Il filosofo: «Con l’accordo Usa tra qualche anno in Israele ci sarà un’Intifada permanente»

(Francesca Schianchi – lastampa.it) – Nel tardo pomeriggio, quando le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono entrate da ore nella zona a rischio, poco prima che vengano intercettate dalla Marina israeliana, il professor Massimo Cacciari prevede «che si fermino, ovviamente. Anche se siamo alla completa destrutturazione di ogni forma di diritto internazionale: non mi risulta che si sia mai stabilito che le acque di fronte a Gaza sono di Israele, quindi non avrebbe il diritto di fermare le barche».
Si aspetta che si fermino per ragioni di sicurezza?
«Ma certo! Dal punto di vista della giustizia, è tutta dalla parte di chi sta cercando di portare aiuti per alleviare la condizione dei palestinesi di Gaza. Ammesso che la giustizia esista, sta tutta da una parte».
Che impressione le ha fatto questa operazione umanitaria dal basso?
«Sono stati bravi a organizzarla. Non parlo di coraggio, perché è relativo: è evidente che Israele non può rischiare di provocare morti, sarebbe una mossa suicidaria per quel poco di credibilità che resta al governo israeliano. Ma è sicuramente un’iniziativa giusta».
E hanno fatto bene le opposizioni a sostenerla?
«Hanno fatto bene, anche se appoggiare una iniziativa come questa e poi sostenere Ursula Von der Leyen in Europa è una evidente contraddizione».
Global Sumud Flotilla, il video dell’abbordaggio da parte della marina israeliana

Il governo come si sta comportando in questa vicenda?
«Il governo è schierato sulla posizione americana, più di quel che ha fatto non poteva fare. È tutto coerente con la posizione di totale appiattimento alle scelte americane».
Però il governo spagnolo, pur molto più critico con gli Stati Uniti di Trump, sta facendo più o meno lo stesso.
«Nessuno Stato europeo potrebbe aprire un confronto su questa questione con Israele. Se ci fossero persone serie al potere in Europa, avrebbero fatto come hanno fatto con la Russia di Putin: avrebbero introdotto sanzioni contro il governo di Netanyahu per quello che sta facendo a Gaza, comunque lo si voglia chiamare».
Preferisce non usare la parola genocidio, sdoganata dall’Onu?
«Con quale parola definire quello che sta succedendo mi pare l’ultima cosa di cui preoccuparsi».
La premier Meloni ha usato toni di forte critica contro la Flotilla.
«Per forza, la disturba. Dio non voglia che capiti un incidente a un italiano, per il governo sarebbe un disastro».
Meloni critica la Flotilla: “Forse la sofferenza del popolo palestinese non era la loro priorità”

