Carovita prima paura per 4 italiani su 10. Ma spaventano anche liste d’attesa e tasse. Oltre al clima internazionale preoccupa la quotidianità: il 37,4% ha una situazione economica peggiore di 2 anni fa

(Alessandra Ghisleri – lastampa.it) – In un clima internazionale carico di tensioni – con la guerra in Medio Oriente che continua ad allargare i propri confini e la Global Sumud Flotilla che sfida il blocco su Gaza – l’Europa si ritrova a fare i conti con droni e Mig russi che sorvolano aeroporti e infrastrutture strategiche, alimentando un crescente senso di insicurezza tra i cittadini.
Non è solo il timore per ciò che accade oltre i confini nazionali: è la sensazione che anche dentro “casa nostra” le cose stiano sfuggendo di mano. Da una parte le guerre, le minacce, il linguaggio intriso di odio e paura, dall’altra, una quotidianità sempre più difficile da sostenere, stretta tra rincari, precarietà e promesse mancate. Il carovita resta la principale preoccupazione degli italiani (39,6%). Lo conferma l’ultimo rilevamento di Only Numbers, secondo cui il 53,6% degli intervistati dichiara che la propria condizione economica è rimasta invariata – se non peggiorata (37,4%) – negli ultimi due anni.
Non è solo una percezione, ma un dato costante rilevato dai monitoraggi bisettimanali sulle priorità degli italiani: da anni, ormai, il tema del costo della vita resta stabilmente in cima alla lista, seguito da quello della salute (37,8%). L’inflazione morde, i salari non crescono, le bollette aumentano e le famiglie arrancano.
A preoccupare gli italiani è anche l’accesso ai servizi sanitari. Un tema particolarmente sentito tra gli over 50, ma che coinvolge trasversalmente l’intera popolazione. Un cittadino su tre (30%) indica proprio la salute tra le principali spese straordinarie dell’anno. Subito dopo, vengono indicate la casa (23,8%) e l’auto (23%): costi fissi sempre più difficili da sostenere. E, mentre le vacanze estive si allontanano lasciando dietro di sé molti conti in rosso, anche il rientro a scuola è vissuto con inquietudine: il 10,3% degli intervistati evidenzia come le spese scolastiche siano diventate insostenibili. Tra i giovani, addirittura uno su tre segnala questo problema (31,2%).
Non sorprende, allora, che persino la nascita di un figlio venga indicata da molti come un peso economico più che una gioia (2,2%). E in un Paese che fatica a invertire il declino demografico, questo è un campanello d’allarme che dovrebbe risuonare forte insieme al tema delle pensioni giudicate troppo spesso insufficienti. Migliaia di cittadini, dopo una vita di lavoro e contributi versati, si trovano oggi con assegni che non permettono loro una vita dignitosa.
Una generazione intera che ha retto l’Italia negli anni difficili oggi vive con il minimo, facendo i conti ogni mese con la scelta tra spesa, bollette o farmaci. È un paradosso crudele: si è lavorato una vita per contribuire al sistema, e oggi quel sistema non restituisce ciò che dovrebbe. Secondo l’Inps, entro il 2040 ci saranno cinque milioni di lavoratori in meno: una voragine che metterà a dura prova l’intero sistema previdenziale. È un’emergenza che non riguarda solo il futuro, ma che sta già mostrando le sue conseguenze oggi, tra scuole che chiudono, paesi che si spopolano e un sistema sociale che rischia di diventare insostenibile.
Se il tessuto demografico si lacera, può essere ricucito non con slogan, ma con scelte concrete, investimenti mirati, visione generazionale. Questa situazione non solo alimenta rabbia e frustrazione, ma mina alla base il patto sociale su cui si fonda il nostro Stato. Non ci può essere giustizia sociale se chi ha contribuito per decenni alla crescita economica e al mantenimento dei servizi pubblici e al finanziamento dello Stato, oggi si ritrova ai margini.
