuv, termine per distinguere gli ebrei stanziali da quelli che giunsero in Palestina nel XX secolo, chiamati Prima Aliyah, non avevano un buon rapporto con gli inglesi mandatari. Pertanto, alcuni ebrei vedevano gli inglesi come nemici; altri, per obbligo morale perché stavano combattendo contro la Germania nazista, cercavano di essergli alleati fedeli.

Stern apparteneva alla prima categoria.

Tra il 1942 e 43, ci furono molte rapine, alla Trade Union Cooperative, con ala morte di due ebrei di passaggio e l’attentato dinamitardo alla Yael Street 8. Doveva uccidere molti inglesi, invece provocò la morte di due poliziotti ebrei.

Il suo covo fu scoperto e ucciso dalla polizia inglese e il suo ricordo fu edulcorato come martire del sionismo e dimenticate le sue simpatie verso il fascismo.

Terrorismo ebraico.

Le vittorie sul campo dell’Asse angloamericano, convinse gli ebrei che il nazismo sarebbe stato sconfitto e che vi sarebbe stato un tempo in cui, tutti gli ebrei, sarebbero potuti andare in Palestina.

Nel 1943, il comando dell’Irgun (antesignano dell’IDF) fu affidato al giovane Menachem Begin, che divenne poi primo ministro di Israele.

Egli fu uno dei fautori delle azioni terroristiche verso gli inglesi con una capillare organizzazione e regole ferree. Provarono ad assassinare l’Alto Commissario per la Palestina, MacMichael, poi fallito.

Doveroso precisare che queste organizzazioni e personaggi non godettero di simpatie da tutta la comunità e dall’Agenzia ebraica.

La banda Stern si riorganizzò, dopo la morte del suo leader, con l’uccisione al Cairo di Lord Moyne, Ministro Residente per il Medio Oriente.

La politica britannica non mutò con la fine del conflitto mondiale, per questo, il sionismo riorganizzò molti apparati e organizzazioni estremiste e nacque il Movimento della Resistenza Ebraica.

Dopo il sequestro di cinque ufficiali inglesi, vi fu la reazione ricordata come il “sabato nero” con 2700 membri ebrei arrestati.

Quindi, la reazione sionista con l’attentato all’Hotel King David, a Gerusalemme, che provocò 91 morti e 45 feriti, tra arabi, ebrei e britannici.

Seguirono altri attentati, sequestri con uccisione degli ostaggi inglesi in risposta all’impiccagione di alcuni terroristi ebrei.

Sionismo.

Non vi sono prove documentali certe sulla sua origine, è certo, però, che una delle prime testimonianze delle Aliyot avvenivano sotto l’Impero Ottomano per aumentare ed intensificare gli insediamenti (Yishuv).

Nel 1897, a Basilea si svolse forse il primo congresso sionista con circa 200 presenze. Il caso Dreyfus, ebbe vasta risonanza nella comunità ebraica ed episodi simili convinsero gli ebrei a rendere più incisive le organizzazioni che si preoccupavano di aiutare chi fosse in difficoltà e chi intendeva immigrare verso la Palestina.

In Europa, gli ebrei, non ebbero problemi. Per es., durante l’Impero Austro-Ungarico, non vi erano conflitti tra le varie comunità religiose. In seguito, le cose cambiarono. Soprattutto in Germania si sviluppò un pensiero anti ebraico a partire dagli studi di Karl Eugen Dühring. Karl Lueger fondò un partito cristiano con principi antisemiti. Il peggio doveva ancora accadere con l’ascesa del partito nazionalsocialista di Hitler.

Theodor Herzl, un giornalista ebreo, organizzò il congresso a Basilea, per riunire magnati e benefattori ebrei in grado di porre le basi per una organizzazione che potesse aiutare gli ebrei ad alimentare gli insediamenti nel territorio della Palestina.

Per quanto vi fossero notevoli differenze tra le varie comunità ebraiche, quella svizzera, per esempio, non conosceva episodi antisemiti come, invece, quelle dell’Europa dell’Est e in Germania.

Ma fu a Basilea che si posero le basi per un programma sionista e il progetto per fondare uno stato di Israele.

