
(di Michele Serra – repubblica.it) – Una persona che brucia, tutte insieme, la bandiera americana, israeliana e dell’Unione Europea, come è accaduto ieri a Milano ai margini della manifestazione per Gaza, deve avere le idee piuttosto confuse. A meno che sia un ammiratore di Putin (ma allora, per coerenza, deve essere anche omofobo, amante del polonio e amico degli oligarchi).
Più probabilmente, si tratta di una persona che sa poco del mondo. Non legge giornali, non vede telegiornali, non clicca su siti di news vagamente attendibili. Vive chiusa nella sua piccola bolla ideologica. Corrisponde solo con i suoi, e insieme ai suoi ha elaborato, di sé, un’idea eroica e intemerata, unico combattente in mezzo a un gregge di stupidi conformisti: e il resto, gli altri, tutti gli altri, non sono società, non sono umanità, sono solo pavidi spettatori.
Le prime vittime di questi capannelli di appicciafoco sono, appunto, “gli altri”. Sono i cittadini, gli studenti, la gente comune che ha partecipato con civiltà e passione alle manifestazioni contro lo sterminio di Gaza. La loro manifestazione gli è stata rubata (ed è successo infinite altre volte) dai bruciatori di bandiere e dagli sfasciatori di città, agonisti dello scontro ai quali, degli altri manifestanti e delle loro ragioni, importa un fico. Così che sui giornali del giorno dopo, e nei tigì della sera, quasi tutto lo spazio sarà dedicato agli scontri, e la gente comune, la gente pacifica che era scesa in piazza per una giusta causa, vedrà quella causa infilzata nello spiedo dei fanatici.
La proporzione tra i ladri di corteo e i derubati è, ad essere generosi con i ladri, uno a dieci. Ma il problema degli inermi, dei pacifici, dei democratici è che basta un solo energumeno per sequestrare la scena, chiudere il becco a chi non urla, umiliare chi non fa parte della conventicola dei puri.
Su rai2 si parla di 500 persone(!!!) che hanno anche lanciato sanpietrini, abbandonato taniche di benzina( “volevano fare delle molotov? “… magari come quelle famose della Diaz)
Io li ho visti retrocedere, scappare letteralmente davanti a quelli che ora dicono essere “maranza” (potevano non essere extracomunitari?), ma in compenso so che hanno arrestato 2 ragazzine e 1minore…
E non si parla d’altro…tra un po’ avevano pure l’atomica.
Ps Str0n2i sono str0n2i, ma QUANTO la stanno facendo lunga, i media, per coprire le manifestazioni…mi sembra Genova 2001.🙄
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“Una persona che brucia, tutte insieme, la bandiera americana, israeliana e dell’Unione Europea” mi sembra avere le idee molto chiare, a differenza di Serra, riguardo alle cause e alle complicità del genocidio di Gaza e di tanti altri guai … e non ho proseguito la lettura
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Infatti: è ladro tanto chi ruba quanto chi regge il sacco.
Uno uccide, l’altro fornisce le armi e i soldi, e l’altro ancora tace pur avendo il potere di intervenire.
Meritano quello che hanno.
E Serra-manico ovviamente non lo capisce. Non gli conviene.
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https://www.youtube.com/live/5yfNcR16yWg?si=ZnBb2RS_54ANXXTb… Pubble sull’argomento..
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Da pacifico cittadino milanese
con il solo intento (non quello di giustificare o promuovere la violenza,per carità!prendo le distanze dai fatti di ieri) di sorridere con consapevolezza sui cicli storici che si ripetono con intervalli regolari,sempre ben conditi da una buona dose di ipocrisia,
copio incollo,
un testo di un’associazione filo Errico Malatesta di circa 30anni fa pubblicato su un importante quotidiano nazionale in risposta ad articoli simili a quello di Serra.
“Il riflesso condizionato di una certa borghesia progressista è sempre lo stesso: fronte a un dissenso radicale, scatta la riduzione a devianza, fanatismo, ignoranza. È l’incapacità, culturale prima ancora che politica, di concepire una critica che non si limiti a chiedere riforme dentro i confini dell’ordine esistente. Per chi ha interiorizzato il sistema come orizzonte insuperabile, chi lo rifiuta alla radice diventa automaticamente un problema da ridimensionare, da delegittimare, da patologizzare.