In mezzo a tutto questo, anche le tasse diventano un tema caldo: molti italiani segnalano la crescente difficoltà nel far fronte agli obblighi fiscali (28,1%). Le spese aumentano, i redditi restano fermi, e la sensazione generale è quella di non riuscire più a pianificare un futuro. Nella percezione degli italiani tutto sembra diventato instabile, precario, fuori controllo. Quando anche i progetti di vita più semplici – come mettere su famiglia, cambiare casa, fare un figlio… – diventano economicamente proibitivi, allora non si tratta più solo di economia, ma di democrazia, di diritti, di equità. Perché se ogni giorno si ha l’impressione di resistere più che di vivere, allora è chiaro che qualcosa, nel patto tra cittadini e istituzioni, si è incrinato. E non è solo responsabilità di questo governo, ma dell’intero approccio che la politica ha avuto negli ultimi decenni: quello di inseguire il consenso, anziché costruire soluzioni durature. Oggi, però, il tempo degli alibi è finito, spetta alla politica ricucire quello strappo, prima che diventi una frattura irreparabile. Per farlo serve coraggio, visione e verità, perché gli italiani sanno lamentarsi, sì ma sanno anche comprendere, se vengono trattati da cittadini e non da sudditi.
Articolo del 2025 condivisibile sia nell’analisi che nelle soluzioni proposte, peccato che il suo contenuto su questo argomento e gli auspici sono uguali a quelli scritti
nel 2024,
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nel 1993,
nel 1992,
nel 1991,
nel 1990,
nel 1989.
Anche basta!
Ma temo che, l’indifferenza e la beata ignoranza atavica di gran parte della politica italiana (e non solo) su questo tema fallito nonostante il bazooka di Draghi e i fondi PNRR che non hanno sortito nessun vantaggio diretto ed indiretto per il popolino e la gente comune, con le spese militari al 5%, il gas strapagato agli USA, i dazi attuali e prossimi venturi, i media al soldo della finanza, la mente soggiogata dai social, la notte sarà lunga e nera e il sol dell’avvenire è lontanissimo dal vedersi.
La fortuna/sfortuna di noi italiani è che sappiamo arrangiarci!
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Chissà se un drone russo non è entrato nella camera da letto della Ghisleri come e successo a un amico mio . Solo che poi guardando meglio con l’ ausilio dei mezzi della polizia accorsa in aiuto si trattava di un calabrone. Che paura però !
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Articolo sballato. A cominciare dai dati anagrafici: non vengono conteggiati i 500.000 giovani emigrati all’estero per cercare lavoro e fortuna. Ogni famiglia ne ha uno e conosce la storia di altre famiglie amiche nelle stesse condizioni: in Italia trattati come precari a vita, in altri Paesi con contratti a tempo indeterminato e stipendi superiori dal doppio al quadruplo. ” inseguire il consenso” ? Ma che scrive ? Dov’è la sicurezza contro la microcriminalità, dov’è il contrasto agli scafisti, alla finanza collusa e vorace, ai monopoli di ogni genere? Non parliamo delle riforme deviate della giustizia e del ripudio degli ideali europei. Sulle banconote che abbiamo in tasca dovrebbero stampare muri, droni e missili, carri armati ( come sui biglietti dell’URSS del 1938) non ponti, finestre e porte.
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“l’Europa si ritrova a fare i conti con droni e Mig russi che sorvolano aeroporti e infrastrutture strategiche, alimentando un crescente senso di insicurezza tra i cittadini.”
Mancava LEI a ribadire e fare il megafono alle caxxate degli altri.
Fine della mia lettura dell’articolo.
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Come mai ho 2 like in bacheca per questo post, ma qui non risultano?
E prima mi usciva anche una banda nera tipo censura? 😳🤔
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Ora, di 3, ne segna 1.
🤔Problemi, IS? (solo per avvertirvi, eh!)
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