A seguito di conflitti con le popolazioni arabe, negli insediamenti palestinesi, gli ebrei decisero di organizzarsi con un gruppo armato chiamato Haganah. Solo in seguito furono previsti truppe d’assalto come la Palmach.

Finita la Grande Guerra, gli inglesi, alleati con i sionisti, decisero di sciogliere tutte le organizzazioni paramilitari ebraiche. Da qui l’atto di alcuni di essi di fondare il Partito Sionista Revisionista dove confluivano tutti coloro che non erano d’accordo con il partito laburista troppo accomodante verso gli inglesi.

Erano i primi albori del pensiero politico di destra ebraico; il Betar, movimento revisionista. rivolgeva lo sguardo al fascismo di Mussolini. Vladimir Žabotinskij, fondò a Civitavecchia la marina ebraica e fu tra i fondatori dell’esercito del futuro stato israeliano, fu anche arrestato dagli inglesi per aver trovato nella sua abitazione un arsenale. Non fu mai simpatizzante del fascismo, ma nel movimento revisionista, molti lo furono e combattevano, sul piano politico, contro i revisionisti socialisti e militarmente contro gli inglesi mandatari.

Egli progettò il piano di evacuazione degli ebrei, soprattutto quelli dell’Est europeo.

Scrisse anche una costituzione di un ipotetico stato d’Israele dove, anche gli arabi, avevano gli stessi diritti degli ebrei.

Moti in Palestina del 1929.

L’occasione fu un muro divisorio, tra uomini e donne, portato nel luogo sacro del Muro del Pianto, da parte degli ebrei. Gli arabi chiesero la rimozione in quanto, secondo la loro religione, nessuno può profanare e portare manufatti in quel luogo.

Si accordarono per la rimozione al giorno successivo, cosa che non avvenne, per questo cominciarono scontri in varie località per diversi giorni.

Vi furono poi altri fatti provocatori, come quello di alcuni del partito revisionista che andò con le bandiere a cantare vicino il Muro dei Pianto e urlare che il “muro è nostro”. Il giorno seguente furono gli arabi a provocare la comunità ebraica.

Alla fine di tutti gli scontri, il  bilancio fu di 110 morti e 242 feriti arabi e 133 morti e 339 feriti ebrei.

Le decisioni prese dagli inglesi, dopo questi fatti di sangue, delusero parte della comunità sionista al punto da provocare delle scissioni ed estremizzare ancor più il partito revisionista. Abba Achimeir, uno di essi, simpatizzava per Mussolini ed Hitler, il cui partito sembrava potesse permettere una vasta emigrazione degli ebrei in terra tedesca ed argine contro il comunismo russo. Fondò la Lega dei Sicarii che doveva contrastare gli inglesi visti come ostacolo alla formazione dello stato israeliano.

Non si annoverano grandi imprese, ma Achimeir e il suo partito furono accusati dell’omicidio di Haim Arlosoroff, capo del Dipartimento Politico dell’Agenzia Ebraica, molto critico verso il partito revisionista. Anche se non vi sono mai state prove processuali a loro carico.

Sulla scia del pensiero sionista più estremista che nacque l’Irgun Bet, che si staccò dall’Haganah, per iniziare operazioni contro gli inglesi e contro gli arabi. Gli inglesi mandatari lo consideravano un gruppo terroristico.

Operò dal 1931 al 48, e non mancarono denunce da parte degli stessi ebrei che non condividevano l’operato.

Guerra del Libano, detta anche “operazione Pace in Galilea” (1982).

Israele voleva creare una zona “cuscinetto” ai confini con il Libano. Già nel 1978, provò ad occupare zone del Sud libanese dopo che scoppiò un conflitto in Libano. Intervenne il Consiglio di sicurezza ONU che organizzò il contingente UNIFIL (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) con l’intento di ricacciare entro i confini i militari israeliani e di pacificare l’area libanese.

Il Libano divenne, nel corso dei decenni e dei conflitti che sistematicamente interessavano tutta l’aria del Vicino Oriente, rifugio per migliaia di palestinesi.

