(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Sullo schermo nero scorrono i titoli di coda. Quando si accendono le luci, in sala qualcuno batte le mani. Un applauso breve, incerto, quasi smarrito. Poi è solo silenzio come se coloro che affollano la sala 5 del cinema Adriano volessero restare da soli con la propria angoscia e non abbiano più le parole per dirlo. Usciamo lentamente, le persone si salutano, si abbracciano ma lo fanno con i gesti trattenuti e dolenti di chi partecipa al funerale di una bimba. Non esiste una piccola bara bianca davanti a cui soffermarsi perché ciò che resta di lei è la voce che chiede aiuto.

Quel lungo silenzio in sala è il silenzio dell’impotenza e della disperazione, la sera di mercoledì scorso, dopo la proiezione speciale organizzata dal “Fatto” e la Wonders Pictures de “La voce di Hind Rajab” – il film di Kaouther Ben Hania Leone d’Argento all’ultima Mostra di Venezia. Preceduta dalle parole di Maddalena Oliva, della protagonista Clara Khoury e di Francesca Albanese. No, non si sa più cosa dire, non se ne ha la forza anche se nel mondo di fuori si parla molto e ci si scanna con le parole. È come se il film su Hind e il genocidio di Gaza procedesse in un montaggio alternato. L’infanzia cancellata che non ha alcun diritto a vivere, a crescere, a sognare. La generosità e il coraggio delle donne e degli uomini della Flottilla che pagano di persona per avere obbedito a uno slancio del cuore e della umana dignità. La gente che esce dalle case per invadere strade e piazze richiamata da un medesimo sentire, da un impulso della coscienza e basta. Perché, ci dice Maddalena, “ogni giorno c’è la voce di una piccola Hind che non sentiamo”.

Sull’altra parte dello schermo, invece, le accuse comiziali della politica che usa la tragedia del popolo palestinese come un fantoccio intriso di sangue da lanciarsi addosso. E la babele urlata degli slogan e degli insulti che si muove nel fumo acre dei lacrimogeni e delle vetrine spaccate dalla violenza bruta di figure senza volto. “Persone che parlano ma senza parlare/ Persone che sentono ma senza ascoltare” (Simon&Garfunkel, “The Sound of Silence”). Mentre la voce della piccola Hind, nell’auto con i familiari uccisi, rimasta sola nella notte tra gli spari e la paura, sempre più debole e rassegnata implora, inutilmente, presto venite a salvarmi.