Ma chi dà fuoco a una bandiera non è disorientato. Sa bene cosa fa, e cosa quel gesto comunica. Quei simboli rappresentano potenze economiche e militari, alleanze che perpetuano disuguaglianze globali, apartheid territoriali, ricatti geopolitici. Bruciarli non è un atto di inciviltà: è una denuncia visibile, immediata, di un ordine mondiale che si legittima parlando di diritti mentre bombarda, occupa, espropria.
Si dice spesso che questi atti estremi “rovinano” le manifestazioni pacifiche. Ma chi ha trasformato la piazza in un set? Chi decide che un corteo esiste solo nella misura in cui entra in una telecamera? Se l’unica immagine che passa nei notiziari è il rogo di una bandiera, il problema non è il fuoco. È la selezione, la regia, il filtro che costruisce cosa è notizia e cosa no. Non è il gesto radicale a oscurare la protesta: è il modo in cui il potere mediale lo isola, lo decontestualizza, lo usa per svuotare tutto il resto.
Il potere ama il dissenso che non disturba. Ama chi protesta con toni moderati, perché non incrina nulla. Ama gli indignati composti, purché restino nei ranghi. Ma la rabbia che esplode nelle strade nasce da qualcosa che si preferisce non guardare: l’impotenza di chi non ha più voce, il dolore di chi è stato ignorato troppo a lungo, la frustrazione di chi non trova più spazio nell’arena pubblica se non al prezzo di alzare il tono, rompere lo schema, forzare il linguaggio.
Si accusa chi protesta in modo radicale di non essere informato. Ma davvero si può continuare a chiamare “informazione” il racconto piatto, filtrato e spesso complice dei media mainstream? Davvero sono “ignoranti” coloro che rifiutano le narrazioni ufficiali, o lo sono quelli che ogni sera bevono passivamente un racconto costruito per legittimare l’esistente?
Nel conflitto, esistono molte forme di presenza. C’è chi marcia in silenzio e chi urla. Chi regge un cartello e chi getta vernice. Chi invoca la diplomazia e chi la resistenza. Non sono i manifestanti a dividere la piazza in “buoni” e “cattivi”: lo fanno gli spettatori benpensanti, giudicando dal salotto, pesando le parole, valutando la rabbia con il metro del decoro borghese.
Ma le rivoluzioni non devono essere composte. Devono essere giuste.
E la giustizia, spesso, non si trova dietro una bandiera. Si trova in chi ha il coraggio di rifiutarle tutte, nel nome di un’umanità che non accetta più confini, né padroni, né eserciti.”
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Eccezionale! 👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
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Dalle chat Whatsapp degli amici,ogni tanto esce qualcosa che vale la pena di leggere e ripubblicare😉,
una volta erano molto ideologizzati(c’è chi crede sia stato un difetto,altri un pregio) ma sicuramente scrivevano meglio e sapevano toccare bene le corse giuste di tante persone👋.
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Quelli che rubano le manifestazioni… Al G8 di Genova mi sembra di ricordare che qualcuno… più di qualcuno, ha fabbricato prove false pur di far apparire i tanti manifestanti come pericolosi terroristi.
Ora suggerirei al Michele Serra che riesce sempre a distinguersi per il suo punto di vista da miope consenziente, che i tafferugli forse convenivano e convengono di più a chi è pro Israele e al genocidio in atto piuttosto che alle vittime Palestinesi.
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Da serra non s’impara nulla…il vuoto assoluto per giustificare il SISTEMA!
TIENE FAMIGGHIA!
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Ieri me lo chiedevo, mentre tornavo a casa a piedi, in mezzo al traffico impazzito: che ci fa una volante della polizia ferma, bloccata dalla muraglia di ferraglia, anch’essa impossibilitata a muoversi, con la sirena testardamente accesa e stupidamente assordante?
Dopo tante letture ed ascolti ho compreso: obbedivano all’ordine di accentuare l’atmosfera di delirio, degrado e violenza che poco più in là qualche teppistello in combutta coi gendarmi diffondeva generosamente. Il potere non si smentisce mai, quando si tratta di depistare.
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