Nel tempo, questi, provocarono numerosi attentati soprattutto ai danni dei cristiani libanesi. Ben presto, nel Sud, si organizzarono come forza politica e militare seguendo le leggi islamiche sciite.

Venne creata la Forza Araba di Dissuasione per evitare un intervento armato israeliano e per contenere il successo dell’OLP in terra libanese.

Nel 1981, iniziarono bombardamenti israeliani nei campi palestinesi in terra libanese. Così, iniziò il lancio di missili verso il Nord di Israele.

Il governo israeliano lamentava che, dal 1968, dai campi palestinesi in Libano vengono lanciati razzi, di tipo Katjuša, nel suo territorio.

Inoltre, per contrastare l’influenza siriana, in Libano, Israele decise di invadere il Libano nel giugno 1982. L’intento era quello di creare una zona di sicurezza di 40 Km., dal confine e di sciogliere l’OLP in Libano.

Gli attacchi centrarono gli obiettivi rapidamente. Ma, iniziarono subito accordi di pace con gli USA, Francia e Italia (Missione Italcon).

Nel 1983, con due attentati dinamitardi, compiuti da Hezbollah, causarono la morte di 241 marines statunitensi e 56 soldati francesi. In seguito, la decisione di ritirare gradatamente il contingente militare occidentale.

Gli USA organizzarono un accordo di pace, mai ratificato, disconosciuto dal Libano su pressioni siriane.

Allora, il partito di sinistra israeliano, Hadash, disse che, Israele, avrebbe pagato a caro prezzo la sua politica militare ai danni degli arabi e che, il governo, stava trascinando nell’abisso tutto il Paese.

L’analisi riguardava la c.d. guerra asimmetrica. Le soverchianti vittorie di Israele non portavano vantaggi nel lungo tempo, anzi, si dovevano registrare attentati, lanci di missili, razzi, attentati suicidi verso la popolazione e civili inermi in un susseguire senza fine. Attentati spesso provocati da anonime persone estranee ad organizzazioni terroristiche che, per definizione, non possono essere preveduti.

In modo superficiale, per lanciare la notizia ma, tra gli addetti ai lavori, è cosa nota, questi attentati vengono tutti inclusi tra le attività eversive ma, che, in verità, celano un problema atavico relativo proprio ad una politica che genera attriti e malcontento tra le varie fazioni culturali, religiose, etniche troppo eterogenee.

Ḥizb Allāh (Hezbolla).

Nasce ufficialmente nel 1982 in Libano, organizzazione paramilitare, sciita, antisionista, divenuto poi un partito politico.

Aiutato dall’Iran, è diventato il più forte esercito libanese ed ha contribuito all’ascesa di Bashar al-Assad.

Hamās.

Acronimo che vuol dire “Movimento islamico di resistenza”, fondato nel 1987 dopo la prima Intifāda.

E’ un partito politico islamista fondamentalista, al cui interno, vi sono le             Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato da molti Stati considerato terrorista, per altri, organizzazione di resistenza.

Hamās non riconosce lo Stato di Israele, per questo è in contrasto con l’OLP che invece lo riconosce. Aiuti e alleanze provengono principalmente dall’Iran, Siria, Turchia.

Dalle ultime elezioni che si sono svolte a Gaza, nel 2006, Hamās controlla la Striscia di Gaza, mentre la Cisgiordania è controllata da al-Fatah e dall’Autorità Nazionale Palestinese.

Va precisato che i palestinesi che l’hanno votata sono solo quelli dei c.d. territori occupati, in quanto, tutti gli altri palestinesi, sparsi in numerosi villaggi al di fuori dalla Palestina, non hanno diritto di voto in quanto profughi.

Yitzhak Rabin.

Militare, diplomatico, politico, firmò gli Accordi di Oslo nel 1993, con Yāser ʿArafāt ed insignito del Premio Nobel per la Pace, nel 1994.

Nel 1995, un giovane studente di estrema destra e sionista, pose fine alla sua vita, sparandogli due colpi sulla schiena dopo che aveva terminato il comizio “Sì alla pace, no alla violenza”.

Al suo funerale, per la prima volta, in terra israeliana, parteciparono diverse autorità arabe.