Ma ha ragione quando dice: è un’iniziativa per mettere in difficoltà il governo?
«Ma no, non ha affatto ragione… È un progetto internazionale, ai neozelandesi o agli spagnoli cosa gliene importa del governo Meloni? È la tipica iniziativa pacifica transnazionale, ma certo che a lei dà fastidio, le rende più complicato sostenere la linea Trump».
Da sinistra ieri il leader di Avs Fratoianni diceva: perché il governo chiede alle barche di fermarsi e non a Israele?
«Sono d’accordo. Ma è perché nessun Paese occidentale, e tantomeno questo straccio di Europa, può opporsi alla politica americana».
Tutti succubi di Trump e delle sue decisioni?
«L’Occidente è diventato tutto americano. Negli anni ’60-’70 non era così; e ancora fino alla caduta del Muro di Berlino, l’Occidente era americano ed europeo. Da allora un po’ alla volta le cose sono cambiate, e ora chi può decidere, chi ha voce in capitolo, sono solo gli Stati Uniti. È così anche se non lo si vuole ammettere: inutile infiorettarci sopra».
Come le sembra allora il piano di pace di Trump?
«È un piano che tutto fa tranne che la pace. Pace significa due popoli che trovano un accordo che possa evitare il proseguimento del conflitto, non un accordo che è il presupposto per la continuazione del conflitto».
Questo fa la proposta di Trump?
«Non c’è in quella proposta nessun accordo che possa far finire il conflitto, è un armistizio, ecco».
Perché?
«Manca qualsiasi presupposto per uno Stato palestinese, che per anni è stato il perno di qualunque tentativo di accordo di pace. Non se ne parla più».
Ne parla il premier israeliano Netanyahu per promettere che non nascerà mai.
«Appunto. Dove andranno i palestinesi? Nessuno li vuole, per cui è impossibile l’emigrazione verso il luogo del non dove. Staranno lì, ma come? Diventeranno cittadini dello stato di Israele? Sa cosa succede? Che nel giro di pochi anni, al tasso di crescita demografica attuale, la maggioranza degli abitanti di Israele diventa palestinese. Pensa che possa andare bene a Netanyahu? E allora qual è la soluzione? Non c’è nessuna strategia per risolvere il conflitto».
Quindi non è una strada da perseguire?
«Ma guardi, qualsiasi cosa possa risparmiare anche solo una vita umana va bene. Se può fermare un massacro è una strada che va seguita, ma non è un accordo di pace».
Se dovesse essere adottato questo piano, come immagina quei territori tra qualche anno?
«Ci sarà un’Intifada permanente! Se non si trova una soluzione politica, si prefigura una situazione tragica per Israele di terrorismo endemico».
Oggi si voteranno le mozioni su Gaza in Parlamento e la premier chiede un voto unitario alle opposizioni: su un tema così delicato è un appello da cogliere?
«Dipende da quale mozione presenterà la maggioranza. Se esalta l’accordo di Trump dicendo: diamogli il premio Nobel per la pace, allora direi di no».
Il presidente americano al Nobel ci punta; dice che Meloni lo sostiene?
«Sarebbe la prima ad applaudire se glielo dessero. D’altra parte, di premi Nobel ridicoli ne hanno già dati altri…».
Una popolazione sotto scacco, persone alla fame, disgraziati sotto le bombe, macerie, distruzione e morte! Un gruppo di persone con volontà, umanità, pietà, si organizzano per portare aiuto, per dimostrare che si può essere altruisti, per dare un esempio di coraggio e amore nei confronti di chi soffre, non solo per Gaza ma per tutto il mondo! Un segnale forte che essere migliori si può, sacrificarsi si può! Far capire al mondo intero che c’è una parte di esso che vuole la pace!
"Mi piace"Piace a 1 persona
"Mi piace""Mi piace"
Si Cacciari, l’iniziativa p giusta ma è anche solo simbolica; almeno per ora.
Gli aiuti che portano, per quanto importanti non risolvono i problemi immediati.
Le conclusioni si potranno trarre solo dopo questo fatto.
Se l’iniziativa continuerà allora si che si potrà dire che ha funzionato; altrimenti rimarrà solo un fatto simbolico che darà una qualche visibilità mediatica ad alcuni di loro.
Forse non lo sai, ma su questo fronte sono molto più efficaci i portuali di Genova, di Livorno, di Ravenna che bloccano SISTEMATICAMENTE navi e container diretti in Israele che non coloro che partecipano a questa iniziativa.
Hai sentito parlare dei portuali?
Quando questa spedizione finirà, contaci, i loro rappresentanti finiranno sui giornali, nei talk e via andare; i portuali non se li kagerà nessuno.
"Mi piace""Mi piace"
Al di là del desiderio di aiutare persone allo stremo e che ovviamente non è sufficiente, la sumud flottilla è soprattutto un voler smuovere le coscienze! Che la gente si desti una volta e per tutte!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Perchè ti risulta che prima di simund flotilla il premier israeliano forse la persona più amata del mondo e che la gente apprezzasse l’operato di Israele?
Quest episodio ha dato solo visibilità mediatica all’evento; nient’altro.
Non c’era nessun bisogno di smuovere le coscienze; di episodi dei portuali che bloccavano navi e container c’era traccia ben prima di questa spedizione; il genocidio era chiaro a chiunque e va avanti da circa due anni o tu credi che ci fosse qualcuno all’oscuro?
Può essere utile come mezzo di pressione politica; ma questo va fatto con iniziative regolari; non una sola volta altrimenti finisce nel dimenticatoio.
Di episodi simili in passato ce ne sono stati altri.
Nel 2010 la Mavi Marmara (Freedom Flotilla)
una flottiglia di 6 navi parte con circa 600 attivisti da vari Paesi. La nave turca Mavi Marmara viene abbordata dalle forze israeliane in acque internazionali ci fu uno scontro armato, 10 attivisti uccisi, decine feriti.
Nel 2011la Freedom Flotilla II formata da più navi da diversi Paesi europei; molte vengono bloccate già nei porti di partenza (Grecia, Turchia). Solo una parte riesce a muoversi, ma nessuna arriva a Gaza.
Nel 2012 – Estelle (Freedom Flotilla III) costituita da uan mave svedese con parlamentari e attivisti a bordo; intercettata dalla marina israeliana, nessun aiuto consegnato.
Nel 2016 – “Women’s Boat to Gaza” fu un’iniziativa solo con donne attiviste da 15 èaesi, inclusa la premio nobel Mairead Maguire. Fermata in mare e condotta in Israele.
Nel 2018 – Freedom Flotilla Coalition costituita da 4 barche che partono da scandinavia e nord europa con l’obiettivo di raggiungere Gaza dopo vari scali. Tre fermate e perquisite in mare, un’imbarcazione riesce ad avvicinarsi molto ma viene intercettata.
Ma questa ci riesce perchè tu hai detto che smuove le coscienze e così spero di voi.
"Mi piace""Mi piace"