
(di Giulio Cavalli – lanotiziagiornale.it) – Gaza è la linea di frattura che decide il destino del centrosinistra. Qui crolla la comfort zone delle formule prudenti: o si riconosce che a Gaza è in corso un genocidio, con deportazioni e un disegno criminale che travolge il diritto internazionale oppure si rinuncia alla pretesa di rappresentare i diritti.
Le ultime uscite di Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno reso evidente il bivio. Il primo insiste sulla “difesa di Israele” e sulla lotta all’antisemitismo eppure scansa la parola che pesa come un macigno. Il secondo ripete la liturgia del “due popoli, due Stati” e del cessate il fuoco, mentre evita di chiamare per nome la distruzione sistematica di un popolo.
Nel Partito Democratico, la segretaria spinge per sanzioni e riconoscimento della Palestina ma intanto a Roma il gruppo consiliare si impantana su una mozione simbolica e fotografa la vertigine tra principi e convenienze. Il risultato è un messaggio ambiguo: si condanna, ci si commuove, si rinvia. La realtà non rinvia nessuno.
Qui la questione è il primo diritto, quello alla vita. Non serve sfoggiare numerologia di piani industriali o ricette fiscali. Serve stabilire se un alleato possibile sia disposto a dire “genocidio” guardando la strage e la deportazione, senza contorsioni lessicali. Se manca questo, ogni promessa sui salari, sulla sanità, sull’ambiente resta una scenografia.
La coalizione che ambisce a governare deve scegliere adesso oggi. Questo non è un tema identitario per militanti. È prova di credibilità davanti all’elettorato che chiede coerenza con i valori proclamati. Un campo largo che scivola sul nome delle cose è un campo fragile, pronto a rompersi alla prima emergenza.
Gaza è il varco della storia. Dire che lì si consuma un genocidio non è un vezzo radicale: è il minimo etico. Chi pensa di aggirare questo passaggio costruendo alleanze tecniche prepara un palazzo senza fondamenta. La politica che difende i diritti comincia dalla difesa della vita. Il resto viene dopo.
Chi teme la chiarezza ricordi che l’ambiguità non salva voti: li disperde. La leadership si misura quando si decide. Qui e ora: chiamare le cose con il loro nome e costruire alleanze di conseguenza. Il resto è rumore.
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Allora facciamo finta che spetti a chi ha scritto questo articolo decidere se il prossimo governo sia del CDX, quello attuale, o di CSX (PD-M5S-AVS-VERDI).
Dopo aver visto il “capitano” farsi esegeta del vecchio testamento (“non un solo giusto a Sodoma”), ultima di innumerevoli complicità morali e materiali del CDX per giustificare l’amico Bibi, veramente pensa che su questo tema non ci siano differenze tra una coalizione di CDX e di CSX e si asterrebbe dal votare regalando la vittoria al CDX???
L’elettore di CSX (coalizione) dovrebbe astenersi e lasciare governare il trio Meloni-Salvini-Tajani? Ma siete seri???
Qualcuno dirà che basta non fare coalizioni. Ma questa è IPOCRISIA: se comunque il CSX avesse ugualmente i numeri per governare, cosa cambia per la MORALE se l’alleanza si fa prima o dopo le elezioni???
Con tutti i difetti che potrà avere una coalizione di CSX, di sicuro Bibi festeggia per un anno intero se le elezioni le vincesse di nuovo la triade Meloni-Salvini-Tajani.
Fate tutte le critiche che volete, ma sta storia che dobbiamo tenerci il peggio perchè il meglio non è o non sarebbe abbasta meglio è follia allo stato puro. Alla fine è questo il messaggio che arriva da articoli come questi. Voluto o meno non lo so, ma è questo ciò che arriva al lettore.
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Il problema del PD è che gli manca solo la L e per il resto propone le medesime politiche della Destra italica:
-tagli al welfare;
-no scostamento di bilancio;
-no politiche sociali;
-no diritto alla casa;
-no diritto alla salute;
-no diritto alla scuola pubblica;
-sudditanza a USA;
-sudditanza a Israele;
-privatizzazioni e cartolarizzazione del patrimonio;
-nessuna riforma delle carceri;
-finanziamenti al Lagher Libia (smantelleranno il modello Albania o lo modificheranno soltanto?);
-accordi con le peggiori dittature per acquistare gas e petrolio e per far investire petroldollari in Italia;
-vendita di armi;
-appoggio incondizionato alle politiche NATO;
-Riarmo;
-politiche di incentivazione al turismo di massa;
-rinnovabili industriali ma anche nucleare, ma anche carbone, ma anche gas;
-distruzione dell’agricoltura nazionale e importazioni incontrollate dalle filiere dei Paesi poveri;
-compressione dei diritti;
-censura;
-impunità per i colletti bianchi;
-speculazione edilizia e consumo di suolo;
-nessun progetto per il contenimento del dissesto idrogeologico;
Il problema del PD meno L è che aveva promesso un cambiamento profondo con l’elezione della Schlein, e per chi ci ha creduto deve essere stata una gran delusione, perché di innovazione ha portato solo la retorica e i suoi gusti sessuali. In ogni caso, sono pronta a ricredermi, vediamo il programma elettorale del centro sinistra e poi vediamo se fanno quel che promettono o quello che già sappiamo.
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