Gli Accordi di Oslo furono osteggiati dal Likud e da tutta la destra in quanto, secondo il pensiero sionista, si trattava di abbandonare i territori occupati.

Poco prima della ratifica degli accordi, vi furono numerose occupazioni di territori arabi in quanto, la destra sionista, riteneva che, con la firma, non si sarebbe realizzato il Regno di Israele.

Anche sul fronte arabo non vi era uniformità di vedute. al-Fatḥ era favorevole, Ḥamās, il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina erano contrari.

Questi trattati, firmati ad Oslo, prevedevano il ritiro degli israeliani da molti insediamenti occupati in Cisgiordania e l’autogoverno dei palestinesi a Gaza. I territori divisi in zone, alcune governate in autonomia, altre gestite di comune accordo tra arabi ed ebrei. l governo israeliano riconobbe l’OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese, mentre l’OLP riconosceva il diritto a esistere dello Stato di Israele e rinunciava al terrorismo.

Massacro di Hebron (1994).

Durante il Ramadan, un israeliano, membro della Lega di Difesa Ebraica, si presentò in divisa e armato di mitragliatore per sparare a chi si trovava a pregare nella Tomba dei Patriarchi in Cisgiordania. Uccise 29 persone e 125 feriti prima di essere linciato. Molte comunità colone considerano l’attentatore un martire.

A seguito di questo massacro, Hebron fu divisa in due: una parte sotto il controllo israeliano, l’altra soggetta all’Autorità palestinese.

Ronen Bar, quando era capo dello Shin Bet, scrisse una lettera a Netanyahu, al Procuratore generale e a tutto il governo, per dire: “E’ terrorismo quello che fanno i giovani delle colline. I gruppi …  vanno ad assaltare i villaggi palestinesi. Questi non sono crimini è un uso della violenza per creare intimidazioni e diffondere paura questo è terrore Lo dico con dolore come ebreo come israeliano e come funzionario della sicurezza sul crescente fenomeno del terrorismo ebraico da parte dei giovani delle colline”.

Bar proviene dallo stesso reparto militare (Sayeret Matkal), dove ha militato anche Netanyahu che, poco tempo dopo quella lettera, lo ha sollevato dall’incarico.

Una tragedia che ha radici lontane, come si può notare, dalle fallimentari politiche coloniali, dalla presunzione, o dalla totale incapacità nel capire le varie culture locali, tra di esse non sempre pacifiche, di inglesi e americani.

Oggi, il presidente USA, Trump, prova a forzare la mano ancora una volta tentando un accordo che non sarà ben accolto da nessuna delle due parti e, siamo certi, basterà un pazzo, un “lupo solitario”, a far scatenare di nuovo guerriglie per ricominciare una lotta che, purtroppo, sono tutti abituati a sopportare.

2025.

Regno Unito, Canada, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda hanno imposto sanzioni ai due ministri del Partito Sionista Religioso, Ben-Gvir e Bezalel Smotrich per incitazione alla violenza e di gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi.

Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, si è distinto in alcune dichiarazioni che spiegano bene la cultura dalla quale proviene: “Nessuno ci lascerà far morire di fame due milioni di persone, anche se può essere giustificato e morale… – Il 70 per cento degli israeliani vuole l’emigrazione dei gazawi – Gli sparo, o li espello, o li metto in prigione (riferito ai bambini palestinesi che lanciano pietre). I cristiani? Non posso legittimarli. Il Signore è uno, non trenta”.

Mi offro volontario al concorso per diventare boia”, si riferiva ai suoi detrattori definiti “femministe radicali e comunità Lgbt”.

Il 19 marzo 2025, a Parigi, Smotrich, disse: “Non si può parlare di palestinesi perché non esiste un popolo palestinese”.

Sull’accordo unilaterale annunciato dal presidente Trump non è dato sapere, visto che, al momento, non vi sono risposte ufficiali da entrambe le parti.

Da notare che è stato indicato, come “esecutore” degli accordi l’inglese Tony Blair, che bombardò l’Iraq con prove false  e bombardò l’Afghanistan per Bin Laden che però stava in Pakistan ed era saudita.

La Storia, evidentemente, a taluni non insegna proprio nulla.